Poncharal: "Le MotoGP come le Gruppo B nei rally. Acosta? Ha obbligato Miller a fare pilates"

Poncharal: "Le MotoGP come le Gruppo B nei rally. Acosta? Ha obbligato Miller a fare pilates"© Luca Gorini

L'INTERVISTA PARTE 1 - Hervé racconta: "Le moto odierne diverranno mostri del passato poetici come quelle auto. Jack vuole imitare il modo in cui Pedro usa il corpo. Liberty? Ci farà crescere senza toglierci la magia"

17.08.2024 10:51

Parlando di grandi del passato a chi lo paragoneresti?
 
“Mi viene facilmente da dire Marquez, dato che l’ultimo pilota che da debuttante ha fatto subito così bene in MotoGP è lui. Un altro alieno di questo tipo è stato Stoner, capace di essere subito rapido, ma questi tre piloti sono diversi tra loro. Ricordo bene il primo test in MotoGP di Marc a Valencia. Il primo settore del tracciato è selettivo, e dopo 10 o 15 giri Marquez è riuscito ad essere più rapido del riferimento proprio lì, così ho pensato subito che fosse speciale”.
 
C’è stata la possibilità reale di averlo con te anche nel 2025?
 
“Ad inizio anno nessuno si aspettava risultati del genere da Pedro, quindi tutto era possibile. Ma quando è diventato ovvio il suo potenziale, intorno ai GP del Mugello e di Barcellona, sono stato il primo a dire ai vertici di portarlo nel team ufficiale e non lasciarlo scappare, perché è il pilota che può davvero portarli in alto. Come detto ora guida la pattuglia dei piloti del gruppo Pierer, quindi è parte del processo naturale il suo passaggio nel team ufficiale. Mi sento in famiglia con il gruppo Pierer, quindi mi farebbe molto piacere vederli ottenere i risultati che cercano: mi interessa di più questo piuttosto che essere egoista e cercare di tenere Pedro con me. Per lui era ovvio compiere il salto e sono contento per lui, anche se ovviamente dispiace sempre un po’ perdere un pilota del genere. Ho detto ai miei ragazzi di godersi il momento, dato che possiamo gustarci da protagonisti la prima stagione in MotoGP di un pilota come Pedro”.

Il regolamento e Liberty Media

Cambiamo tema. Cosa ne pensi del nuovo regolamento?
 
“Non sono contrario. Sin dal mio primo giorno in questo ho messo la sicurezza dei piloti in cima a tutto, ed anche per questo abbiamo creato la IRTA. Quando ero giovane ho perso diversi amici, e mi sono chiesto che razza di lavoro fosse il mio. Per questo la sicurezza dei piloti è sempre stato fondamentale, per questo dobbiamo ascoltare i piloti, ossia i nostri eroi. Ammiro il fatto che Carmelo Ezpeleta in tutti i venerdì dei weekend di gara si sieda con i piloti in Safety Commission per ascoltare le loro richieste. Detto questo se i piloti dicono che siamo arrivati al limite umano con queste moto è giusto ridurre tutto questo, quindi è stata fatta la scelta giusta. Tra l’altro più è ristretta la finestra all’interno della quale si può lavorare, maggiore è il genio che serve per fare la differenza. Avremo nostalgia delle moto attuali perché rappresenteranno l’ultimo livello dell’evoluzione, ma quello che è stato deciso è giusto. Sono pronto a scommettere su quando le moto del 2027 batteranno i primati di quelle 2026, dato che qualcuno pensa che questo succederà. Nel frattempo ho detto ad amici, sponsor e giornalisti di venire alle gare entro il 2026, perché dopo queste moto non esisteranno più: un po’ come le macchine da rally del Gruppo B. Capisco il perché le abbiano fermate, erano pericolose e purtroppo hanno causato anche risvolti negativi, ma erano poesia pura”.
 
Da presidente IRTA cosa vorresti che cambiasse in MotoGP con l’arrivo di Liberty Media?
 
“Se Liberty ha comprato la MotoGP per circa 4.2 miliardi di dollari significa che il valore del campionato è già alto. Ho incontrato il CEO di Liberty insieme a Carmelo ad Austin, ed è stato molto chiaro: ha comprato questo prodotto perché vale e gli piace, quindi non vuole cambiarlo completamente. Non interferiranno con la gestione di Dorna, quindi per i primi mesi o il primo anno nulla cambierà nella vita di tutti i giorni del paddock. Quello che potrebbe portare Liberty è una crescita, ad esempio negli USA dove la MotoGP non è forte ora, magari con un secondo GP in quel paese. Potrebbe anche portare nuovi investitori, dato che oggi eliminando le bibite energetiche e le compagnie petrolifere non vi sono nuovi investitori, che ci sono invece in Formula 1. Liberty potrebbe creare nuovi contatti, migliorare i contratti con le televisioni, ma non muterà l’atmosfera del paddock. Non vogliamo divenire il clone della Formual 1, e Liberty è d’accordo. Ci sono tanti sport oggi, quindi se vogliamo mantenere il nostro posto dobbiamo lottare e muoverci: quello che vogliamo è che la MotoGP sia seguita da tanta gente in tutto il mondo, magari sacrificando delle gare in Europa. Tutte cose che aiuterebbero il campionato a crescere, ma noi amiamo la MotoGP e non vogliamo che la passione lasci troppo strada al business, la magia deve restare”.

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