SBK, Danilo Petrucci: "L'unica cosa che ora mi manca della MotoGP è lo stipendio"

SBK, Danilo Petrucci: "L'unica cosa che ora mi manca della MotoGP è lo stipendio"© Gpagency

Il ternano, ospite del podcast di Andrea Migno, ha approfondito una serie di argomenti legati alla sua lunga carriera, dalla Dakar, alla MotoGP fino alla Superbike

12.07.2024 ( Aggiornata il 12.07.2024 14:24 )

In attesa di carpire la sua competitività e i suoi obiettivi in vista del round di Donington, Danilo Petrucci si è concesso in una lunga e divertente intervista ai microfoni del podcast di Andrea Migno, dal titolo "In sella a quasiasi moto". Il ternano ha intrattenuto con le sue mille storie di vita, avendo attraversato MotoGP, MotoAmerica, Dakar e Superbike, unico pilota della storia ad aver disputato queste discipline, nonché l'unico pilota ad aver vinto almeno una gara in ben tre di esse (al momento manca solo la Superbike). 

Per iniziare, Petrucci ha approfondito il tema della caduta con la moto da cross durante una seduta d'allenamento che recentemente gli è costata la frattura della mandibola; un'esperienza traumatica ma che, come di consueto nelle abitudini e nella positività del ternano, ha prodotto anche alcuni aspetti positivi: "La caduta con la moto da cross è stata terribile, come cadere dal quarto piano. Quanto mi sono ritrovato a terra ho visto tutte le persone intorno a me impressionate dalle condizioni della spalla. Quando sono salito sull'ambulanza il fatto che io ci sia riuscito mi ha reso felicissimo, un'emozione che non aveva mai provato in vita mia. Da quel momento ho iniziato a godermi le piccole cose, ancora oggi provo questa emozione, forse perché lo spavento di questa caduta e la percezione di essermi fatto molto male era stata molto grande".

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Danilo Petrucci: "A Barcellona nel 2021 capìì che dovevo smettere"

Nel 2021, ultimo anno disputato in MotoGP dopo dieci anni tra i protagonisti della top class, il ternano accettò la sfida in Dakar, colta dopo aver deciso di smettere con i prototipi in seguito ad un evento ben specifico: "Non ho avuto un percorso canonico, arrivai in MotoGP nel 2012 grazie alle "CRT", che mi diedero l'opportunità di esordire pur proveniendo dalle Stock. Quella moto andava veramente piano, tuttavia nei miei primi disputai alcune belle gare e Francesco Guidotti mi notò e nel 2015 mi diede una possibilità in Pramac. Fu un bellissimo anno anche perché conquistai a Siòverstone il mio primo podio, nella gara che vinse Valentino Rossi. Anche l'ultima parentesi in MotoGP è stata speciale, a Le Mans nel 2023, quando sostituiì Bastianini in sella alla GP23 nel box di Pecco Bagnaia. In Francia sono sempre andato forte, nel 2020 ho vinto e disputare l’ultima gara lì è stato davvero speciale, per di più considerato che vinse Marco Bezzecchi, il pilota che oggi tifo e seguo maggiormente".

Il ternano ha poi raccontato l'epilogo e l'atto decisionale che l'ha portato a ritirarsi dalla top class: "Nel 2021 dopo la mia parentesi in KTM ed in particolare dopo una scivolata a Barcellona, in un weekend in cui stavo faticando moltissimo, capiì che avrei dovuto smettere con la MotoGP, non ero più competitivo Pensavo di non farcela più. KTM non ci avvisò che aveva preso Fernandez e Gardner e licenziò me e Lecuona in diretta TV. KTM mi propose di fare subito la Dakar, io accettai anche perché come detto non avevo più voglia di correre in MotoGP e avere a che fare con quelle dinamiche. Quando arrivai alla Dakar furono tutti molto ostili con me perché pensavano fosse arrivata una Superstar, mentre, al contrario, trovai molto affetto nei miei compagni di squadra".

