SBK, Iannone: "Sono “maniac” perché voglio tutto perfetto, credo in Ducati e volevo restarci"

SBK, Iannone: "Sono “maniac” perché voglio tutto perfetto, credo in Ducati e volevo restarci"© GPAgency

Andrea: "Il soprannome me lo ha dato Valentino. Prima di Misano avrei già potuto cambiare, ma sarei ripartito da 0. Credo che tutti i membri del team siano migliorati insieme a me"

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17.10.2024 ( Aggiornata il 17.10.2024 19:26 )

E’ un Andrea Iannone in versione fiume in piena quello che si presenta davanti alla stampa nel giovedì di Jerez, il giorno successivo all’ufficialità del suo rinnovo di contratto con Go Eleven. Una notizia oramai nell’aria ma della quale non sembrava arrivare mai la definizione, mentre ora si può iniziare ad immaginare un 2025 in crescita. “E’ facile immaginare che il prossimo anno le cose potranno migliorare – apre Andrea – ma non è scontato, anche perché vi saranno delle novità anche dentro alla squadra. Ad esempio il mio elettronico cambierà squadra, e non è detto che chi ne prenderà il posto sia pronto in un secondo”.
 
Cosa servirà il prossimo anno per compiere un passo in avanti deciso?
 
“Sicuramente meno stress, dato che quest’anno sono stato molto stressato da alcune cose, ma per essere il primo anno sono contento di quanto ottenuto ed è stato giusto dare qualcosa in più per mostrare il mio potenziale e convincere chi poteva avere dei dubbi. Tutto questo diminuirà nel nuovo anno, ed al contempo voglio ringraziare Pata che ci aiuterà con forza: quando qualcuno crede in te in questo modo è come un dono di Dio. Avremo anche più supporto da Ducati, perlomeno sulla carta, ed il team vuole migliorare. Credo che quella fatta sia la scelta più intelligente che potessi fare”.
 
Hai detto spesso che senza certe garanzie non avrebbe avuto senso di continuare. Ora senti di poter avere un pacchetto migliore nel 2025?
 
“Il pacchetto non cambierà molto, ma è importante imparare ad utilizzare al meglio quello che si ha. Credo che sotto questo punto di vista siamo migliorati nelle ultime gare, come confermano i risultati: tutte le persone nel box sono migliorate. Io spingo affinché le persone mi aiutino a trarre il massimo dal pacchetto che ho a disposizione, e magari mi spieghino dove perdo terreno, in modo da poter migliorare. Non chiedo uno staff diverso. Prima che arrivassi alcuni membri della squadra non erano a conoscenza di un certo tipo di lavoro, mentre io arrivo da un certo tipo di situazione, ed a volte per loro non è stato facile capire certe dinamiche di lavoro, anche se poi chiedendo a Ducati tutto gli è stato più chiaro. Le persone che mi hanno circondato quest’anno sono migliorate, anche perché in certi momenti ho spinto per avere di più, con determinati risultati come obiettivo. Dobbiamo tutti migliorare compreso me stesso, dato che ora conosco meglio tante cose. Non critico il team: siamo partiti da un punto e siamo saliti, ma secondo me possiamo fare ancora meglio, consapevole del potenziale della moto”.
 
L’obiettivo è quello di migliorare tutti quindi.
 
“Se le cose migliorano io sono più contento perché vado più forte, e la squadra è più contenta perché impara qualcosa che non sapeva prima del mio arrivo. All’inizio magari i ragazzi mi guardavano come se fossi matto, ma penso che ad esempio l’ingegnere che lascerà la squadra ha imparato più in sei mesi con me che in cinque anni dentro lo stesso box. Con il tempo, il supporto di Ducati siamo arrivati a certi obiettivi: le migliori sensazioni le ho avute ad Estoril, anche se dal risultato non si direbbe. Serve tempo per fare capire a chi non conosce determinate strategie che queste esistono e come farle funzionare”.
 
Il soprannome Maniac ti si addice.
 
“Sono “the maniac” perché voglio tutto perfetto, dato che nelle gare tutto si decide sul filo dei decimi. A volte ho perso delle gare per millesimi. Il soprannome me lo ha dato Valentino”.

Iannone, Go Eleven, la SBK e la MotoGP

Quando hai scelto di restare in Go Eleven?
 
“Avevo diverse possibilità anche prima di arrivare a Misano, ma volevo restare in Ducati per una mia convinzione, per la voglia di non cominciare nuovamente tutto da capo e per la stima che provo in determinate persone. Ho sempre detto quanto mi interessa capire quanto sono importante per un progetto: se lo sono so di poter prima o poi esprimere del tutto il mio talento e magari fare la differenza in certe situazioni. Io credo in Ducati, e volevo restarci”.
 
Cosa non ti ha convinto del progetto Yamaha?
 
“Non è questione di cosa non mi ha convinto in Yamaha o BMW. Non volevo ricominciare tutto da capo, voglio arrivare più pronto in ogni tracciato, anche su quelli dove ho faticato maggiormente come Magny – Cours. Alla fine siamo riusciti a mettere le cose apposto qui e sono felice di questa soluzione. Non voglio pensare troppo al futuro o agli altri: io penso di avere le carte in regola per fare bene in questo campionato, altrimenti non investirei in tutto questo il tempo, che ho capito negli anni essere fondamentale”.
 
Ti aspettavi un livello così alto in SBK?
 
“Sì e penso di aver contribuito all’innalzamento del livello, che può crescere ancora. In certe piste siamo stati un secondo più veloci della pole. Petrucci ad esempio è stato bravissimo quest’anno: io non avevo la presunzione di ambire al titolo indipendenti. Se vedo lo step che ha fatto Danilo da un anno all’altro mi viene il sorriso”.
 
Nel frattempo potresti tornare in MotoGP per un fine settimana.
 
“Non so nulla a riguardo. Se arriverà una chiamata ci penserò: mi servirebbe un po’ di tempo per valutare la cosa”.

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