Verso la 8h: le due Suzuka di Valentino Rossi

Verso la 8h: le due Suzuka di Valentino Rossi© GPAgency

Il Dottore, nel suo periodo in Honda, ha preso parte a due gare sull’ottovolante giapponese vincendo quella del 2001 in coppia con Colin Edwards

17.07.2024 ( Aggiornata il 17.07.2024 18:00 )

Dal 1978, anno della primissima 8h di Suzuka, al 2023 (in attesa della 45^ edizione, in programma il 21 luglio, con 5 alfieri azzurri al via) tanti sono gli italiani che hanno preso parte alla "Gara delle Gare" sull’ottovolante giapponese: dai vari Tardozzi, Falappa, Villa, Cruciani, Virginio Ferrari tra la fine degli anni 80 e l'inizio degli anni 90 passando per Valentino Rossi (2 volte a Suzuka con Honda) fino agli attuali Canepa (attuale iridato EWC con YART) e i deb di lusso Gamarino (Kawasaki Webike Trickstar), Manfredi (Frontier BMW), Rolfo (Team Etoile BMW) e Matteo Baiocco (Tatara Aprilia).

Della spedizione azzurra di questi anni in terra giapponese, solo Valentino è riuscito là dove altri invece hanno fallito (Tardozzi, Falappa, Villa, Ferrari, Cruciani) o si sono avvicinati al bottino pieno, ovvero vincere la gara (Canepa). Il Dottore ha vinto nel 2001 in sella alla Honda VTR 1000 SPW #11 del team Cabin in coppia con Colin Edwards, dopo lo zero dell’anno precedente sempre in coppia con il texano.

Ripercorriamo quelle due edizioni della “Gara delle Gare” disputate dal Dottore

2000: l’esordio amaro


 

Prima di arrivare alla 8h di Suzuka del 2000 è doveroso fare un passo indietro. Siamo nel 1999 ed in quell’annata del Motomondiale succedono due fatti importanti: Rossi a fine stagione vince il titolo 250 con l'Aprilia mentre Mick Doohan subisce, a Jerez, il secondo grave infortunio dopo quello del 1992 ad Assen e deve alzare bandiera bianca chiudendo definitivamente la carriera. HRC, quindi, perso il suo leader carismatico, capace di vincere 5 titoli consecutivi dal 94 al 98, vede in Valentino l’erede naturale dell’australiano.

In una riunione con i vertici HRC prima di firmare il contratto, Rossi chiede sostanzialmente due cose in vista del debutto in 500: Jeremy Burgess, ex capotecnico proprio di Doohan, e la partecipazione alla 8h di Suzuka, una richiesta insolita da un pilota del Motomondiale. I dirigenti Honda ne accettano le condizioni e Valentino è un pilota HRC per le successive stagioni del Motomondiale. Le prime, come sappiamo tutti, le disputa sulla NSR500 del team Nastro Azzurro, nel 2002 e 2003 da ufficiale Repsol sulla RCV211.

Luglio 2000, il weekend della prima 8h di Suzuka di Valentino Rossi. Rossi viene accoppiato a Colin Edwards, pilota Castrol Honda in Superbike. La moto è la bellissima VTR1000SPW del team Castrol #11.

Nelle prove Rossi è velocissimo e sorprende Colin Edwards che quella moto la conosce molto bene. La gara però è tutta un’altra storia, Valentino e Colin cadono nei rispettivi stint, Rossifumi all’Hairpin mentre era al comando e Texas Tornado in un curvone veloce nel tentativo di recuperare sulla coppia di testa. La vittoria dell’edizione 2000 va, dunque, ai giapponesi Ukawa (futuro compagno di Rossi in MotoGP nel 2002) e Kato (astro nascente del motociclismo giapponese e iridato 250 nel 2001).

2001: la dolce vendetta


 

Scottato dall’esperienza poco felice dell’edizione precedente, Rossi non ha alcuna intenzione di ripetere l'estenuante trasferta giapponese. Rispetto al 2000, in questo caso è Honda a chiedergli di tornare a Suzuka e completare quello che non gli era riuscito nel 2000, ovvero vincere la gara. Nonostante sia ampiamente in testa al Mondiale della 500 con 5 vittorie su 9 gare, ad agosto Rossi ed Edwards si ripresentano puntuali a Suzuka pronti per dare nuovamente battaglia. Il livello della competizione è ancora più alto dell’anno precedente, Honda ha portato anche Barros, Yamaha è presente con Haga e Gobert.

Stessa coppia di piloti, stesso numero di gara, stessa moto ma team diverso rispetto all'anno precedente, il Cabin Honda. Ci sono tutti gli ingredienti per fare la storia. Nonostante un non buonissimo scatto per prendere la moto, Rossi balza subito in testa alla gara e ogni volta che cede la moto ad Edwards la coppia è saldamente al comando. Ma gli avversari non mollano.

Nonostante la leadership quasi incontrastata della gara, Edwards non ha lo stesso passo di Rossi, che spinge tantissimo. A Suzuka conta tanto anche la fortuna, e una mano alla VTR #11 per "respirare" un po' la dà un pit stop lento della coppia Barros-Okada che fa perdere loro 40”. Le ultime fasi della gara sono concitate, Barros spinge tantissimo. Leggenda narra che all’ultimo pit stop Rossi abbia afferrato il casco di Edwards e gli abbia gridato “Guarda che se non vinciamo ci tocca tornare l’anno prossimo.”  Colin nell’ultima ora resiste all’assalto di del brasiliano e porta al traguardo la VTR #11 del team Cabin permettendo così a Rossi di aggiungere un altro trofeo alla sua lunga carriera. 

Quelle due gare resteranno le uniche nella carriera di Valentino Rossi, che negli anni successivi non tornerà mai più a Suzuka, nemmeno da pilota Yamaha.

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