        Continua il trend positivo per Alex Marquez che chiude al secondo posto la Sprint argentina dopo quella thailandese e la gara lunga sempre a Buriram. Il #73, pur rimanendo incollato al fratello, non &egrave; mai riuscito a trovare lo spunto per attaccarlo &ldquo;Stare dietro a Marc &ndash; esordisce Alex a Sky &ndash; &egrave; una fortuna e una Masterclass costante guidare come lui. Oggi l&rsquo;ho visto un po&rsquo; pi&ugrave; al limite rispetto alla Thailandia, l&agrave; quando passava sembrava andare via pi&ugrave; tranquillo come se stesse bevendo una birretta, qui forzava di pi&ugrave; le staccate e io ho imparato di pi&ugrave; in quel fondamentale. Alla 5 faccio fatica a staccare rispetto a come fa lui ed &egrave; il punto dove devo imparare di pi&ugrave;. In alcune curve ero pi&ugrave; veloce, in altre no. Il piano era di andare via insieme a lui ed attaccarlo se ci fosse stata l&rsquo;opportunit&agrave; ma girando tutti e due in 37 non sono stato cos&igrave; vicino per poterlo attaccare.&rdquo;&nbsp;  Contiuna l'articolo nella prossima pagina &nbsp; Alex tra le differenze tra GP23 e GP24 ed il problema in partenza  E&rsquo; piuttosto evidente che il cambio di moto dalla 23 alla 24 abbia fatto molto bene ad Alex Marquez, forte sin dal primo giorno della stagione 2025 (ovvero dal test post gara di Barcellona, ndr) e il fatto che sia Marc che Pecco abbiano adottato il motore della GP24 sulla moto 25 abbia permesso al #73 di potersi inserire nella battaglia tra i due. &ldquo;Dalla 23 alla 24 &egrave; un salto molto grande, per alcuni piloti forse un po&rsquo; meno per quanto riguarda lo stile di guida. Questa moto mi permette di fare quello che voglio e portarla al limite, e ogni volta che lo faccio &egrave; pi&ugrave; gentile con me e questo mi d&agrave; fiducia.&rdquo;&nbsp; Sul problema nel primo giro che gli ha fatto perdere diversi metri da Marc dice: &ldquo;In curva 1 non ho staccato abbastanza forte e quindi l&rsquo;abbassatore anteriore &egrave; rimasto inserito fino alla curva 4, per questo ho perso in fretta 4 decimi. Nei primi due giri potevo attaccare Marc perch&eacute; faticava con il grip al posteriore, soprattutto al secondo giro perch&eacute; ero molto veloce.&rdquo;&nbsp; Poi aggiunge: &ldquo;Tra me e Marc ci sar&agrave; sempre scambio di informazioni e quindi non ci sar&agrave; mai conflitto di interessi perch&eacute; resta in famiglia. Ognuno d&agrave; il massimo per il proprio team e dopo si porta a casa quello che si pu&ograve;.&rdquo;  Contiuna l'articolo nella prossima pagina &nbsp; Il cambio dal 2023 al 2024 e le prospettive di vittoria  Se la moto nel team Gresini &egrave; cambiata, passando dalla 23 alla 24, &egrave; anche vero che in questo primissimo scorcio di stagione Alex Marquez a livello di pilotaggio &egrave; cambiato. &ldquo;Onestamente sono cambiato poco, quando una moto d&agrave; di pi&ugrave; si fa un salto di qualit&agrave; importante. Le fatiche che ho fatto l&rsquo;anno scorso mi hanno dato l&rsquo;esperienza per sfruttare questa moto. E&rsquo; la chiave per essere forte in questo momento.&rdquo;&nbsp; Sulle prospettive di vittoria nel 2025 dice: &ldquo;Se Marc dice che lo batter&ograve; in 2-3 occasioni, spero di farlo almeno quattro volte (ride).&rdquo;       

&ldquo;Conto di batterlo almeno quattro volte quest&rsquo;anno&rdquo; dice il minore dei fratelli Marquez dopo il secondo posto nella Sprint argentina

GP Argentina, Alex Marquez: “Nei primi due giri potevo attaccare Marc"

