Quasi un terzo della griglia della MotoGP parla italiano: è un patrimonio da salvaguardare, in attesa degli altri talenti azzurri
La foto scelta per questo editoriale è del Qatar dello scorso anno ed è soltanto rappresentativa: per il 2025, tre di questi sei piloti hanno cambiato casacca ma c’è una costante da non sottovalutare. Saranno sempre loro sei a rappresentare l’Italia nella top class del Motomondiale. Alcuni di loro cercheranno di confermarsi al top o proveranno a raggiungere costantemente la zona alta della classifica con lo stesso team (Bagnaia, Di Giannantonio, Marini), altri proveranno a fare lo stesso con nuovi colori o nuove moto (Bastianini, Bezzecchi e Morbidelli).
Ciò che è certo, per un motivo o per l’altro, è che tutti loro avranno nuovi stimoli per affrontare la stagione con il “coltello tra i denti”. E allo stesso tempo avranno molti riflettori puntati addosso. I sei italiani iscritti alla MotoGP sono la conferma che il nostro motociclismo è in salute e che la nostra scuola, insieme a quella spagnola, è la più importante e formativa del Mondo. Soprattutto, una pattuglia così numerosa e ancora relativamente giovane nella top class ci consente di aspettare ancora un po’ la definitiva maturazione dei Tony Arbolino, Celestino Vietti e Dennis Foggia o di crescere senza frenesia i più giovani come Luca Lunetta, Guido Pini e Giulio Pugliese. Ragazzi che, in futuro, potrebbero prendere il testimone dai nostri “magnifici sei”… BUONA LETTURA!
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