Strisciamento e scorrimento: l’olio deve avere eccellenti caratteristiche sia tribologiche che reologiche
Schematicamente l’azione dei nanolubrificanti avviene con formazione di un sottilissimo tribofilm, scivoloso e spesso costituito da strati sovrapposti, che aderisce tenacemente alle superfici. Non di rado poi si ha un autentico “effetto cuscinetto volvente” con vero e proprio rotolamento di particelle sferiche (o quasi) o con formazione di minuscoli “rotoli” (scrolls) di tessuto bidimensionale avvolto. Tra i vari nanoadditivi si possono inoltre avere vantaggiose sinergie. E pare perfino che alcune nanoparticelle dure siano in grado di migliorare le superfici riempiendo in qualche misura gli avvallamenti e “spianando” le creste.
A tutto questo si può stentare a credere ma i fisici e gli addetti ai lavori si esaltano quando ne parlano. Va bene, forse si tratta del solito dualismo tra laboratorio (condizioni ideali) e mondo reale (applicazioni pratiche). E chissà se e in quale misura potranno beneficiarne i nostri motori.
Le nanoparticelle possono essere schematicamente divise in quelle a base metallica, quelle a base di composti e quelle a base di carbonio. Tra queste ultime spiccano il grafene (che effettivamente ha caratteristiche straordinarie sotto vari aspetti) e lo NFC messo a punto dai laboratori Argonne. L’acronimo sta per Near Frictionless Carbon, ovvero carbonio pressoché senza attrito. In laboratorio si è rivelato eccezionale…
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