        Per poter effettuare un&rsquo;intervista esclusiva a un pilota o a un componente di un team, ogni giornalista in MotoGP deve contattare l&rsquo;addetto stampa della squadra. Ovvero quella persona che durante un weekend di gara spesso &egrave; l&rsquo;ombra del pilota, accompagnandolo al media scrum in sala stampa, o a sottoporsi al rito delle interviste televisive. Questo ruolo, per&ograve;, &egrave; molto pi&ugrave; ampio di quanto si potrebbe pensare, e varia anche a seconda del team, se questo &egrave; privato o ufficiale.  Continua nella prossima pagina MotoGP, Ducati spiega la scelta tra Marc Marquez e Jorge Martin &nbsp; L'addetto stampa: Cristian Massa, team Gresini  In generale, per&ograve;, il succo &egrave; lo stesso come riassume Cristian Massa, addetto stampa del Team Gresini: &ldquo;L&rsquo;obiettivo &egrave; quello di far sentire comodi i piloti, con un&rsquo;agenda dei vari appuntamenti media che sia pi&ugrave; semplice possibile. Arrivano richieste da Dorna, giornalisti, TV, sponsor, dallo stesso team e bisogna trovare la quadra tra sessioni, briefing, fisioterapista, cene, pranzi, incontri vari. Il tutto perch&eacute; possano vivere il pi&ugrave; rilassati possibile e rimanere concentrati sulle corse e fare bene. Quindi, poi, essere sorridenti davanti alle telecamere: il mio obiettivo finale &egrave; questo". Gli addetti stampa sono sempre indaffarati in pista, ma il lavoro inizia ben prima del GP: "Il lavoro bene organizzato passa per forza dai momenti fuori dalla pista. Sul campo gestisci la situazione, fuori devi organizzare tutto&rdquo;. Che rapporto si crea con i piloti? &ldquo;A questo livello la prima cosa &egrave; un rapporto professionale. Devono fidarsi di te, tu devi sbagliare il meno possibile e se sono professionisti arrivano preparatissimi nel gestire le situazioni. Nella mia esperienza, il rapporto con i piloti lo definirei facile&rdquo;. Anche con Marc Marquez: &ldquo;Venivo da un&rsquo;esperienza con il fratello Alex estremamente positiva. Mi aspettavo una personalit&agrave; diversa, ma molto simile negli aspetti lavorativi e personali e non mi sono sbagliato. 10 e lode a entrambi su tutto. A volte la mia presenza in pista era relativamente necessaria perch&eacute; avrebbero fatto tutto agli orari stabiliti semplicemente seguendo l&rsquo;agenda che preparavo. Mai un ritardo, sanno sempre cosa fare, dove essere, cosa dire e come dirlo. Non significa che siano sempre politicamente corretti. Marc non ha mai fatto sentire il suo curriculum. &Egrave; arrivato quasi come &lsquo;il fratello di&rsquo;&rsquo;. In un team si vivono grandi emozioni: &ldquo;A livello sportivo la vittoria di Enea Bastianini in Qatar con Nadia (Padovani) sul podio &egrave; inarrivabile. Vincere la prima gara dopo tutto quello che era successo&hellip; Vivere il tema Fausto &egrave; stato altrettanto emotivo, ma ovviamente in negativo. Non lo auguro a nessuno. &Egrave; una cosa dura per un semplice lavoratore. Inimmaginabile per la famiglia. A livello professionale il 2024 &egrave; andato sulle ali dell&rsquo;entusiasmo&rdquo;.  Continua nella prossima pagina &nbsp; Lucia Gabani, team Pramac  Nel 2024 nel Team Prima Pramac &egrave; arrivata Lucia Gabani e al suo primo anno ha subito dovuto gestire una situazione tra le pi&ugrave; intense. Dopo aver lavorato cinque anni in Dorna nel settore media e corporate &egrave; approdata nella squadra toscana: &ldquo;Sapevo che sarebbe stato sfidante. Le aspettative erano alte e sapevo di dover essere anch&rsquo;io all&rsquo;altezza. Tanti risultati in pista si ottengono anche con un grande lavoro di squadra. Ognuno dev&rsquo;essere il migliore nel proprio ambito&rdquo;. I riflettori sono sempre stati puntati sul team e su Jorge Martin: &ldquo;Per fare un buon lavoro il gioved&igrave;, il giorno dedicato ai media, &egrave; importante una buona pianificazione&rdquo;&nbsp;ha proseguito Lucia, che all&rsquo;occorrenza ha fatto anche da ombrellina sulla griglia per il campione del Mondo. &ldquo;Sono stati di grandissimo supporto i management dei due piloti: Marc Balsells per Jorge e Manuel Lucchetti nel caso di Franco Morbidelli. L&rsquo;obiettivo &egrave; rendere armonico il lavoro, e le attivit&agrave; per i piloti. Il gioved&igrave; si salta da un punto all&rsquo;altro del paddock per seguire tutte le attivit&agrave;. L&rsquo;organizzazione di interviste esclusive, quindi pi&ugrave; profonde che possono alterare l&rsquo;equilibrio del pilota, si possono fare soltanto gioved&igrave;. Poi i turni sono un po&rsquo; da &lsquo;vigile urbano&rsquo;. Jorge fin dalla prima gara ha avuto tantissima attenzione mediatica. Il mio ruolo &egrave; stato anche quello di proteggere sia lui che il team, nei limiti del possibile. Si tratta anche di trovare un equilibrio tra assicurare un&rsquo;esposizione mediatica senza per&ograve; sovraesporlo. A volte era impossibile passare dal box alla pit lane per il numero di telecamere che c&rsquo;erano!&rdquo;. L&rsquo;organizzazione varia anche a seconda del team: &ldquo;In uno privato numericamente ci sono meno persone, e questa &egrave; la parte romantica, che d&agrave; ancora pi&ugrave; voglia di fare e di aiutarsi reciprocamente. Il mercoled&igrave; facciamo una riunione tra chi si occupa di comunicazione, marketing, coordinamento, hospitality, cos&igrave; abbiamo un&rsquo;idea degli impegni di tutti&rdquo;. Inoltre bisogna conoscere bene i piloti, come Lucia ricorda: &ldquo;I piloti sono comunque uomini. Franky &egrave; una persona pi&ugrave; vicina e aveva tanta voglia di riscattarsi. Jorge mi ha stupita: pensavo fosse un po&rsquo; pi&ugrave; distaccato, invece &egrave; stato subito molto accogliente e gentile. C&rsquo;&egrave; sempre stata molta collaborazione, molto dialogo. Lui &egrave; molto per la condivisione: in pista c&rsquo;erano sempre il pap&agrave; e il suo assistente, spesso c&rsquo;era la fidanzata Maria, la mamma e il fratello sono venuti alcune volte. In questo Franky &egrave; molto riservato, lo vede pi&ugrave; come uno spazio proprio&rdquo;.  Continua nella prossima pagina &nbsp; Artur Vilalta, addetto stampa Ducati  A occuparsi dei media nel team ufficiale Ducati &egrave; Artur Vilalta: &ldquo;Curo la comunicazione del team ufficiale, non soltanto quella dei piloti ma anche del management e di Ducati Corse, quindi Gigi Dall&rsquo;Igna e Mauro Grassilli. Gestisco tutti i messaggi pubblici che diamo, ma anche la comunicazione interna, in questo caso a volte anche tra tutti i team satellite Ducati&rdquo;. Originario di Barcellona, Artur &egrave; arrivato in Ducati grazie a Jorge Lorenzo: &ldquo;Sono in Ducati dal 2017, ma sono addetto stampa del team dal 2019. Prima lavoravo per un&rsquo;agenzia di atleti, quasi tutti calciatori. Venni contattato dall&rsquo;allora manager di Jorge per diventare il suo addetto stampa personale. Quando poi Jorge &egrave; passato in Ducati, qui cercavano una persona spagnola che conoscesse i giornalisti iberici e da l&igrave; sono rimasto&rdquo;. Nel 2025 sar&agrave; lui a gestire la comunicazione della squadra con tutti i riflettori puntati addosso, con Pecco Bagnaia e Marc Marquez: &ldquo;Sar&agrave; una sfida. Avere un nuovo pilota &egrave; sempre un&rsquo;emozione, a prescindere dal fatto che sia Marc. Bisogna conoscere le sue abitudini, capire come gli piace che le cose vengano fatte. Si tratta anche di avere un po&rsquo; di psicologia. A livello di comunicazione li trattiamo allo stesso modo. Ovviamente se un pilota vince di pi&ugrave; ha maggiore visibilit&agrave; e quindi pi&ugrave; richieste&rdquo;. Con Pecco, la Ducati ha conquistato due titoli consecutivi, cosa significa per un addetto stampa? &ldquo;Tanto lavoro extra. In MotoGP, noi addetti stampa siamo ovviamente in secondo piano, ma viviamo le vittorie come parte del team. Vincere un titolo ti fa vivere emozioni particolari. In MotoGP tutte le persone che lavorano per un team sono competitive: quando non si vince, nessuno &egrave; contento. Quella voglia di vincere ce l&rsquo;abbiamo tutti e vogliamo aiutare i piloti per sentire che abbiamo vinto tutti assieme, come una famiglia&rdquo;. Nel 2024, per&ograve;, all&rsquo;ultima gara &egrave; arrivata la sconfitta: "L&rsquo;abbiamo accettata serenamente, non &egrave; stata inaspettata. Da un lato l&rsquo;abbiamo vissuta con normalit&agrave;, dall&rsquo;altro siamo stati contenti per i colleghi Ducati del Team Pramac. Quello che ha dimostrato Pecco nel post-gara di Barcellona era un po&rsquo; il sentimento che avevamo tutti nel team ufficiale. Chapeau per loro, titolo meritato. Ci riproveremo, &egrave; lo sport". Artur lavora per la Casa oggi al vertice della MotoGP e dice: &ldquo;In primis provo un orgoglio incredibile. Lavorare per un&rsquo;azienda come la Ducati ti fa sentire un po&rsquo; speciale, ma senza arroganza. Ti fa capire subito che lavori per un brand particolare, e questo lo dico pensando al primo World Ducati Week che ho vissuto: all&rsquo;epoca non avevamo ancora vinto titoli, quasi non vincevamo le gare, restai veramente impressionato. Mi sto godendo questa fase, lavoro per un costruttore cos&igrave; speciale nel miglior momento della sua parabola sportiva. &Egrave; un mix di orgoglio, responsabilit&agrave; e divertimento&rdquo;. Subito dopo la fine del campionato si &egrave; cominciato a lavorare sulla presentazione del team 2025 che si &egrave; tenuta a Madonna di Campiglio: &ldquo;La Ducati lo faceva in passato e Claudio Domenicali ha spinto molto per rifarlo. &Egrave; molto impegnativo, ma anche molto bello. &Egrave; un privilegio fare qualcosa del genere in un posto unico come le Dolomiti, con questo mix tra giornalisti e sponsor insieme ai piloti. &Egrave; un&rsquo;ulteriore testimonianza del fatto che la Ducati non &egrave; soltanto un brand di moto. Vende moto, ma ci sono emozioni e passione alla base. Per tanta gente &egrave; quasi un modo di vivere&rdquo;.  Continua nella prossima pagina &nbsp; Maider Barthe, Yamaha  Chi invece non vive un momento facile &egrave; la Yamaha, che ha conquistato il titolo con Fabio Quartararo nel 2021, ma da met&agrave; 2022 non vince un GP. Nella seconda met&agrave; del 2024 si &egrave; visto qualche leggero progresso e il francese ha creduto nel progetto per tornare a vincere con la Casa di Iwata. A seguire la comunicazione &egrave; Maider Barthe, che ha lavorato per otto anni in seno alla Dorna, impegnata negli eventi promozionali, e da altrettanto tempo &egrave; in Yamaha: "Ho cominciato con Maverick Vi&ntilde;ales e poi mi hanno affiancata a Fabio, volevano che seguissi un giovane alla prima esperienza in MotoGP". Gli addetti stampa viaggiano in giro per il Mondo in tutti i GP e Maider ammette: &ldquo;&Egrave; sempre pi&ugrave; difficile, anche perch&eacute; ho cominciato che avevo 24 anni e ora ne ho 40. Poi all&rsquo;inizio c&rsquo;erano 18 gare, con soltanto la tripla asiatica. Ora le gare sono di pi&ugrave; e inoltre ogni pilota Yamaha ha 15 giornate promozionali all&rsquo;anno oltre ai GP. Per&ograve; sinceramente &egrave; una passione. &Egrave; triste perch&eacute; perdi gli eventi familiari, ma ti d&agrave; anche tante cose belle. Adesso ho la fortuna di avere il fidanzato nell&rsquo;ambiente (Fonsi Nieto, direttore sportivo del Team Pramac, nde) e la vita privata &egrave; un po&rsquo; pi&ugrave; facile. Mi piace il fatto che non ci siano due giornate uguali, e amo il senso di far parte di un team. &Egrave; un lavoro in cui ognuno d&agrave; il suo apporto per vincere e pi&ugrave; che colleghi siamo una famiglia&rdquo;.  Il suo lavoro, finora, l&rsquo;ha svolto con soltanto due piloti, di cui dice: &ldquo;Lavorare con Fabio &egrave; meraviglioso, &egrave; come stare con mio nipote. Ci conosciamo bene e ci capiamo soltanto con lo sguardo. Maverick &egrave; una bravissima persona, ma la sua relazione con il team non &egrave; sempre stata facile da gestire. Lui era pi&ugrave; &lsquo;esplosivo&rsquo;, se doveva urlare lo faceva, ma il rapporto &egrave; sempre stato molto buono&rdquo;. Anche lei ha provato la sensazione unica di vincere il titolo MotoGP: &ldquo;&Egrave; cos&igrave; bello che &egrave; difficile da spiegare: poi con Fabio sono stata doppiamente felice perch&eacute; era lui&rdquo;. Poi, per&ograve;, sono arrivati i momenti duri: &ldquo;Sono anche andata da uno psicologo sportivo per poterlo aiutare a gestire le emozioni: la frustrazione di un pilota giovane con un talento enorme che si trovava in un momento in cui la moto non rispondeva. Sul mio computer ho sempre l&rsquo;adesivo del numero 1 e soprattutto nel 2022 Fabio mi diceva di toglierlo. Io gli rispondevo che era un campione del Mondo e lo sarebbe stato per tutta la vita. Gli dicevo di non dimenticare mai quello che era riuscito a fare. Fabio &egrave; molto giovane, ma anche molto maturo. &Egrave; umile, ricorda gli sforzi dei suoi genitori, nonostante ormai guadagni tanti soldi, meritati. &Egrave; sempre disponibile con tutti, sorridente con i tifosi, i giornalisti. Non vinciamo da tre anni, ma i fans lo aspettano, indossano il suo merchandising, la gente gli vuole bene. Non ho mai sentito qualcuno parlar male di lui. Va d&rsquo;accordo con tutti i piloti di tutte le classi. &Egrave; una persona speciale&rdquo;.  MotoGP, cosa aspettarsi dalla pattuglia italiana       

Vi raccontiamo la figura che opera dietro le quinte, tra programmi da stilare, emozioni da controllare e appuntamenti da rispettare

