Cesare Bossaglia: un genio poliedrico

Cesare Bossaglia: un genio poliedrico

Il progettista lombardo ha saputo spaziare dalle due alle quattro ruote, firmando
motori in grado di segnare un’epoca come all’Alfa Romeo

05.02.2025 ( Aggiornata il 05.02.2025 11:07 )

Cesare Bossaglia: l'Alfa Romeo


In quello stesso anno il tecnico pavese entrò all’Alfa Romeo, inizialmente con lo specifico incarico di progettare un motore completamente nuovo, destinato a equipaggiare la futura Alfasud. Capo del progetto vettura era l’austriaco Hruska. Nel ristrettissimo numero di tecnici che collaborarono con Bossaglia nell’impresa spiccano il validissimo Bossù (che anni dopo avremmo ritrovato come dirigente Gilera a Velate) e il famoso Rebecchi, in seguito autentico braccio destro di Carlo Chiti all’Autodelta.

Il motore dell’Alfasud, entrato in produzione nel 1972, era un quadricilindrico boxer con distribuzione monoalbero comandata da cinghie dentate, valvole parallele e basamento in un sol pezzo (in ghisa, come tipico per decenni della maggior parte dei motori automobilistici) incorporante anche i cilindri. I tre supporti di banco erano dotati di cappelli amovibili. Nella versione originale monocarburatore, con misure caratteristiche pari a 80 x 59 mm e una cilindrata di 1200 cc, erogava 63 CV a 6000 giri/min. I discendenti di questo motore robustissimo “sopportarono” incrementi di cilindrata fino a 1700 cc, con la potenza aumentata fino quasi a raddoppiare rispetto all’originale, e vennero prodotti in parecchie centinaia di migliaia di unità.

Nel 1976 Bossaglia divenne responsabile della progettazione dei motori Alfa Romeo e quindi lavorò allo sviluppo di tutta la gamma della Casa milanese. Un incarico mantenuto fino al 1980, quando avviò la collaborazione con la IAME di Zingonia e aprì uno studio di progettazione a Trezzano sul Naviglio, nel quale lavorava unitamente ai disegnatori Molinari e Bonizzoni. Lì il tecnico pavese si interessò anche alla progettazione di motori per aerei leggeri e tracciò i disegni di un moderno monocilindrico per la Gilera. Il progetto restò in frigorifero, quasi dimenticato, prima di essere riesumato grazie all’intervento dell’ingegner Sandro Colombo, quando la Casa di Arcore stava portando avanti una trattativa con la Kawasaki per produrre su licenza un grosso “mono” da Enduro. Avendo già in casa un valido progetto, il buon senso ebbe la meglio e i contatti con la Casa giapponese si interruppero.

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