Cilindro e testa sono dotati di alette per aumentare la superficie lambita dall’aria, attraverso la quale avviene lo scambio termico
Il passo dell’alettatura è la distanza tra i piani mediani di due alette adiacenti. Nei cilindri dei motori per moto stradali usualmente è compreso tra 8 e 12 mm. In quelli delle moto da Cross, onde evitare il rischio di accumulo di fango, in genere se ne adottava uno sensibilmente maggiore, dell’ordine di 12-16 mm (da anni praticamente tutti questi motori sono raffreddati ad acqua).
Per quanto riguarda la disposizione delle alette e la forma delle alettature, nei motori due tempi non di rado si sono viste notevoli variazioni sul tema. Quelle della testa erano spesso a ventaglio (nella foto in basso) o verticali, ma convergenti e non parallele. E con una certa frequenza il cilindro è stato dotato di alette interrotte (onde lasciare la massima libertà di dilatazione alla canna). Tra i quattro tempi, molto belle erano le alette sfalsate del cilindro delle CCM da Cross e quelle “a porcospino” della AJS 500 bicilindrica da GP.
La quantità di calore ceduta dalle alette all’aria dipende fondamentalmente dalla superficie esposta, dalla differenza di temperatura e dal coefficiente di scambio termico.
Molto importanti sono la velocità dell’aria e lo stato delle superfici. Nel passaggio attraverso l’alettatura la temperatura dell’aria può aumentare di 40-60° C. Come sottolineato alcune settimane fa in queste pagine, con un raffreddamento ad aria forzata la velocità dell’aria che passa tra le alette è proporzionale al regime di rotazione del motore e non alla velocità di avanzamento della moto. È anche possibile adottare un passo minore. Importante si rivela infine la presenza di un convogliatore, che concentra e indirizza il flusso d’aria nel modo più vantaggioso, evitando dispersioni.
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