MotoGP: l'addetto stampa, l'ombra del pilota

        A gioire al parco chiuso, a soffrire al box o al muretto del Team Gresini, a impegnarsi nel dietro le quinte, a dividersi tra Marc e Alex Marquez, a mettere tutto se stesso in questo 2024 in prima linea c&rsquo;&egrave; sempre stato lui. Michele Masini &egrave; sempre stato uomo di fiducia di Fausto Gresini, incontrato per la prima volta nel 2006: due anni dopo &egrave; stato assunto in azienda e da quando Nadia Padovani ha preso le redini della Gresini Racing ricopre il ruolo di direttore sportivo. Come riassumi questo 2024 con Marc Marquez in squadra?&laquo;&Egrave; stato troppo breve per noi. A livello di emozioni, cos&igrave; come a sotto l&rsquo;aspetto professionale e quello sportivo &egrave; stato intenso e pieno di soddisfazioni. Alla fine dell&rsquo;anno c&rsquo;erano Marc terzo e Alex ottavo e sono state anche le prime due Desmosedici GP23 in classifica, cosa da non sottovalutare. Siamo stati il terzo team pi&ugrave; forte del Mondiale, abbiamo ottenuto quasi 250 punti in pi&ugrave; rispetto al Team VR46. &Egrave; stato veramente un anno memorabile. Chiaro che poi ogni riferimento va anche alla presenza di Marc Marquez&raquo;. Qualcosa che non passa inosservato.&laquo;Nel nostro piccolo abbiamo scritto pagine importanti della storia. Non c&rsquo;era mai stato un precedente di questo tipo, che un pilota del suo calibro potesse raggiungere un team privato come il nostro. Sapevamo che era solamente un anno di contratto, abbiamo comunque provato in tutti i modi a tenerlo. Non ce l&rsquo;abbiamo fatta, per&ograve; siamo davvero orgogliosi di aver portato alla squadra ufficiale un altro pilota dopo Enea Bastianini, e direi anche dopo Fabio Di Giannantonio, che alla fine ha avuto un contratto diretto con la Casa&raquo;. &nbsp; Che tipo di persona hai trovato in Marc Marquez?&laquo;Umile e gentile. Di famiglia hanno un&rsquo;umilt&agrave; pazzesca. Sono due ragazzi incredibili, lui e Alex, che vivono la loro vita per le corse. Non hanno grilli per la testa, pensano solamente a stare bene con gli amici. A loro piace sorridere e far sorridere la gente. Poi quando si mettono nei panni dei piloti sono due professionisti&raquo;. Come sono caratterialmente? &laquo;Molto diversi. Alex &egrave; una persona un po&rsquo; pi&ugrave; sensibile, ha bisogno di molta serenit&agrave; e che tutto intorno a lui vada bene. Marc &egrave; una macchina da guerra: la pressione la sa gestire e l&rsquo;ha sempre avuta, se gliene dai un pizzico in pi&ugrave; gli fa soltanto bene. &Egrave; una famiglia con il profilo come il nostro. &Egrave; stata un&rsquo;unione vincente&raquo;. Delle tre vittorie di Marc, qual &egrave; stata la pi&ugrave; speciale?&laquo;La prima di Arag&oacute;n &egrave; stata la pi&ugrave; emozionante per lui. &Egrave; stata la sua vittoria sportiva, perch&eacute; facciamo fatica a capire quello che pu&ograve; aver passato in quei quattro anni dopo l&rsquo;infortunio. Per noi, invece, la pi&ugrave; bella &egrave; stata quella di Misano, e Marc l&rsquo;ha riconosciuto. C&rsquo;&egrave; stata un&rsquo;esplosione di gioia nel box. Ha avuto anche un sapore di liberazione perch&eacute; ci ha dato, una settimana dopo il primo successo, la conferma&raquo;. Quando hai saputo che Marc sarebbe arrivato da voi, ti aspettavi quello che &egrave; poi effettivamente successo?&laquo;Tutti svolgiamo questo mestiere con un chiaro obiettivo: vincere il Mondiale. Marc arrivava da una situazione molto diversa, non era competitivo da tempo e l&rsquo;abbiamo visto abbastanza sofferente nei primi approcci. L&rsquo;obiettivo che mi ero prefissato &egrave; stato centrato, ed &egrave; quello che ci aveva un po&rsquo; fatto intendere lui, che voleva ritrovarsi e tornare a divertirsi. Sentire queste cose da Marc per me oggi vale pi&ugrave; di un Mondiale. Mi aspettavo che il nostro ambiente potesse dare a Marc quello che cercava, cos&igrave; &egrave; stato&raquo;. &nbsp;  Lavorare con un pilota del suo calibro &egrave; stato facile o difficile?&laquo;&Egrave; stata un bella sfida. Ha portato tanta esperienza e professionalit&agrave; in pi&ugrave;, conoscenze che prima non avevamo. &Egrave; un pilota molto esigente, sa quello che vuole e ci ha fatto vivere in maniera un po&rsquo; diversa i vari momenti tecnici, perch&eacute; &egrave; di una precisione assoluta nei feedback. Lavorare con lui, a livello professionale, significa aver raggiunto l&rsquo;apice delle nostre carriere&raquo;. Cosa ha portato in pi&ugrave; il fatto di lavorare con una coppia di fratelli? &laquo;In pista e nel box ognuno faceva il proprio lavoro, ma c&rsquo;&egrave; sempre stato uno scambio di opinioni, di dati, di confronti. &Egrave; stato un anno umanamente, oltre che sportivamente, eccezionale. Nel nostro sport succede tante volte che magari in una met&agrave; del box si gioisce e nell&rsquo;altra met&agrave; ci si aspettava di pi&ugrave;. Quindi devi sempre dividere le emozioni. In questo, loro ci hanno dato una grandissima mano. Sono due fratelli che si vogliono un bene dell&rsquo;anima. Ognuno di loro darebbe tutto per far stare bene l&rsquo;altro. &Egrave; stata un po&rsquo; la famiglia del &ldquo;mulino bianco&rdquo;, come ha detto Nadia qualche volta&raquo;. Tra l&rsquo;altro avete vissuto un&rsquo;emozioneunica in Germania, quando entrambi sono saliti sul podio.&laquo;Anche l&igrave; abbiamo scritto la storia. C&rsquo;&egrave; stato un casino incredibile al parco chiuso. C&rsquo;eravamo soltanto noi, praticamente: una macchia celeste che si vedeva dall&rsquo;alto. &Egrave; stato bellissimo e per loro &egrave; stato un momento unico, che purtroppo nel 2020 non avevano potuto celebrare&raquo;. Cosa pensi che Marc abbia insegnato ad Alex?&laquo;Quest&rsquo;anno avevamo una moto un po&rsquo; pi&ugrave; difficile per lo stile di guida di Alex. Marc era l&rsquo;unico pilota Ducati che non aveva esperienza con la versione precedente, quindi si &egrave; adattato da zero. Alex ha impiegato di pi&ugrave; e ha potuto anche apprendere un po&rsquo; da Marc. Nei momenti peggiori ha avuto accanto a s&eacute; un fratello che gli ha sempre dato conforto tecnico e umano. Alex ha vinto due titoli e sa come si gestiscono queste situazioni. Ne &egrave; uscito molto pi&ugrave; forte. Sono molto fiducioso per l&rsquo;anno prossimo, spero si sia fatto una bella corazza&raquo;. Come vi siete salutati con Marc Marquez?&laquo;Non ci siamo ancora salutati reciprocamente. Lo abbiamo fatto per un mese di fila, per&ograve; adesso il bello &egrave; che diventa il nostro vicino di box. Quando siamo arrivati a Barcellona mercoled&igrave;, per l&rsquo;ultimo GP, abbiamo fatto una cena di gruppo, in cui ci sono stati discorsi abbastanza emozionanti. Gioved&igrave; ci sono stati momenti un po&rsquo; pi&ugrave; intimi solamente con la squadra di Marc. E come avete potuto vedere quest&rsquo;anno il tema della comunicazione del nostro team era quello di fare &ldquo;cinema&rdquo; e l&rsquo;abbiamo fatto alla grande. Dargli il premio di miglior attore protagonista per noi &egrave; stato il significato della stagione perch&eacute; c&rsquo;&egrave; stato un campione del Mondo, per&ograve; per noi il vero protagonista &egrave; stato Marc. &Egrave; sempre stato al centro dei riflettori in modo positivo. Per noi quel premio ha un valore immenso. E poi, come consuetudine, si impacchettano le persone che cambiano team e le si trasportano direttamente nel box affianco&raquo;. Ci sono stati parecchi momenti di festa, da cosa nascevano?&laquo;Non c&rsquo;&egrave; niente a copione, tutto improvvisato. Noi siamo cos&igrave;. Questa cosa ci viene da Fausto e Nadia l&rsquo;ha saputa tramandare alla grande. Ci piace tanto fare festa. Per esempio ricordo quanto avvenuto al Mugello: la domenica eravamo tecnicamente inferiori, non si poteva fare di pi&ugrave;, Marc ha fatto il possibile, il podio ci &egrave; sfuggito. Non eravamo contenti, per&ograve; la sera in hospitality si cerca sempre qualcosa per allietare un po&rsquo; la giornata, cos&igrave; sono arrivato al suo tavolo a consegnargli la medaglia di legno fatta con un tagliere del salame. &Egrave; stata apprezzata e Marc la conserva a casa di fianco ai suoi trofei mondiali. Anche questo &egrave; incredibile, ma Marc &egrave; cos&igrave;. Cerchiamo sempre di conservare la nostra leggerezza, un modo per sdrammatizzare sempre tenendo presente che quella medaglia di legno fa male. Gli ho detto poi che ogni volta che partiva da casa per venire a un GP doveva guardarla perch&eacute; quella l&rsquo;aveva presa e non volevamo farne una collezione. Lo stesso Marc mi ha insegnato che puoi rimanere arrabbiato quei cinque minuti, poi te la devi far passare e pensare a come dare il massimo per quello che viene. Devi essere molto &ldquo;smart&rdquo; nel cambiare atteggiamento, senza perdere la mentalit&agrave; vincente&raquo;. Secondo te Fausto come avrebbe vissuto questo 2024?&laquo;Esattamente come l&rsquo;abbiamo vissuto noi. Se lo sarebbe goduto ogni singolo giorno. Avrebbe aggiunto ancora pi&ugrave; casino alle nostre feste. Penso che debba essere orgoglioso di tutto il percorso che abbiamo fatto. Non c&rsquo;&egrave; stato un anno in cui non abbiamo raccolto grandi risultati&raquo;. &nbsp;  Con quale spirito arrivate al 2025 con Alex Marquez e il debuttante Fermin Aldeguer?&laquo;Io sono carichissimo perch&eacute; Alex &egrave; super confermato: &egrave; proprio il pilota giusto per noi e pu&ograve; arrivare a grandi risultati. Fermin &egrave; un giovane con molto talento, che abbiamo iniziato a scoprire. &Egrave; curiosissimo, &egrave; un nuovo libro da scrivere. Dopo una presenza ingombrante in tutti i sensi come quella di Marc, Aldeguer &egrave; il pilota giusto al momento giusto. Abbiamo due anni insieme a lui per fare le cose con la dovuta calma. Crescerlo nel migliore dei modi. Avremo una squadra molto forte&raquo;. Si conoscono tra loro?&laquo;S&igrave;. Per noi &egrave; importantissimo anche il profilo umano. Quello che non deve cambiare &egrave; il clima all&rsquo;interno del nostro ambiente, il rispetto non deve mai mancare. Questo vale tra piloti, meccanici e tutta la squadra. Sono contento, sono due giovani che vanno d&rsquo;accordo&raquo;. Cosa ha lasciato Marc a Michele Masini?&laquo;Da un punto di vista umano mi hanno stupito molto la sua umilt&agrave; e la sua sensibilit&agrave;. Lui ha sempre un momento e una parola per tutti. Non ha mai trascurato un fan, nessuno. &Egrave; molto riconoscente verso tutti coloro che contribuiscono al suo sogno. E al tempo stesso &egrave; una persona divertentissima. Dal punto di vista professionale mi ha aperto gli occhi perch&eacute; &egrave; uno sportivo che non si arrende davanti a niente. Ha sempre in mente l&rsquo;obiettivo ed &egrave; determinazione pura. Lo vedi da come parla, da come chiede le cose, da come &egrave; autorevole nei commenti. &Egrave; un vero leader all&rsquo;interno del box. Ha uno sguardo magnetico, anche se ti deve chiedere un panino, te lo chiede sempre con la stessa determinazione. &Egrave; unico e spero di poter riuscire un po&rsquo; a insegnare le cose che ho appreso da lui ai piloti che avr&ograve;. C&rsquo;&egrave; tanto da imparare da un ragazzo come Marc&raquo;. MotoGP, Marc Marquez lascia Red Bull ma non sar&agrave; uomo Monster Energy       

