Lo spagnolo ha fornito un'attenta disamina sulla longevità sportiva nell'odierna MotoGP, sottolineandone le complessità
Il ritiro di Aleix Espargarò, annunciato ormai in quel di Barcellona, rende Marc Marquez il pilota più "longevo" dell'intera griglia della MotoGP (e del motomondiale in toto) a partire dal prossimo anno. Nel 2025 il pilota di Cervera spegnerà 32 candeline e disputerà la sua 18esima stagione, la 13esima in classe regina, a conferma di una longevità tecnica a dir poco impressionante visti i numeri ed il palmarès dell'otto volte iridato. Nonostante i numerosi ed importanti infortuni subiti e le difficoltà tecniche attraversate con Honda, Marquez è riuscito a rimettersi sul radar dei papabili vincitori di ogni GP, e perchè no, del titolo mondiale. Il tutto grazie all'approdo in Ducati e ad una prima parte di 2024 che l'ha rilanciato in termini di risultati e di status, tanto da convincere i vertici di Borgo Panigale a promuoverlo in prima squadra con i colori ufficiali a partire dal prossimo anno.
MotoGP, Espargarò spiega il lato negativo del carico aereodinamico
Nonostante la carta d'identità e le mille peripezie vissute, l'otto volte iridato è ancora ben presente tra i migliori al mondo, sintomo di una costanza di rendimento sorprendente. Secondo lo spagnolo, nella MotoGP d'oggi non è facile perdurare nel tempo, tanto per il livello crescente dei piloti quanto per quello delle moto: "Se si guardano i tempi sul giro, si vede che la maggior parte dei piloti merita di essere in MotoGP. Ma anche in Moto2 ci sono piloti che spingono molto e che sono competitivi, perciò il livello si alza sempre. Proprio per questo è difficile avere una carriera lunga, come dici un vecchio proverbio: non è difficile arrivare, è difficile mantenere il livello".
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