Il costruttore racconta il coronamento del sogno: "15 anni fa non sapevo a cosa andavo incontro, è stato un bellissimo percorso"
Da Lugo di Vicenza al tetto del mondo. È il percorso compiuto dal sogno di Luca Boscoscuro, culminato domenica 27 ottobre a Buriram con la vittoria del titolo di Ai Ogura, alla guida della moto veneta rinominata con il cognome del fondatore dal 2021. L’ex pilota, costruttore e apprezzato talent-scout (che per esempio ha rilanciato Fabio Quartararo fino a condurlo in MotoGP), ha ripercorso con noi la sua storia e la stagione in cui ha raggiunto questo traguardo straordinario. Frutto di una passione smisurata e del duro lavoro.
Abbonati a Motosprint e vince una FIAT 600 Hybrid
Cosa hai provato in Thailandia?
“Il titolo mi ha dato soddisfazione, è indubbio. Abbiamo vissuto una stagione da assoluti protagonisti. Ogura ha lavorato meglio di tutti, con una media punti da podio, perciò il Mondiale se l’è meritato alla grande. Sono un po’ più arrabbiato con i miei piloti (fa riferimento al Team SpeedUp, con Fermin Aldeguer e Alonso Lopez, ndr), abbiamo buttato troppi punti per strada. Quando sprechi alla fine lo paghi”.
Lo avevi detto già nel post-gara di Buriram, quando in realtà avresti dovuto festeggiare il primo titolo da costruttore.
“Quella domenica non me n’ero reso tanto conto. Adesso un po’ di più. Quando ho cominciato era un sogno, oggi con un gruppo di poco più di venti persone quel sogno si è realizzato. Inoltre aver vinto almeno una gara con tutti i piloti che guidano le Boscoscuro è un super risultato. Significa che abbiamo lavorato bene e per questo bisogna continuare. Sarà sempre più difficile”.
Come hai costruito questo sogno?
“Con la mia passione. Tutto è partito in maniera un po’ strana. Dovevamo correre con moto Aprilia, poi all’ultimo momento si è ritirata, ed è cominciato questo progetto. Abbiamo avuto un anno di collaborazione con un costruttore inglese (FTR, ndr), in cui la moto era fatta su nostra specifica. Dal 2012 il progetto è realizzato al 100% da noi”.
Quale pensi sia la forza del vostro gruppo?
“Questo non può essere un lavoro, è più una vocazione. Non ci sono né sabato né domenica intesi come giorni di stacco. Se lo vivi come un semplice lavoro non vai da nessuna parte. Si è mossi dall’obiettivo di fare risultato, tutti i giorni a tutte le ore. E questo spirito c’è in tutti i ragazzi. Le richieste che abbiamo sono da fare ‘oggi per ieri’, non per domani. Tutti, in questo, sono disponibili”.
Cosa diresti a quel Luca che si è lanciato in questo progetto così ambizioso?
“Inizialmente non avevo capito bene cosa stessi facendo! Logicamente se vuoi vincere devi sognare. Anche quando ho fatto il pilota. Non ero mai andato in moto fino ai 18 anni e arrivare qua, al Mondiale, non è banale”.
Prima dei 18 anni non avevi respirato l’aria delle moto?
“Diciamo ‘ni’. Uno dei miei fratelli aveva questa passione. La prima gara del Mondiale che ho visto dal vivo è stata a Misano nel 1989. Avevo comprato la moto stradale da un paio di mesi. Da lì è nato tutto, in primis la voglia di competere. Quello che mi piace sempre è la sfida, in cui metto anima e corpo. Se però non è la mia, allora non mi applico. Questo è anche un po’ il mio essere”.
Cosa dice oggi tuo fratello “responsabile” della tua passione?
“In realtà siamo nove fratelli (sei maschi e tre femmine) e sono tutti felicissimi. Vengo anche da una parte d’Italia, il Veneto, dove i piloti di fatto non esistevano. C’era soltanto il lavoro. Oltretutto i miei genitori erano già avanti con l’età quando ho cominciato a correre. Non erano così felici di questa idea e si parla anche di un’altra mentalità. Io ero un po’ quello scapestrato, sono il penultimo arrivato in famiglia”.
Tornando a questo 2024, qual è stato il momento più alto della stagione?
“Non ci sono stati momenti più alti e più bassi, siamo stati bravi a mettere a punto la moto all’inizio con le nuove gomme Pirelli. Nelle prime gare abbiamo ottenuto risultati incredibili. Eravamo più performanti con tutti e quattro i piloti. Siamo stati fortissimi anche alla fine, ma abbiamo sprecato tantissimo. C’è stato un calo di tensione da parte di Sergio Garcia, davvero strano. Mi viene in mente poi l’Australia dove ha vinto Aldeguer, ma Lopez ha buttato via il podio a due giri dalla fine. E non dimentichiamo che noi abbiamo quattro moto contro le 24 Kalex”.
Come descrivi il percorso di Ogura?
“La sua è stata una stagione stratosferica. È partito con calma, però quando ha capito la situazione non è più sceso dal podio. A parte la gara in Inghilterra, quando ha avuto una gomma difettosa, e in Austria dove era velocissimo ma si è infortunato, è sempre stato davanti. È stato veloce e costante in gara e poi è maturato rispetto al 2022, quando aveva gettato al vento un campionato. Merita sicuramente la promozione in MotoGP”.
Quanto rammarico c’è per non aver conquistato il titolo con Aldeguer e Lopez, i piloti del tuo team?
“Abbastanza. Perché ce la dovevamo giocare fino alla fine e poi a quel punto avrebbe vinto il migliore. Sono un po’ dispiaciuto e deluso per questo, significa che dobbiamo lavorare meglio”.
Qual è il prossimo sogno?
“Mettere sempre più Boscoscuro davanti. Ogni anno si resetta tutto. Nel 2025 avremo otto moto, dovremo mettere tutti nelle condizioni di vincere”.
A chi dedichi questo titolo?
“Non devo dimenticare nessuno del gruppo che siamo. Se sono arrivato qui è grazie a tutti quelli che lavorano con me: da solo non sarei mai arrivato. Mia moglie, che lavora con noi, mi supporta e sopporta, e non è semplice. Dedico il 99% del tempo a questo progetto, e troppo poco alla famiglia. Questo bisognerebbe ricalibrarlo, ma non è possibile se vuoi raggiungere dei risultati”.
Link copiato