L'otto volte iridato ha passato un anno nel team Gresini e in un'intervista esclusiva il direttore sportivo ci ha raccontato il suo 2024

L’eredità di Marc Marquez raccontata da Michele Masini

        Ha pi&ugrave; di 100mila follower su Instagram Maria Monfort Matutes, la fidanzata di Jorge Martin, il nuovo campione del mondo di MotoGP. Elegante nella sua semplicit&agrave;, sempre sorridente e gentile con tutti nel paddock, &egrave; lei la donna che lo spagnolo ha al suo fianco da poco pi&ugrave; di due anni e che spesso lo segue in pista.  Le origini di Maria Monfort Matutes  Negli ultimi appuntamenti stagionali Maria l&rsquo;abbiamo sempre vista nel box a &ldquo;soffrire&rdquo; per il suo Jorge durante le gare, e a festeggiarlo al parco chiuso subito dopo. Ventidue anni, il suo nonno materno &egrave; Abel Matutes, colui che ricopr&igrave; il ruolo di ministro degli affari esteri durante il primo mandato di Jos&eacute; Mar&iacute;a Aznar e oggi proprietario dei pi&ugrave; famosi alberghi nell&rsquo;isola di Ibiza. L&igrave; dove lei &egrave; nata e cresciuta e dove con Jorge trascorre weekend e vacanze. Di cosa si occupa la fidanzata di Jorge Martin  Maria sta percorrendo le orme familiari ed &egrave; impegnata nello studio per poter arrivare a essere anche lei una buona imprenditrice nella solida azienda di famiglia. Oltre a essere ora una influencer e ad avere una grande passione per la moda. La sua vita si divide tra Madrid, Ibiza a Andorra, dove vive Martin, anche se per ora non hanno in programma di andare a convivere.&nbsp;  MotoGP, Martin festeggia il titolo cos&igrave;: "Come diceva Berlusconi..."       

Dietro a un grande uomo, c&rsquo;&egrave; sempre una grande donna, scriveva Virginia Woolf. Conosciamo meglio la compagna del campione del mondo

Chi è la fidanzata di Jorge Martin, il campione MotoGP 2024

        Avete mai visto un pilota che, non appena toccato il suolo del suo Paese dopo aver vinto un campionato del Mondo, salta in sella a una moto e sfila per strada tra un burnout e un&rsquo;impennata assieme ai suoi tifosi? Probabilmente no, e questa &egrave; una delle tante ragioni che rendono Toprak Razgatlioglu unico. Unico per il suo stile, i suoi numeri, e persino per la discrepanza tra il Toprak in pista &ndash; famelico, esuberante, spettacolare &ndash; e quello fuori, sempre all&rsquo;insegna di tranquillit&agrave; e rilassatezza. Un po&rsquo; come dopo il fine settimana dell&rsquo;Estoril, quando con il Mondiale ormai in pugno sembrava la persona con meno pensieri di tutto il paddock. &ldquo;Sono sempre euforico prima delle gare&rdquo; ci ha raccontato in quel momento. &ldquo;Mi concentro soltanto sul mio lavoro e su come divertirmi in moto. Sento di imparare sempre qualcosa in pi&ugrave; gara dopo gara&rdquo;. Pochi giorni e a Jerez &egrave; arrivato il secondo titolo in Superbike, il primo con la BMW, al termine di una cavalcata che l&rsquo;ha visto trionfare pur saltando un sesto delle manche stagionali (sei su 36) per via del pneumotorace di Magny-Cours. Passa alla prossima pagina MotoGP, GP Barcellona: aste e donazioni per aiutare Valencia continua a leggere l'articolo nella prossima pagina &nbsp; Il fenomeno Toprak Razgatlioglu  Chiss&agrave; se qualcuno &ndash; a parte Kenan Sofuoglu, che ha sempre creduto ciecamente nel proprio allievo &ndash; aveva anche soltanto immaginato che Toprak sarebbe diventato tutto questo quando si present&ograve; per la prima volta in una griglia di partenza del paddock SBK. Correva l&rsquo;anno 2014 e sulla seconda casella dello schieramento fece capolino il ragazzo turco, tanto alto quanto magro, in sella alla Kawasaki del Team Bike Service di Stefano Morri, che quel giorno lo ricorda ancora come fosse ieri, soltanto per quell&rsquo;ultima gara del campionato Stock 600. Una gara che il diciassettenne Razgatlioglu vinse. Sembra ieri anche perch&eacute; le peculiarit&agrave; di Razgatlioglu &ndash;&nbsp;la capacit&agrave; nel corpo a corpo, la velocit&agrave; e soprattutto le frenate con il posteriore intento a spazzolare l&rsquo;asfalto a pi&ugrave; riprese &ndash; c&rsquo;erano gi&agrave;. Quelle stesse frenate che i pi&ugrave; scettici ritenevano impossibili in sella alla BMW, meno maneggevole e pi&ugrave; scorbutica rispetto alla Yamaha R1 che Toprak maneggiava come una BMX, sono rimaste il suo marchio di fabbrica anche nel 2024. Tra quel primo squillo, forte e chiaro, e il secondo titolo in Superbike di cose ne sono accadute, e soprattutto Toprak &egrave; diventato il volto del campionato. Anche senza vincere sempre, ma il successo finale &egrave; soltanto una componente della notoriet&agrave;. A risaltare, per una sorta di Kevin Schwantz del Bosforo, &egrave; infatti la sua spettacolarit&agrave;, mai fine a se stessa, tranne che per gli stoppie esibiti a pi&ugrave; riprese per festeggiare i successi. Una vena funambolica che il turco ha ereditato dal padre Arif, per tutti in Turchia &ldquo;Tek Teker&rdquo; ossia letteralmente &ldquo;una ruota&rdquo;: un talento che il padre aveva trasformato in un lavoro, lo stuntman, prima che un incidente stradale in motocicletta lo portasse via a Toprak &ndash; e non soltanto &ndash; nel novembre 2017, pochi mesi prima che il figlio debuttasse in Superbike. Quello stesso talento funambolico Toprak lo ha reso parte integrante del suo stile di guida, emerso subito in modo prepotente in SBK. I primi podi sono arrivati gi&agrave; nella stagione di debutto, le prime vittorie l&rsquo;anno successivo. Manuel Puccetti &ndash; che per primo ha avuto Toprak in SBK dopo l&rsquo;avventura insieme in Stock 1000 &ndash; ha sempre definito &ldquo;speciale&rdquo; il turco, anche per via di un rapporto consolidatosi negli anni e forte ancora oggi. Per il primo titolo, per&ograve;, Razgatlioglu ha dovuto cambiare team e soprattutto moto, dalla Kawasaki alla Yamaha. Continuando a stupire, una sua grande prerogativa. Lo fece in quella gara di Magny&ndash;Cours nel 2014, si &egrave; ripetuto a Phillip Island nel 2020, quando ha vinto al primo tentativo con la R1, e ha sorpreso &ndash; o per meglio dire scritto la storia &ndash; conquistando il titolo al primo colpo con la BMW. I suoi due Mondiali hanno un sapore speciale, anche perch&eacute; il turco non ha certo vinto con le Case pi&ugrave; abituate a primeggiare in SBK: per la BMW &egrave; stata la prima volta assoluta, mentre in Yamaha c&rsquo;era stato un solo precedente, con Ben Spies. &ldquo;Il primo titolo l&rsquo;ho dedicato a mio padre &ndash; ha raccontato nel sabato di Jerez &ndash; questo lo dedico a me stesso. Magari il prossimo sar&agrave; per mio fratello, per il momento so soltanto che il prossimo anno user&ograve; il numero 1. L&rsquo;ho fatto in Yamaha ed &egrave; giusto farlo anche in BMW, se lo meritano&rdquo;.  Passa alla prossima pagina &nbsp; Toprak Razgatlioglu, l'eroe della Turchia  Ma se Spies era un po&rsquo; l&rsquo;antieroe, poche parole e tanto gas, Toprak rappresenta tanto altro per i tifosi e, soprattutto, il campionato. Un mix fatto anche di ironia, nascosta dietro un&rsquo;espressione seriosa ma esplosa con le numerose scenette per i successi 2024, l&rsquo;abbigliamento a volte sui generis e soprattutto l&rsquo;educazione verso tifosi, addetti ai lavori e quei media a cui difficilmente il turco si nega. E in fondo piace anche l&rsquo;assenza di diplomazia: a fronte di modi gentili, Toprak non lesina le stoccate dialettiche. Ne sa qualcosa la Yamaha. &ldquo;I miei test con la M1 non sono stati veri test&rdquo; ha raccontato il turco nelle settimane successive alla due giorni di Jerez nell&rsquo;aprile dell&rsquo;anno scorso. &ldquo;Dopo il primo giorno non ero nemmeno sicuro di continuare. Quelli di Bautista con la Ducati sono stati test&rdquo;. Mentre nel round di Portimao aveva definito la sua R1 &ldquo;Come una Supersport sul dritto, se paragonata alla Ducati&rdquo;. Alle parole sono sempre seguiti i fatti, dato che entrambi i suoi trasferimenti sono stati burrascosi: nel caso dell&rsquo;addio alla Kawasaki &egrave; stata decisiva la panchina forzata imposta dal costruttore di Akashi alla 8 Ore di Suzuka del 2019, in quello alla Yamaha i gi&agrave; citati test MotoGP organizzati con mezzi modesti e un seguito pressoch&eacute; nullo. Il volto tranquillo e lo spirito giocoso non devono far dimenticare la crescita di Toprak agli ordini del suo maestro, l&rsquo;inflessibile Sofuoglu, senza il quale con ogni probabilit&agrave; non avremmo visto Razgatlioglu su questi palcoscenici. Negli anni Kenan non si &egrave; mai risparmiato nelle dichiarazioni, e questo in parte &egrave; stato tramesso anche al suo principale pupillo. Parole schiette e senza filtri, un po&rsquo; come le battaglie che vanno in scena pressoch&eacute; ogni giorno presso la pista privata di Sofuoglu in Turchia, dove la cantera turca &ndash; formata anche dai gemelli &Ouml;nc&uuml; e Bahattin Sofuoglu &ndash; cresce con ormai due maestri, dato che anno dopo anno Toprak appare sempre meno un allievo e sempre pi&ugrave; un docente, da stella in grado di far impazzire la Turchia. Dall&rsquo;esterno, infatti, non &egrave; scontato comprendere l&rsquo;impatto dei successi di Razgatlioglu sulla cultura popolare e sportiva turca, ma vedere centinaia di persone ad attenderlo all&rsquo;aeroporto di Istanbul dopo il secondo titolo lascia intendere la sua notoriet&agrave;. Grazie anche al peso di Sofuoglu nella scena politica turca, Razgatlioglu &egrave; divenuto uno degli sportivi pi&ugrave; amati e seguiti del Paese, capace di catalizzare l&rsquo;attenzione come pochi altri. &ldquo;So che vi saranno tanti megaschermi in diverse citt&agrave; per seguire la gara&rdquo; raccontava con un pizzico di orgoglio al termine del venerd&igrave; di Jerez, meno di 24 ore prima che quelle stesse persone festeggiassero il titolo di un ragazzo che per il suo Paese si &egrave; anche rimboccato le maniche, e non per modo di dire. Toprak, infatti, &egrave; andato in prima persona ad aiutare le popolazioni colpite dal sisma nel febbraio dello scorso anno. Tale seguito non &egrave; per&ograve; bastato per riportare la Turchia nel calendario Superbike &ndash; &ldquo;Vincere l&igrave; sarebbe stato pi&ugrave; importante che conquistare il titolo&rdquo; ha ammesso Toprak &ndash; ma il campionato ha comunque allargato il bacino di utenza, grazie al nuovo Re, capace prima di interrompere il dominio di Jonathan Rea e poi quello di Alvaro Bautista.  Passa alla prossima pagina &nbsp; Toprak Razgatlioglu: ora la MotoGP?  E chiss&agrave; che non arrivi anche lo sbarco in MotoGP. Se c&rsquo;&egrave; un pilota delle derivate di serie che ha davvero dimostrato di poter ambire al cambio di paddock &egrave; proprio il turco, per il quale per&ograve; la strada verso la MotoGP si &egrave; rivelata pi&ugrave; dissestata del previsto. Complice l&rsquo;aut aut di Sofuoglu, che ha ristretto il campo delle possibilit&agrave;: &ldquo;Vogliamo soltanto una moto ufficiale&rdquo;. I gi&agrave; citati test con la Yamaha, dopo quelli &ldquo;premio&rdquo; per il titolo 2021 ad Arag&oacute;n, hanno posto la pietra tombale sulle speranze di vedere Toprak in GP con la Casa di Iwata &ndash; a meno di un ritorno di fiamma con la promozione di un suo estimatore come Paolo Pavesio al posto di Lin Jarvis &ndash; e le possibilit&agrave; di un salto sulla Honda nel 2025 si sono spente in fretta. La MotoGP potrebbe per&ograve; necessitare di un personaggio come Toprak, dirompente pur senza alzare la voce, tra staccate al limite e personalit&agrave;. Sofuoglu ha rilanciato di recente la corsa alla MotoGP per il 2026, ma prima dell&rsquo;eventuale salto Toprak il funambolo potrebbe regalare ulteriori sorprese al paddock delle derivate. &ldquo;Magari potrei vincere il titolo con un&rsquo;altra Casa&rdquo; ha detto a Jerez. &ldquo;Non mi dispiacerebbe, e ho tanti anni di carriera davanti a me. Magari andr&ograve; in MotoGP, per ora so soltanto che il prossimo anno sar&ograve; ancora in BMW&rdquo;. Per gratitudine, la Casa tedesca si &egrave; mostrata disposta a soddisfare la richiesta del suo campione (&ldquo;Vorrei ricevere la moto del titolo, da mettere in casa&rdquo;) e difficilmente dimenticher&agrave; tanti momenti di questo 2024. Tre in particolare: la prima vittoria di Toprak a Barcellona, il giorno del titolo e l&rsquo;incidente di Magny&ndash;Cours, che in pochi attimi avrebbe potuto cambiare il corso della storia. E invece il recupero &egrave; arrivato in tempo per conquistare un alloro meritato, come testimoniato dal record di tredici successi di fila prima della caduta in Francia. Un titolo festeggiato uscendo da una navicella spaziale, a Jerez, perch&eacute; Toprak &egrave; stato il vero alieno di questa stagione, e promette di esserlo ancora. "In tanti dubitavano di me quando ho scelto la BMW, parlavano di carriera finita o missione impossibile. Si sono ricreduti. Sapevo che, vincendo in BMW sarei diventato leggenda". Missione compiuta.  Jorge Lorenzo: "Bagnaia un gentleman su Valencia" | EICMA 2024       