Petrucci e l'esperienza Dakar: "Caddi per evitare un cammello, ma vinsi la tappa"

Non sono in molti a poter vantare non solo la partecipazione ad una delle gare rally più prestigiose ed importanti della storia del motorsport, bensì anche una vittoria di tappa, ottenuta per di più in condizioni di criticità, mostrando un talento, una velocità e un adattamento incredibilmente notevole: "Nella gara che ho vinto sono caduto all'inizio, infatti pensavo fosse una pessima giornata, mi sono anche tagliato ad un braccio per evitare di colpire un cammello! Stavo correndo quando vidi un branco di cammelli, all'inizio pensavo che fosse tutto molto bello ma poi l'ultimo della fila si girò venendo verso di me, in questo modo andrai fuori traccia e caddi".

Petrucci ha poi continuato: "Il mio compagno di squadra, Sanders, mi aiutò in quella gara, vinsi anche grazie a lui perchè provai a seguirlo tra le dune, la nebbia e la sabbia di quel giorno. In questo modo recuperai molto terreno. In quel momento le condizioni della sabbia avevano messo tutti i piloti nelle condizioni di non sapere dove fosse il checkpoint, io lo trovai e cercai di avvisare il mio compagno di squadra. In quel momento ero in testa alla corsa ma anche gli altri piloti capirono che avevo azzeccato il checkpoint perciò iniziarono a seguirmi. Dopo essere riuscito a superare le parti difficili, riuscì a involarmi verso la vittoria, conquistata per soli due secondi in una tappa di quattro ore".

Un successo indimenticabile, ottenuto in una kermesse a dir poco complessa per mente e fisico: "La Dakar è davvero una gara balorda, è difficilissima, hai la paura costante di perdere tutto e di perderti nel deserto. Ci sono tappe da 200 e 400 km dove devi tenere un sacco di cose sotto controllo, è una gara di navigazione non di velocità, se sbagli strada per un minuto per recuperarla poi ci metti 30-40 km, perciò bisogna stare molto attenti alle note della navigazione a bordo. La Dakar è una gara difficilissima fisicamente e già dopo il primo giorno ero sfinito. Dopo che stai in sella 12 ore non c'è preparazione fisica che tenga, proprio per questo motivo l'aspetto più difficile forse era quello mentale. C'è da dire che io da pilota ufficiale avevo anche l'assistenza con i meccanici e tutto il resto dell'occorente. Chi non era pilota ufficiale invece faceva ancora più fatica perché nelle pause e durante il giorno di riposo doveva aggiustarsi da solo la moto. Erano un po' eroi un po' masochisti".

La MotoGP, la pressione mentale e il sogno vissuto al Mugello nel 2019

Il momento più alto della carriera di Danilo Petrucci riguarda probabilmente la vittoria al Mugello nel 2019, la prima in MotoGP, maturata dopo aver battuto la concorrenza di due mostri sacri come Andrea Dovizioso e Marc Marquez: "Quando vinsi al Mugello nel 2019 nel box c'era la sensazione che avesse vinto il pilota sbagliato! Ciò detto, non ho mai ricevuto ordini di scuderia; con Dovizioso ci stimolavamo sempre, aiutandoci spesso anche se in gara eravamo ovviamente autonomi. Sul gradino più alto del podio del Mugello non ho capito più niente, da quel momento non mi ricordo nulla. Mi è passata tutta la vita davanti, è stato bellissimo vincere la mia prima gara in MotoGP proprio al Mugello, inoltre nell’anno antecedente al Covid".

Infine, Petrucci ha spiegato le differenze tra la MotoGP e la Superbike, nonché il suo attuale pensiero su un ipotetico ritorno tra i prototipi: "In MotoGP c'è una pressione mentale incredibile, guidi la miglior moto di una casa costruttrice e ti trovi insieme ai piloti più veloci del mondo. Non puoi goderti quello che sta succedendo perchè è tutto estremamente importante, oltre che motivo d'orgoglio. La Superbike sotto questo punto di vista è molto più bella perché è molto più familiare, c'è meno pressione anche se chiaramente c'è anche molto meno appeal. Adesso, dopo aver superato i trent'anni, posso dire che l'unica cosa che mi manca della MotoGP è lo stipendio, perché è davvero tosta essere in forma da gennaio a novembre e gestire tutte quelle pressioni".

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