Un campione di razza capace di vincere con stile, come all’esordio internazionale nella Stock, nel 2014, e come nel 2024 da dominatore con la BMW
Ma se Spies era un po’ l’antieroe, poche parole e tanto gas, Toprak rappresenta tanto altro per i tifosi e, soprattutto, il campionato. Un mix fatto anche di ironia, nascosta dietro un’espressione seriosa ma esplosa con le numerose scenette per i successi 2024, l’abbigliamento a volte sui generis e soprattutto l’educazione verso tifosi, addetti ai lavori e quei media a cui difficilmente il turco si nega. E in fondo piace anche l’assenza di diplomazia: a fronte di modi gentili, Toprak non lesina le stoccate dialettiche. Ne sa qualcosa la Yamaha. “I miei test con la M1 non sono stati veri test” ha raccontato il turco nelle settimane successive alla due giorni di Jerez nell’aprile dell’anno scorso. “Dopo il primo giorno non ero nemmeno sicuro di continuare. Quelli di Bautista con la Ducati sono stati test”. Mentre nel round di Portimao aveva definito la sua R1 “Come una Supersport sul dritto, se paragonata alla Ducati”. Alle parole sono sempre seguiti i fatti, dato che entrambi i suoi trasferimenti sono stati burrascosi: nel caso dell’addio alla Kawasaki è stata decisiva la panchina forzata imposta dal costruttore di Akashi alla 8 Ore di Suzuka del 2019, in quello alla Yamaha i già citati test MotoGP organizzati con mezzi modesti e un seguito pressoché nullo.
Il volto tranquillo e lo spirito giocoso non devono far dimenticare la crescita di Toprak agli ordini del suo maestro, l’inflessibile Sofuoglu, senza il quale con ogni probabilità non avremmo visto Razgatlioglu su questi palcoscenici. Negli anni Kenan non si è mai risparmiato nelle dichiarazioni, e questo in parte è stato tramesso anche al suo principale pupillo. Parole schiette e senza filtri, un po’ come le battaglie che vanno in scena pressoché ogni giorno presso la pista privata di Sofuoglu in Turchia, dove la cantera turca – formata anche dai gemelli Öncü e Bahattin Sofuoglu – cresce con ormai due maestri, dato che anno dopo anno Toprak appare sempre meno un allievo e sempre più un docente, da stella in grado di far impazzire la Turchia. Dall’esterno, infatti, non è scontato comprendere l’impatto dei successi di Razgatlioglu sulla cultura popolare e sportiva turca, ma vedere centinaia di persone ad attenderlo all’aeroporto di Istanbul dopo il secondo titolo lascia intendere la sua notorietà.
Grazie anche al peso di Sofuoglu nella scena politica turca, Razgatlioglu è divenuto uno degli sportivi più amati e seguiti del Paese, capace di catalizzare l’attenzione come pochi altri. “So che vi saranno tanti megaschermi in diverse città per seguire la gara” raccontava con un pizzico di orgoglio al termine del venerdì di Jerez, meno di 24 ore prima che quelle stesse persone festeggiassero il titolo di un ragazzo che per il suo Paese si è anche rimboccato le maniche, e non per modo di dire. Toprak, infatti, è andato in prima persona ad aiutare le popolazioni colpite dal sisma nel febbraio dello scorso anno. Tale seguito non è però bastato per riportare la Turchia nel calendario Superbike – “Vincere lì sarebbe stato più importante che conquistare il titolo” ha ammesso Toprak – ma il campionato ha comunque allargato il bacino di utenza, grazie al nuovo Re, capace prima di interrompere il dominio di Jonathan Rea e poi quello di Alvaro Bautista.
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