Un campione di razza capace di vincere con stile, come all&rsquo;esordio internazionale nella Stock, nel 2014, e come nel 2024 da dominatore con la BMW

SBK, Toprak Razgatlioglu: dieci anni da fenomeno

        Marc Marquez si &egrave; preso il venerd&igrave; della MotoGP di Phillip Island. Frase perentoria e secca, a dispetto di una guida morbida e gentile. Il numero 93 adora il saliscendi situato sul Mar di Tasmania, per un motivo ben preciso: "Vi sono curve sinistrorse, nelle quali posso usare il freno posteriore e piede. Ecco perch&eacute; mi trovo bene. Invece, nelle pieghe a destra fatico: non riesco a usare il freno posteriore a pollice. Nelle piste che girano perlopi&ugrave; a sinistra mi sento meglio e pi&ugrave; forte, ma sfortunatamente quasi tutti i tracciati vanno a destra". Marquez lo sa: gli altri Ducatisti non rimangono a guardare Sinistra o destra, resta il primato segnato dal portacolori Gresini, su un asfalto completamente nuovo: "Il mio punto forte nella guida &egrave; proprio questo" spiega "partire subito forte, esatto. Poi, per&ograve;, rimango l&igrave;, e tutti gli altri arrivano e, a volte, mi sorpassano. Ecco il mio problema. La pista mi piace, l'ora di lavoro &egrave; stata dura. Comunque sono contento di aver cominciato bene". Domani ci saranno le qualifiche, seguite immediatamente dalla Sprint. E domenica il Gran Premio. Ecco la previsione: "Sul passo gara, posso dire questo: sino al quindicesimo giro siamo a posto. Il fatto che alla fine ne mancano ancora 15. Sar&agrave; importante quindi capire le gomme e quale mescola usare. Nell'ultimo tentativo ho avuto un warning, e anche nella prova di lpartenza ho tribolato. Dobbiamo capire se &egrave; un suo problema, mio o della pista". Trovarsi davanti mica significa avercela gi&agrave; fatta. Infatti: "Macch&eacute;,&nbsp;Jorge Martin e Pecco Bagnaia arriveranno su sicuramente, anche Marco Bezzecchi &egrave; veramente forte, pure mio fratello Alex &egrave; da considerare. Vediamo, ma una cosa &egrave; certa: l'importante che Ducati sia leader".         

Marc, primo venerd&igrave;, spiega come sia forte sino a met&agrave; gara: "Per&ograve; Martin, Bagnaia, Bezzecchi e Alex arriveranno. Potrebbero superarmi"

MotoGP, Marquez: "Per 15 giri sono a posto. Ma poi ne mancano altri 15"

        Quarto posto al traguardo per Franco Morbidelli che porta altri punti nell&rsquo;economia del suo campionato nell&rsquo;ottica della prossima stagione sempre in sella alla GP24 nel team VR46&nbsp; &ldquo;Ci sono stati un sacco di momenti durante la gara &ndash; esordisce Morbidelli a Sky &ndash; da met&agrave; gara ho iniziato a far fatica con la gomma davanti, mi sono intimidito un po&rsquo; in frenata, pi&ugrave; in inserimento, ho iniziato a rallentare un po&rsquo;. Sono arrivati prima Bastianini, poi Bezzecchi ed infine Bagnaia, ho cercato di resistere il pi&ugrave; possibile per prendere il miglior risultato. E&rsquo; stato bello stare davanti e soffrire in quel modo ha ripagato.&rdquo;&nbsp; Morbidelli tra le difficolt&agrave; da met&agrave; gara in poi e il mettere insieme il puzzle  Come ha detto lo stesso italo-brasiliano, da met&agrave; gara in poi ha iniziato a soffrire con la soft all&rsquo;anteriore contro la hard anteriore dei piloti dietro di s&eacute;. &ldquo;Avevo un set up molto gentile sulle gomme da venerd&igrave;, mi sono trovato molto bene perch&eacute; volavo con la soft davanti ed ho deciso di non cambiare nulla. Gli altri hanno migliorato decidendo di rischiare con la hard davanti. Ad un certo punto della gara lunga ho iniziato a fare tanta fatica a gestire la gomma davanti. Prima che Bagnaia mi passasse sono andato un po&rsquo; lungo alla 7 facendo poi male 8 e 9 e Pecco mi ha passato in staccata alla 10.&rdquo;&nbsp; Sul rimettere insieme i pezzi del puzzle spiega: &ldquo;E&rsquo; stato un inizio anno molto difficile. Recuperare non &egrave; stato semplice, c&rsquo;erano molte cose che dovevo capire della moto nuova e un sacco di cose che dovevo azzeccare per stare davanti. Stare davanti non &egrave; semplice, bisogna fare un weekend quasi perfetto, ancora devo trovare la consistenza per metterli tutti insieme i pezzi del puzzle perch&eacute; anche questo weekend andavo molto forte ma ho sbagliato la qualifica. Ancora stiamo lavorando per metterli tutti insieme ma siamo ad un ottimo livello.&rdquo; Morbidelli e la battaglia con Bezzecchi e Bagnaia  Negli ultimi giri della gara, Morbidelli si &egrave; trovato a confrontarsi con i suoi compagni di ranch Bezzecchi e Bagnaia, perdendo il posto sul podio proprio da Pecco. &ldquo;Sia Pecco che Marco sono due ossi durissimi, due campioni. E&rsquo; un onore potersi sfidare con loro tutti i giorni in palestra, in allenamento, con le moto da allenamento e al ranch e anche qui in MotoGP. Nelle gare vere in MotoGP ha un sapore tutto diverso e anche tutto il pubblico pu&ograve; vedere quanto sono belle le nostre battaglie. Speriamo di farne tantissime altre per la vittoria e le prime posizioni.&rdquo;        

