Le pioniere italiane del Cross | Tecnica

Le pioniere italiane del Cross | Tecnica

La disciplina visse la diffusione a fine Anni ‘50, grazie anche alle proposte Mi-Val, Aermacchi, Bianchi, fino alla Guzzi

20.01.2025 ( Aggiornata il 20.01.2025 10:55 )

L'Aermacchi


Sebbene le sue moto da Cross partissero da un modello di serie, l’Aermacchi ottenne risultati eccellenti tanto nella classe 250 quanto nella 500, diventando la moto da battere in campo nazionale. La storia dei motori a cilindro orizzontale costruiti sulle rive del Lago di Varese iniziò alla fine del 1955, con la presentazione della Chimera 175, una moto interamente carrozzata dotata di uno styling avveniristico. Da essa derivarono le successive moto “nude”, che ebbero una diffusione di gran lunga superiore. Alla versione originale del motore, di 175 cm³, ben presto se ne aggiunse un’altra di 250 cm³, capace di riscuotere molto più successo. Dopo che a metà del 1958 vennero realizzati tre prototipi, la prima Ala Azzurra da Cross apparve l’anno successivo e venne usata semiufficialmente nel campionato italiano 250.

Nel 1960 la partecipazione della Casa divenne ufficiale e arrivò il primo titolo nazionale, nella 500 (ove veniva impiegata una versione con alesaggio leggermente maggiorato in modo da ottenere una cilindrata di 253 cm³). Il successo venne bissato l’anno seguente, quando l’Aermacchi conquistò anche il primo dei suoi tre titoli della 250. Il motore, capolavoro di Alfredo Bianchi, aveva la distribuzione ad aste e bilancieri con due valvole inclinate tra loro di 67°. In pratica veniva impiegato lo stesso motore delle prime Ala d’Oro da Velocità. Il cilindro era in ghisa e l’albero a gomito composito (tre parti unite per forzamento alla pressa) girava all’indietro, dato che il cambio era con presa diretta e la primaria a coppia di ingranaggi. La lubrificazione era a carter umido e l’accensione a ruttore.

La versione di 250 cm³ aveva un alesaggio di 66 mm e una corsa di 72 mm ed erogava circa 22 cavalli. Il telaio, nel quale il motore era montato a sbalzo, era in pratica quello delle moto stradali con una serie di modifiche intese a migliorarne la robustezza e la rigidità. La forcella era prodotta dall’Arces (Ceriani) e i freni dalla Salvai. Nel 1962 fece la sua comparsa un nuovo telaio a doppia culla, opera dello specialista Müller. La potenza del motore venne portata a 24 CV a 7500 giri/min. Di questa moto, inizialmente destinata alla sola squadra ufficiale, vennero costruiti circa 25 esemplari.

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