Ispirato dal cugino Derry Preston Cobb, invalido, il progettista fu il pioniere nel settore dei mezzi speciali a tre ruote con il marchio Invacar
Purtroppo lo scoppio della Seconda Guerra mondiale bloccò il progetto; l’officina di Surbiton, che aveva assunto ormai ragguardevoli dimensioni, rischiò la chiusura, ma nel 1939 si salvò grazie a un contratto governativo per la lavorazione di testate in bronzo e la costruzione di componenti di motorini d’avviamento ad aria compressa per aeroplani. Pur assorbito da questo impegno, Bert continuò a pensare al progetto della carrozzella con motore a scoppio e ne seguì la realizzazione nel tempo libero. Il nuovo veicolo, equipaggiato con motore Villiers monocilindrico a due tempi di 125 cm³ montato davanti alla ruota posteriore destra e a essa collegato con trasmissione ad albero, fu completato nel 1941. L’anno dopo, i due cugini costituirono la società Invacar, brevettando il mezzo con particolare riguardo ai comandi, che permettevano la guida con una sola mano.
Alla fine della guerra, Bert e Derry si resero conto che la loro carrozzella a motore aveva un notevole potenziale commerciale, considerato l’alto numero di invalidi reduci dal conflitto; Derry però insistette per andare ad abitare vicino alla madre e Bert, venduta l’officina di Surbiton, lo seguì, andando a impiantare nel 1946 una piccola fabbrica a Westcliff-onsea, dove iniziò la produzione delle carrozzelle Invacar.
Bert curò subito l’evoluzione del veicolo, migliorandolo, dotandolo di accessori e di opzioni di guida adattabili alle specifiche esigenze dei singoli utenti. Derry curò con abilità la parte commerciale, tanto che nel 1949 la ditta si trovò, quasi senza concorrenti, a vincere il concorso bandito dal Ministero della Salute Pubblica per la fornitura di 1000 carrozzelle a motore, un ordine che in seguito fu rinnovato e costrinse la Invacar a trasferirsi in un nuovo stabilimento di ampie dimensioni.
Ormai ben avviata e gestita la fabbrica dei veicoli speciali motorizzati a tre ruote, Bert, che non aveva mai dimenticato la passione per la motocicletta, ritenne che fosse il momento per tentare un’avventura industriale anche fra le due ruote. Nel 1951 costruì il primo prototipo che marcò Greeves sul serbatoio. La XP-1 era esteticamente un vero orrore, però mostrava un robusto telaio in tubi (robusto per modo di dire, visto che con gli acciai allora disponibili la sua resistenza si dimostrò insufficiente nei test) e sospensioni inedite (già sperimentate da Bert sulle Invacar) con elemento elastico di gomma a torsione e forcella con ruota guidata. Il motore era un Villiers monocilindrico a due tempi di 122 cm³ che fu sostituito da un Villiers 197 cm³ nei successivi due prototipi XP-2 e XP-3, tutti impostati per un utilizzo Fuoristrada e ampiamente rivisti nella ciclistica.
I test, su percorsi molto severi, fecero sì che alla fine del 1953 la Greeves fu pronta a debuttare sul mercato con una moto perfezionata e competitiva, la XP-4 con telaio misto in tubi e alluminio fuso in conchiglia.
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