&ldquo;Ho cercato di resistere il pi&ugrave; possibile per prendere il miglior risultato&rdquo; ha commentato Morbidelli dopo il quarto posto nella gara lunga

GP Indonesia, Morbidelli: “Stare davanti non è semplice, devo ancora trovare consistenza"

        La MotoGP si appresta a tornare sul tracciato di Misano per il secondo appuntamento consecutivo, un contesto tecnico particolare dal momento che tecnici e piloti si ritrovano su un circuito nella quale dispongono di molti dati acquisiti, sia dallo scorso Week-end di gara che dal recente test effettuato: "Il fatto che conosciamo gi&agrave; gomme, dati e altre dinamiche relativamente alla situazione tecnica &egrave; positivo, ma &egrave; anche vero che tutti i piloti saranno pi&ugrave; competitivi e quindi il livello sar&agrave; pi&ugrave; alto. Inoltre dovrebbe fare meno caldo e quindi non dovremmo avere molti problemi con l'anteriore e questo potrebbe facilitare una gara di gruppo".&nbsp; Bagnaia ha poi proseguito parlando della sua situazione attuale, soprattutto fisica: "Rispetto allo stesso punto della passata stagione adesso mi sento meglio dal punto di vista fisico. La nostra esperienza ci d&agrave; la motivazione e la capacit&agrave; di restare sotto pressione. Credo che il titolo si risolver&agrave; solo a Valencia, cercheremo di fare un buon lavoro. Le novit&agrave; tecniche provate nei test di Misano sono relative alla prossima stagione non a quella corrente, abbiamo trovato tante cose positive ma non siamo ancora pronti per usarle". MotoGP orari GP Misano 2024: programmazione Sky e TV8 L'encomio di Bagnaia per Luca Salvadori L'alfiere Ducati &egrave; poi tornato sull'argomento Marquez, relativamente ai fischi ricevuti sul podio di Misano e prendendo le distanze dalle parole di Valentino Rossi rilasciate nel podcast di Andrea Migno: "Gli haters continueranno sempre ad odiare, i fischi sono una mancanza di rispetto. Noi piloti diamo il nostro massimo di volta in volta. Ad ogni modo voglio dire che queste cose non succedono sono in Italia, a me &egrave; successo quando ho vinto a Barcellona. Sarebbe bello se il nostro sport fosse un po' pi&ugrave; pulito. Valentino e Marquez? Io sono fuori da questa situazione, inoltre&nbsp;ai tempi non giravo in MotoGP e non mi interessa". Non poteva mancare il toccante ricordo dell'amico Luca Salvadori: "Abbiamo perso una persona molto importante, un amico. Abbiamo spesso cenato insieme, era un ragazzo molto gentile, gli volevamo tutti bene. Inoltre era divertente oltre che un grande appassionato, seguivo sempre i suoi video per il modo che aveva di parlare del motorsport e per la positivit&agrave; che trasmetteva, ci mancher&agrave; molto. Prover&ograve; a portare con me quello che portava e che dava alle persone". Il futuro di Bagnaia: "Vorrei concludere la carriera in Ducati ma mai dire mai" Parlando del suo futuro, Bagnaia non ha chiuso le porte a nuove sfide, sebbene l'obiettivo primario sia quello di restare in Ducati: "Io amo la Ducati e la Ducati mi ama per&ograve; nella vita mai dire mai, lo abbiamo visto con Marquez. Un domani chiss&agrave;, potrebbe cambiare qualcosa ma adesso la mia ambizione &egrave; quella di continuare con questi colori anche perch&eacute; sono innamorato della Ducati sin da bambino. Mi piacerebbe condividere tutta la mia carriera con la Ducati". L'obiettivo per il week-end &egrave; quello di cercare di migliorare i risultati ottenuti a Misano 1: "Non firmerei per lo stesso risultato di Misano 1, soprattutto se Martin &egrave; davanti. Se fosse alle mie spalle forse s&igrave;, ad ogni modo proverai di tutto per vincere. Questo sar&agrave; il mio GP numero 100 e potrebbe anche equivalere alla centesima vittoria per la Ducati, per&ograve; allo stesso tempo non voglio prendere troppi rischi, dobbiamo stare attenti".&nbsp;  MotoGP 2025, ufficiale Miller in Yamaha con Pramac       

Il campione del mondo &egrave; in cerca di riscatto e punta alla centesima vittoria Ducati alla sua centesima gara e un contratto a vita...

GP Emilia Romagna, Bagnaia: "I fischi a Marquez? Sono una mancanza di rispetto"

        Arriva con qualche minuto di ritardo, complice un&rsquo;acquazzone, e prima di raggiungerci per l&rsquo;intervista Massimo Bartolini viene fermato da Fabio Quartararo che lo prende in giro. I due ridono e scherzano un attimo in hospitality e si percepisce subito un&rsquo;atmosfera serena e distesa in Yamaha, inattesa pensando ai risultati di Iwata e alle lamentele di El Diablo. La Yamaha &egrave; la nuova casa di Bartolini, che ha archiviato l&rsquo;esperienza in Ducati accettando la proposta del ruolo di direttore tecnico: &ldquo;Ho cominciato qui a met&agrave; gennaio. Per ora il bilancio &egrave; abbastanza positivo. &Egrave; molto diverso da come ero abituato, ovviamente&rdquo;.  Passa alla prossima pagina MotoGP, Dovizioso collaudatore Yamaha al posto di Crutchlow &nbsp; Bartolini, da Ducati a Yamaha  Che tipo di lavoro avete svolto in questi sette mesi? &ldquo;Abbiamo cominciato a imbastire le nuove parti della struttura. Abbiamo gi&agrave; fatto qualcosa di positivo. Come in tutte le cose, ci sono gli aspetti positivi e negativi, ma i primi sono maggiori&rdquo;. Qual &egrave; il risultato del quale, per ora, vai pi&ugrave; fiero? &ldquo;Stiamo cambiando il modo di lavorare, pensare, approcciarsi alle cose, ed &egrave; ci&ograve; che richiede pi&ugrave; tempo. L&rsquo;approccio generale della Yamaha deriva da un&rsquo;altra cultura, sono un po&rsquo; pi&ugrave; conservatori, pi&ugrave; lenti. &Egrave; vero il detto che i giapponesi pensano una cosa dieci volte prima di farla, noi invece siamo il contrario. Il cambio di attitudine &egrave; la cosa che mi sembra stia funzionando di pi&ugrave;, ed &egrave; la pi&ugrave; importante&rdquo;. C&rsquo;&egrave; una cosa su tutte che ti porti dalla Ducati? &ldquo;A parte l&rsquo;esperienza, il modo di perseguire sempre, di cercare di andare pi&ugrave; forte, di migliorare, anche attraverso piccole cose. Capire e migliorare: questo &egrave; il motore principale che spinge la Ducati in questo momento e che forse fa la differenza sugli altri&rdquo;.Cosa vuoi portare di tuo in Yamaha? &ldquo;Sono venuto con l&rsquo;idea di mescolare due modalit&agrave; di lavoro. La Yamaha ha una serie di cose estremamente positive, lo stesso vale per la Ducati, tra cui la velocit&agrave;, la reattivit&agrave;, l&rsquo;ingegno. Mescolando le due culture si potrebbe prendere il meglio da entrambe, con il tempo. Ricordiamo sempre che la Ducati ha avuto bisogno di diversi anni per mettersi a posto, e che partiva da una base forse pi&ugrave; semplice rispetto a quella che c&rsquo;&egrave; qui&rdquo;. Cosa intendi? &ldquo;La base meccanica della moto in s&eacute; &egrave; abbastanza buona, magari si &egrave; rimasti un po&rsquo; fermi su alcune cose. Dall&rsquo;altra parte (Ducati, nde) c&rsquo;era un potenziale diverso e la struttura era quasi tutta in piedi, Gigi (Dall&rsquo;Igna) &egrave; stato bravissimo a indirizzarla nella direzione giusta. Senza di lui, forse, sarebbe stato impossibile&rdquo;. Senti di essere una figura storica dato che sei uno &ldquo;straniero&rdquo; che ricopre un ruolo finora riservato soltanto ai giapponesi? &ldquo;Non lo so, di sicuro mi rendo conto che &egrave; una cosa positiva. Per loro &egrave; stato uno sforzo grande. Dal mio punto di vista non sento una grande differenza perch&eacute; le persone che fanno racing, di qualunque nazionalit&agrave; siano, lavorano per lo stesso obiettivo. Non mi sento in un ambiente particolarmente diverso. Poi &egrave; vero che le aziende sono radicalmente differenti, a seconda delle due culture, estremamente diverse, ma sono stato accolto nella normalit&agrave;&rdquo;. Quante volte vai in Giappone? &ldquo;Il piano iniziale era di farlo una volta al mese, fino a giugno ci sono riuscito. Sar&agrave; difficile riuscire a rispettare tale frequenza nella seconda met&agrave; della stagione. A fine anno passer&ograve; l&agrave; un periodo pi&ugrave; lungo, cos&igrave; come a inizio 2025&rdquo;. Che aria si respira in fabbrica? &ldquo;Premessa: un&rsquo;azienda cos&igrave; grande non l&rsquo;avevo mai vista. A Iwata sono giganti, l&rsquo;ambiente racing &egrave; meno differenziato rispetto alla Ducati. A Borgo Panigale il reparto corse era il core business di tutto, la Yamaha invece &egrave; un&rsquo;azienda che ha nella produzione il suo cuore, e posso assicurarvi che &egrave; spaventoso. Le corse in proporzione sono meno &lsquo;scioccanti&rsquo; e sono molto integrate nella produzione. I giapponesi sono estremamente appassionati, quasi tutti hanno la moto, ma rispetto agli italiani sono meno innamorati delle corse&rdquo;.  Passa alla prossima pagina &nbsp; Bartolini: Yamaha, lavori in corso  Nei rapporti umani che scambio c&rsquo;&egrave; stato? &ldquo;Io ho un carattere abbastanza Solare ma forte. Su alcune cose mi sento molto allineato con loro, tipo alcuni modi di lavorare e vedere le cose. Hanno un approccio alla vita molto pi&ugrave; zen del nostro, per quanto lavorino tanto sono meno emotivi, meno impulsivi e non &egrave; male. Qualsiasi cosa accada, sembra che tutto sia sotto controllo. Magari non &egrave; vero, ma quella &egrave; l&rsquo;impressione che danno&rdquo;. La Yamaha non vince un GP da oltre due anni: ragionevolmente quando potr&agrave; tornare alla vittoria? &ldquo;Se abbiamo fortuna e siamo bravi, ci vogliono due-tre anni. Verso la fine del 2025 si potr&agrave; essere pi&ugrave; vicini e nel 2026 essere competitivi, ma deve andare tutto bene. Poi nelle corse capita anche che le cose possano cambiare velocemente, magari in meglio, perch&eacute; stiamo lavorando a largo spettro su molte cose. Quest&rsquo;anno abbiamo le concessioni e abbiamo svolto quattro test extra, ma in due di questi ha piovuto e quindi in totale abbiamo girato un giorno e mezzo. Abbiamo pi&ugrave; cose da provare di quelle che siamo riusciti effettivamente a testare. Questo fa pensare che serveun po&rsquo; di tempo&rdquo;. Quanto vi aiuter&agrave; avere un team satellite come Pramac? &ldquo;Ve lo sapr&ograve; dire l&rsquo;anno prossimo, ma se hai il doppio dei piloti, hai 22 GP in pi&ugrave; per fare alcune cose. Questo sar&agrave; comunque un aiuto, vedremo se piccolo o grande, e avere pi&ugrave; piloti sulla stessa moto, anche per i piloti stessi, &egrave; un grande vantaggio. Ce n&rsquo;&egrave; sempre uno che fa una curva pi&ugrave; veloce di un altro. Abbiamo avuto fortuna, per&ograve; effettivamente era una risorsa necessaria&rdquo;. Avrai voce in capitolo sui piloti Pramac? &ldquo;Non direi, anche se in Yamaha sono gentili e mi chiedono sempre l&rsquo;opinione. Io, poi, ho la tendenza a innamorarmi dei piloti ed &egrave; un gran casino. Non sono il pi&ugrave; adatto per prendere queste decisioni&hellip;&rdquo;. Cosa hai trovato in Fabio Quartararo? &ldquo;A parte l&rsquo;essere fortissimo, &egrave; determinato. Umanamente &egrave; buonissimo, fin troppo buono in certi momenti. Ogni tanto si arrabbia quando rientra perch&eacute; vuole fare bene, ma gli dura cinque minuti. Se gli chiedi di fare una cosa, la fa, ha molto talento per alcuni aspetti, &egrave; molto veloce ad aggirare i problemi. &Egrave; molto bravo&rdquo;. E di Alex Rins cosa dici? &ldquo;Anche lui &egrave; molto bravo. &Egrave; sfortunato con i problemi fisici. Su alcune cose &egrave; veramente sensibile, &egrave; metodico, si vede che ha guidato pi&ugrave; moto rispetto a Fabio. Capisci che i commenti sono legati a ci&ograve; che ha visto in passato. E poi nel box con lui &egrave; uno scherzo continuo. &Egrave; uno spettacolo lavorare con entrambi, si sta bene a livello umano. L&rsquo;ambiente &egrave; piuttosto buono, bisogna &lsquo;soltanto&rsquo; andare mezzo secondo pi&ugrave; forte. Se c&rsquo;&egrave; quello, saremo praticamente a posto&rdquo;.Hai lavorato con entrambi: confronta Pecco Bagnaia e Fabio. &ldquo;Tecnicamente, oggi c&rsquo;&egrave; un gap un po&rsquo; troppo elevato per giudicare. Dal punto di vista della guida sono forti tutti e due nella frenata: Pecco di pi&ugrave; nella seconda parte, Quartararo in quella &ldquo;classica&rdquo; di una volta. Bagnaia in certi momenti &egrave; pi&ugrave; ragionatore, Fabio &egrave; tutto talento, entra in pista e va al massimo. Pecco calcola bene cosa sta facendo quando gli serve. In termini di velocit&agrave;, io credo che Pecco non sia nemmeno ancora arrivato al massimo del suo potenziale: sono convinto di questo. Umanamente sono molto simili: Quartararo &egrave; pi&ugrave; estroverso, Bagnaia &egrave; pi&ugrave; introverso, ma sono estremamente buoni tutti e due. Di Pecco, se ci lavori a contatto, &egrave; difficile non innamorarsi. Hanno alcuni tratti molto simili, per esempio con la squadra. Se ne prendono cura e si preoccupano delle persone che lavorano con loro&rdquo;. Ti piacerebbe vedere Andrea Iannone sulla Yamaha? &ldquo;Andrea ha vinto la prima gara della nuova era Ducati (in Austria nel 2016, nde) quindi gli vorr&ograve; sempre bene. Mi piacerebbe rivederlo in MotoGP, qualunque sia la moto. Quando abbiamo lavorato insieme aveva un talento considerevole. A giudicare da com&rsquo;&egrave; arrivato in Superbike non va piano, per&ograve; la MotoGP nel frattempo &egrave; andata avanti. Se la Yamaha fosse propensa a fargli compiere una sessione di test perch&eacute; no&hellip; sarebbe una cosa simpatica&rdquo;.   GP Austria, pagelle: Bagnaia spietato, Martin resiliente, Marquez sprecone        

