MotoGP, Bartolini: "Voglio portare in Yamaha un po' del metodo Ducati"

MotoGP, Bartolini: "Voglio portare in Yamaha un po' del metodo Ducati"© Luca Gorini

L'intervista esclusiva al direttore tecnico: "Alla Casa di Iwata serve tempo. Ricordiamoci che anche la Rossa ha avuto bisogno di anni per vincere"

20.08.2024 ( Aggiornata il 20.08.2024 10:37 )

Bartolini: Yamaha, lavori in corso


Nei rapporti umani che scambio c’è stato?

“Io ho un carattere abbastanza Solare ma forte. Su alcune cose mi sento molto allineato con loro, tipo alcuni modi di lavorare e vedere le cose. Hanno un approccio alla vita molto più zen del nostro, per quanto lavorino tanto sono meno emotivi, meno impulsivi e non è male. Qualsiasi cosa accada, sembra che tutto sia sotto controllo. Magari non è vero, ma quella è l’impressione che danno”.

La Yamaha non vince un GP da oltre due anni: ragionevolmente quando potrà tornare alla vittoria?

“Se abbiamo fortuna e siamo bravi, ci vogliono due-tre anni. Verso la fine del 2025 si potrà essere più vicini e nel 2026 essere competitivi, ma deve andare tutto bene. Poi nelle corse capita anche che le cose possano cambiare velocemente, magari in meglio, perché stiamo lavorando a largo spettro su molte cose. Quest’anno abbiamo le concessioni e abbiamo svolto quattro test extra, ma in due di questi ha piovuto e quindi in totale abbiamo girato un giorno e mezzo. Abbiamo più cose da provare di quelle che siamo riusciti effettivamente a testare. Questo fa pensare che serve
un po’ di tempo”.

Quanto vi aiuterà avere un team satellite come Pramac?

“Ve lo saprò dire l’anno prossimo, ma se hai il doppio dei piloti, hai 22 GP in più per fare alcune cose. Questo sarà comunque un aiuto, vedremo se piccolo o grande, e avere più piloti sulla stessa moto, anche per i piloti stessi, è un grande vantaggio. Ce n’è sempre uno che fa una curva più veloce di un altro. Abbiamo avuto fortuna, però effettivamente era una risorsa necessaria”.

Avrai voce in capitolo sui piloti Pramac?

“Non direi, anche se in Yamaha sono gentili e mi chiedono sempre l’opinione. Io, poi, ho la tendenza a innamorarmi dei piloti ed è un gran casino. Non sono il più adatto per prendere queste decisioni…”.

Cosa hai trovato in Fabio Quartararo?

“A parte l’essere fortissimo, è determinato. Umanamente è buonissimo, fin troppo buono in certi momenti. Ogni tanto si arrabbia quando rientra perché vuole fare bene, ma gli dura cinque minuti. Se gli chiedi di fare una cosa, la fa, ha molto talento per alcuni aspetti, è molto veloce ad aggirare i problemi. È molto bravo”.

E di Alex Rins cosa dici?

“Anche lui è molto bravo. È sfortunato con i problemi fisici. Su alcune cose è veramente sensibile, è metodico, si vede che ha guidato più moto rispetto a Fabio. Capisci che i commenti sono legati a ciò che ha visto in passato. E poi nel box con lui è uno scherzo continuo. È uno spettacolo lavorare con entrambi, si sta bene a livello umano. L’ambiente è piuttosto buono, bisogna ‘soltanto’ andare mezzo secondo più forte. Se c’è quello, saremo praticamente a posto”.

Hai lavorato con entrambi: confronta Pecco Bagnaia e Fabio.

“Tecnicamente, oggi c’è un gap un po’ troppo elevato per giudicare. Dal punto di vista della guida sono forti tutti e due nella frenata: Pecco di più nella seconda parte, Quartararo in quella “classica” di una volta. Bagnaia in certi momenti è più ragionatore, Fabio è tutto talento, entra in pista e va al massimo. Pecco calcola bene cosa sta facendo quando gli serve. In termini di velocità, io credo che Pecco non sia nemmeno ancora arrivato al massimo del suo potenziale: sono convinto di questo. Umanamente sono molto simili: Quartararo è più estroverso, Bagnaia è più introverso, ma sono estremamente buoni tutti e due. Di Pecco, se ci lavori a contatto, è difficile non innamorarsi. Hanno alcuni tratti molto simili, per esempio con la squadra. Se ne prendono cura e si preoccupano delle persone che lavorano con loro”.

Ti piacerebbe vedere Andrea Iannone sulla Yamaha?

“Andrea ha vinto la prima gara della nuova era Ducati (in Austria nel 2016, nde) quindi gli vorrò sempre bene. Mi piacerebbe rivederlo in MotoGP, qualunque sia la moto. Quando abbiamo lavorato insieme aveva un talento considerevole. A giudicare da com’è arrivato in Superbike non va piano, però la MotoGP nel frattempo è andata avanti. Se la Yamaha fosse propensa a fargli compiere una sessione di test perché no… sarebbe una cosa simpatica”.

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