Dall’America all’Australia per parlare di un grande talento, due volte campione MotoGP (Ducati ed Honda), tester sia per Honda che per Ducati, ritiratosi giovanissimo
Oggi si gode la sua famiglia nella sua Australia lottando contro la sindrome da stanchezza cronica che lo sta debilitando, ma sino a qualche anno fa sapeva dare bene del gas. Pilota di grande talento, ha fatto ping pong tra 125 e 250 nei primi anni di carriera, ha vinto il primo titolo con Ducati bissandolo poi con Honda, si è ritirato giovanissimo perché non sopportava più l’ambiente del paddock. Stiamo parlando naturalmente di Casey Stoner.
Casey Stoner nasce a Southport il 16 ottobre 1985 e fin da piccolo corre in moto, dapprima nel dirt e flat track in Australia dove colleziona 41 titoli tra 2 e 4 tempi nelle classi 50 e 125. Nel 2000 sbarca in Europa partecipando al Challenge spagnolo Aprilia 125 insieme a piloti del calibro di Pedrosa, Elias, Olive. Nel 2001 disputa sia il campionato inglese che quello spagnolo 125 chiudendoli entrambi al secondo posto.
Il debutto nel Motomondiale arriva nel 2001 con due gare da wild card in sella ad una Honda: 17° in Inghilterra e 12° nella sua Australia.
Il primo Mondiale da titolare lo disputa nel 2002 in 250 con l’Aprilia del team di Lucio Cecchinello. Chiude al 12° posto con 68 punti e la P5 a Brno come miglior risultato in gara.
Nel 2003 torna in 125 sempre con Aprilia e sempre con il team di Cecchinello. Centra la prima vittoria di carriera nella gara finale di Valencia e chiude all’8° posto con 125 punti e 4 podi complessivi
L’anno successivo passa nel team ufficiale KTM sempre in 125. Ancora una vittoria (Malesia) e 6 podi complessivi per la P5 finale in campionato con 145 punti.
Nel 2005 torna in 250 con Aprilia e di nuovo con la squadra di Lucio Cecchinello. Vince 5 gare e chiude al secondo posto con 254 punti.
Nel 2006 Lucio Cecchinello decide di fare il grande salto e passare in MotoGP con la sua squadra portandosi dietro anche Casey Stoner. Inizia il rapporto pluriennale di LCR con Honda nella Top Class. Stoner centra il primo podio di carriera in Turchia e chiude 8° a 119 punti.
A fine stagione Ducati fiuta il talento dell’australiano e brucia la concorrenza portandolo a Borgo Panigale.
La GP7 del 2007 è pazzesca e Stoner vince 10 gare laureandosi campione del mondo a Motegi. 367 i punti raccolti dall’australiano grazie alle 10 vittorie ed i 14 podi totali.
Per il 2008 rimane con Ducati. La GP8 è una evoluzione del modello precedente e Stoner combatte con tutte le sue forze per conservare la tabella numero 1. Vince 6 gare e chiude secondo alle spalle di Rossi con 280 punti.
Nel 2009 iniziano i suoi problemi di salute che lo portano a saltare tre gare a cavallo dell’estate. Vince comunque 4 gare e chiude quarto con 220 punti.
Il 2010 è il suo ultimo anno in Ducati. 3 vittorie e 9 podi complessivi per una quarta posizione finale con 225 punti (5 in più dell’anno prima). A fine stagione firma per Honda HRC per il 2011.
Esattamente come il 2007, il 2011 è una marcia trionfale per l’australiano. Vince 10 gare e conquista il suo secondo ed ultimo titolo in MotoGP in una stagione segnata dalla morte di Simoncelli.
La stagione 2012, l’ultima della sua carriera, è caratterizzata dall’infortunio patito ad Indianapolis (lesioni alla caviglia destra) che gli fa perdere tre gare (verrà sostituito a Misano ed Aragon da Jonathan Rea) ma anche dall’annuncio del ritiro durante la conferenza stampa in Francia.
L’11 novembre 2012, a soli 27 anni, decide di appendere il casco al chiodo, disgustato dal paddock della MotoGP.
La sua carriera da pilota MotoGP si chiude con 2 Mondiali, 45 vittorie, 89 podi, 43 pole, 2411 punti in 176 gare.
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Nel 2015 si rimette tuta e casco per partecipare alla mitica 8 ore di Suzuka con la Honda CBR del team Musashi-HARC PRO. La sua gara però dura solo pochi giri, tradito dall’acceleratore bloccato della sua moto mentre affrontava l’Hairpin. Cade rimediando la frattura di scapola e tibia.
Dopo il ritiro del 2012, viene richiamato da Honda per il ruolo di tester. Esperienza che si chiude quasi subito perché, a suo dire, Marc Marquez non lo voleva come tester. Nel 2015 firma con Ducati per il ruolo di tester sperando di essere più utile alla causa. L’avventura termina nel 2018, lamentandosi di essere poco scoltato.
Nel 2019 dichiara di soffrire di una malattia, la sindrome da stanchezza cronica. Una condizione che gli pregiudica la possibilità di fare qualsiasi attività, anche guidare una moto. Ma il pilota australiano non molla e ha assicurato che continuerà a lottare, tanto è vero che si è fatto promotore di una raccolta fondi per la ricerca sulla malattia, che lo sta affliggendo da ormai diversi anni.
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