L'intervista esclusiva al direttore tecnico: "Alla Casa di Iwata serve tempo. Ricordiamoci che anche la Rossa ha avuto bisogno di anni per vincere"

MotoGP, Bartolini: "Voglio portare in Yamaha un po' del metodo Ducati"

        Con l'appuntamento di Portimao si &egrave; chiusa la prima met&agrave; di stagione del nuovo mondiale femminile WorldWCR e per le protagoniste &egrave; quindi arrivato il momento di effettuare un bilancio del proprio rendimento. Tra loro c'&egrave; Sara Sanchez, terza in campionato ed unica insieme ad Ana Carrasco ad essere salita sul podio in tutte e sei le manche fino ad ora disputate tra Misano, Donington Park ed il sopracitato Atodromo Internacional do Algarve. La ragazza spagnola del Team 511 &egrave; terza in campionato alle spalle di Maria Herrera e della stessa Ana Carrasco e ha confermato di essere tra le pi&ugrave; veloci della categoria, ma pur avendo sempre occupato uno dei gradini del podio, non &egrave; mai salita su quello pi&ugrave; alto. A Portimao, specialmente in Gara 2, il trionfo le &egrave; sfuggito soltanto per una manciata di millesimi, ma Sara ha le idee chiare in vista dei prossimi appuntamenti: ecco cosa ci ha detto a riguardo. Nuovi arrivi in SBK per il 2025: Montella c'&egrave;, Huertas... forse Sanchez: &ldquo;Devo migliorare la partenza. Cremona sar&agrave; quasi un round di casa&rdquo;   &ldquo;Anche in questo fine settimana sono stata molto veloce e la vittoria &egrave; sfumata soltanto per pochi millesimi&rdquo;, ha spiegato la Sanchez a fine weekend. &ldquo;Ammetto che &egrave; frustrante arrivare cos&igrave; vicina al successo senza coglierlo, ma sono comunque felice perch&eacute; sono sempre l&igrave; e ogni volta arrivo un po&igrave; pi&ugrave; vicina al mio obiettivo, che sicuramente non tarder&ograve; a conquistare&rdquo;. &ldquo;Ci sono alcuni aspetti in cui devo ancora migliorare, come la partenza visto che sia in Gara 1 che in Gara 2 ho perso parecchio tempo al via, ma anche nella bagarre, in cui devo sforzarmi di essere un po' pi&ugrave; aggressiva perch&eacute; sono un po' troppo gentile nei confronti delle mie avversarie&rdquo;, prosegue la numero 64 guardando gi&agrave; al prossimo round. &ldquo;In ogni caso, ho fatto anche il giro veloce in entrambe le gare a Portimao e sono sicura che a Cremona arriver&ograve; ancora pi&ugrave; competitiva. D'altronde, ho corso per tanto tempo in Italia e quindi sar&agrave; come un round di casa per me&rdquo;. SBK, Lowes protagonista a Portimao: "La Kawasaki &egrave; ancora una gran moto"       

La ragazza spagnola ha mostrato una grande costanza di rendimento, ma non ha ancora colto la prima vittoria: &ldquo;Sono sempre pi&ugrave; vicina, so cosa devo migliorare&rdquo;

WorldWCR: Sara Sanchez sempre sul podio nelle prime 6 gare, ma...

