Nella distribuzione, sistemi a rullo tenditore, a pattino e misti, con catena, ingranaggi e cinghie
Dopo aver parlato dei tre sistemi di comando degli alberi a camme più impiegati nei motori motociclistici e aver visto come quelli a catena siano diventati i più diffusi sui modelli di serie, abbiamo anche accennato ai tenditori e ai problemi che essi (o la loro mancanza…) hanno creato negli anni Cinquanta.
Officina: come sono cambiati i motori
Mettere un albero a camme in testa e collegarlo all’albero a gomiti era facile ma con il passare dei chilometri rapidamente la catena si allentava cosa che aveva conseguenze negative sia per la rumorosità che per la precisione del comando e quindi per le prestazioni. I motori monoalbero italiani all’epoca erano quasi tutti monocilindrici, con forti irregolarità nella rotazione dell’albero a camme, il che peggiorava le cose.
Non si deve inoltre dimenticare che si trattava fondamentalmente di prodotti economici, che a ben vedere non necessitavano poi tanto di una distribuzione ad albero in testa. I motori ad aste e bilancieri costavano meno da produrre e non è che andassero tanto più piano. Anzi… Nelle classi 175 e 250 i campionati juniores e della montagna tra gli anni Sessanta e i primi anni Settanta sono stati quasi tutti conquistati da moto con distribuzione ad aste e bilancieri. L’Aermacchi Ala d’oro è stata usata con ottimi risultati a livello internazionale da molti piloti e ha anche ottenuto buoni piazzamenti in alcuni Gran Premi mentre la Motobi 250 si è imposta a Daytona nel 1967. Entrambe avevano l’albero a camme nel basamento.
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