        La vita di Phaedra &ldquo;Lulu&rdquo; Theffo &egrave; scandita da due tempi: uno in cui sale in moto per gareggiare e un secondo in cui attende di farlo. Due tempi, come i motori che la quarantacinquenne di origine francese residente a Sarnico (Bergamo) predilige, come certifica la sua partecipazione agli ultimi tre campionati 2T Italian GP con la Honda del BBM Racing, impreziosita dal terzo posto nel 2022 in 125 GP grazie a tre podi. &rdquo;Il mio innamoramento per le due tempi non si pu&ograve; spiegare, &egrave; qualcosa di viscerale &ndash; racconta &ndash; le adoro perch&eacute; la guida deve essere precisa, devi avere il gas in mano, non mollare, sono moto un po&rsquo; &lsquo;stronze&rsquo;, vanno pi&ugrave; forte nelle curve e poi c&rsquo;&egrave; quel rumore inconfondibile. Le quattro tempi non mi danno le stesse emozioni, tranne la Ducati MotoGP di Loris Capirossi che guidai nel 2006 per qualche giro&rdquo;. Andrea Riva, campione "per caso" | Storie Italiane La storia di Phaedra Theffo  Come sei riuscita a fartela prestare? &ldquo;Nel 2005 e 2006 lavorai come addetta stampa per il Team Pramac D&rsquo;Antin, il primo anno con Roberto Rolfo, il seguente con Jos&eacute; Cardoso e Alex Hofmann. Avevo conosciuto un po&rsquo; tutti nell&rsquo;ambiente nel 1998 e 1999, quando andavo alle gare del Mondiale. Furono gli anni in cui debuttai in sella&rdquo;. Chi ti ha trasmesso la passione? &ldquo;Sono nata a Gisors, in Francia, ma a otto anni mi trasferii in Belgio, dove non c&rsquo;&egrave; cultura motociclistica, almeno in pista. Per&ograve; nella nostra via c&rsquo;era un ragazzo che andava alle gare e mi aggregai, come tuttofare. Ero in ammirazione. Poi, vedendo le gare dell&rsquo;Europeo, scrissi persino articoli per Motosprint. Mai avrei pensato di correre, fino al trasferimento in Italia, nel 1997&rdquo;. E l&igrave; cosa &egrave; accaduto? &ldquo;Giacomo Guidotti, oggi capotecnico di Luca Marini, mi promise che mi avrebbe fatto girare nelle pause del Trofeo Challenge, ma dovevo saper cambiare le marce. Fino ad allora avevo provato soltanto scooter, cos&igrave; andai con un amico al parco di Monza per guidare un cinquantino Aprilia con le marce. Nel 1999 feci i primi turni in pista con una 125 e l&rsquo;anno successivo iniziai a correre&rdquo;. Ricordi la tua prima gara? &ldquo;Alla primissima non mi qualificai, cos&igrave; la prima fu a Misano. Mi fecero salire sul podio perch&eacute; ero l&rsquo;unica donna, ma avevo fatto pena&rdquo;. Nel 2005 il passaggio alle GP. &ldquo;Merito di Roberto Bava, tecnico di grande esperienza, che mi mise a disposizione una Honda 125 GP per correre a Vallelunga nel trofeo omonimo. L&rsquo;avevo conosciuto nel 1997, quando andavo a vedere l&rsquo;Europeo, un amico carissimo&rdquo;. Com&rsquo;erano invece i rapporti con i piloti? &ldquo;Nei primi tempi il mondo delle corse non era tanto bello, serviva attenzione, ma non ai piloti, quanto ad alcuni addetti ai lavori&hellip; Adesso la gente &egrave; pi&ugrave; rispettosa&rdquo;.  Phaedra Theffo e l'amore per le moto  Raccontaci la tua vittoria. &ldquo;Luglio 2018, Franciacorta, nella 125 SP del MotoEstate. Il giorno pi&ugrave; bello della mia vita, non tanto per il successo, dato che non eravamo in tanti e non c&rsquo;era quel livello provato altre volte. Ma &egrave; stata la mia prima gara dopo un lungo periodo sulle Minimoto, a cui mi ero dedicata dal 2007 al 2018: quel successo &egrave; merito di Martino, che mi ha risistemato la moto e mi segue ancora oggi. Senza di lui non avrei pi&ugrave; corso con le ruote alte, gli devo tutto. Per&ograve; se devo scegliere una performance, ne indico altre&rdquo;. Quali? &ldquo;Europeo 125 del 2006 a Vallelunga: ottenni un&rsquo;insperata qualificazione. E poi le ultime due gare del 2023, a Magione e Misano, concluse al quarto e al sesto posto. Ho girato con un buon passo e questo mi ha fatto felice, anche se io non lo sono quasi mai&rdquo;. Peraltro hai corso queste due gare a poche settimane da un delicato intervento chirurgico. &ldquo;A marzo 2023 ho sentito un nodulo sotto l&rsquo;ascella, all&rsquo;altezza del seno sinistro. Ho effettuato l&rsquo;ecografia a Bergamo, era un carcinoma maligno. L&rsquo;intervento &egrave; stato effettuato il 7 giugno dalla dottoressa Mauri, dimostratasi particolarmente competente e gentile&rdquo;. Hai voluto renderlo pubblico non certo per protagonismo. &ldquo;Ho raccontato la vicenda perch&eacute; voglio incentivare le donne a farsi visitare. Alcune aspettano le lettere per i controlli, altre li rimandano. Ma il mio caso dimostra che &egrave; meglio fare gli esami perch&eacute; se becchi in tempo un tumore fai in tempo a uscirne bene&rdquo;. Ora come stai? &ldquo;Devo soltanto sistemare il braccio con la cicatrice e fare i controlli come tutti. Non voglio essere compatita, perch&eacute; mi sento benissimo. Mi alleno tanto, con sedute di sparring dopo le ore in ufficio. Il pugilato &egrave; la cosa migliore perch&eacute; non metti su massa, allena la resistenza e i riflessi&rdquo;. Infortuni in moto, invece? &ldquo;Pur facendo un miliardo di cadute sono stata fortunata. Con le Minimoto mi sono rotta il polso destro e procurata una distorsione, in moto soltanto la clavicola nel 2021&rdquo;. Mai pensato di ritirarti dopo quell&rsquo;incidente? &ldquo;&Egrave; l&igrave; che capisci quanto grande &egrave; la passione: era come se si fosse fermato il mondo, l&rsquo;unica cosa che contava era il momento di tornare in moto&rdquo;. L&rsquo;et&agrave; per&ograve; avanza. &ldquo;Finch&eacute; ci sono le due tempi correr&ograve;, poi valuter&ograve;. Ho un sacco di amici sessantenni che corrono. Io sar&ograve; sempre in forma, non smetter&ograve; mai, magari avr&ograve; pochi soldi e far&ograve; meno gare. Ma non mi accontento soltanto dei turni di prove libere, cos&igrave; come non mi piace usare la moto in strada: io non sono un motociclista, sono un pilota. Posso arrivare prima, a met&agrave; classifica, ultima: non mi interessa. Mi interessa soltanto correre&rdquo;. La straordinaria avventura di Alex Belometti | Storie Italiane       

"Le gare sono la mia vita: io non mi sento motociclista, ma pilota. E dire che ho cominciato per caso..."

L'indistruttibile Phaedra Theffo | Storie Italiane

        Presentazione elegante e contestualmente adrenalinica per il Terra&amp;Vita 511 Racing Team che, dal Rosa Grand Milano Starhotels Collezione, ha lanciato la stagione 2024. Un progetto importante targato Yamaha, per ambito internazionale: le R7 affidate a Sara Sanchez e Ran Yochay saranno ammirate nei circuiti del neonato FIM Women's Motorcycling World Championship.&nbsp; Pallacanestro &amp; Pallavolo: Ricci e Gravina al fianco del 511 Racing Team La presentatrice Valentina Recanati ha, a un certo punto, invitato sul palco ospiti d'eccezione. Direttamente dal mondo del basket ecco Giampaolo Ricci, campione italiano tre volte, attuale cestista dell'Olimpia Milano. Conosciuto come "Pippo", ha sottolineato l'importanza dello sport, nel suo no-profit Amani Education ODV, volto alla costruzione di una scuola per bambini in Tanzania. E' toccato poi a Pasquale Gravina prendere parola, dall'alto - al pari del collega dalla diversa ma simil disciplina - della stazza, sia fisica che di carriera: il libro Vincitori e vincenti &egrave; esempio di queli che sono i valori della squadra, etica professionale e spirito di sacrificio. Sanchez e Yochay all'assalto del mondiale femminile Doti vantate da Sara Sanchez, barcellonese classe 1997, nome esperto del Terra&amp;Vita 511 Racing Team. La "pilotessa" catalana &egrave; vicecampionessa 2021 e 2022 della Women&rsquo;s European Cup, nel 2023 ha gareggiato contro piloti uomini nel CIV piazzandosi al nono posto: "Avverto una piacevole pressione da gestire, logica situazione quando si punta in alto. Perch&egrave; noi, inutile sarebbe nasconderci, partiamo per fare nostro il mondiale femminile". Attenzione anche a Ran Yochay, nativa israeliana 2002, che ha iniziato la sua carriera gareggiando in MX a 8 anni, vincendo il campionato Israel MX nel 2017, 2018 e il campionato SM nel 2018. Detiene il primato di essere la pilota pi&ugrave; giovane ad aver corso la Red Bull Romanicais Enduro portando a termine una delle gare di enduro pi&ugrave; dure al mondo. Nel 2023 si &egrave; classificata sesta nella Women&rsquo;s European Cup, campionato che ha corso anche nelle stagioni 2021 e 2022: "Godo di una grossa opportunit&agrave;, che intendo fruttare al meglio. Dovr&ograve; imparare tante cose, divertendomi: sono nel posto giusto". Lo staff Terra&amp;Vita 511 Racing Team &egrave; completamente Gentil Sesso, in questa composizione: Lucrezia Vercelloni - Meccanico: ha iniziato a mettere mano ai monocilindrici da quando aveva 16 anni, e da allora la sua passione per i motori non ha mai smesso di crescere. Lucia Valenti &ndash; Meccanico: fin da piccola Lucia ha visto ogni tipo di gara insieme al pap&agrave;, e ha sempre desiderato entrare nel mondo del Motorsport: sfruttando la propria passione nel smontare e rimontare oggetti ha realizzato il suo desiderio, diventando meccanico. Alessandra Mancini - Telemetrista: super appassionata di motori fin da piccola, Alessandra ha seguito le tracce del padre, ex pilota professionista, e ha sviluppato la propria competenza e passione diventando Telemetrista. Valentina Recanati, Communication &amp; Partnership Manager: Ex Ciclista Professionista, Campionessa Italiana categorie giovanili, una Laurea in Ingegneria Edile, Miss Giro D&rsquo;Italia, Presentatrice TV e Influencer, Valentina gestisce per il 511 Racing Team la Comunicazione e lo sviluppo delle Partnership. - Emma Martinelli, On-Track Coordinator: studentessa nella Facolt&agrave; di Medicina, precisa, puntuale e quasi chirurgica. Emma gestir&agrave; il coordinamento del Team in pista. - Pamela Giassi, Digital Communication: Content Creator, diplomata perito aziendale/lingue estere, ha praticato fin da piccola l&rsquo;arte marziale del karate. Pamela, fashionista, cura per il Team la comunicazione digitale e la presenza Social del Team.- Altea Pizzocolo &ndash; Fotografa&amp;Meccanica: appassionata di fotografia e &hellip;di moto &egrave; riuscita a conciliare le sue due grandi passioni in pista.                    

Giampaolo Ricci e Pasquale Gravina ospiti d'onore alla presentazione 2024: Sara Sanchez e Ran Yochay pronte al salto di qualit&agrave; mondiale

Terra&Vita 511: motociclismo a braccetto con basket e volley

        Lo spagnolo alla sua seconda gara lunga della carriera in MotoGP centra il primo podio demolendo anche il record di pilota pi&ugrave; giovane ad essere salito su un gradino del podio detenuto da Marc Marquez: 19 anni, 9 mesi e 30 giorni Acosta e la lezione del Qatar  Su una pista difficile come Portimao dove con la MotoGP non ha mai provato prima, il pilota di Murcia ha compiuto il suo piccolo capolavoro dopo la manciata di giri nel gruppo di testa in Qatar. &ldquo;Ho provato a non fare una c...ata come in Qatar con la gomma dietro &ndash; ha esordito Acosta a Sky &ndash; cercando di essere pi&ugrave; gentile; dietro a Bagnaia, che ho passato prima che cadesse, ho cercato di copiare come muove il corpo perch&eacute; &egrave; uno che non consuma lo pneumatico in gara la domenica. Ho copiato un po&rsquo; quello che fanno lui e la Ducati, contentissimo per oggi.&rdquo; Poi aggiunge: &ldquo;Oggi ho gestito meglio rispetto al disastro del Qatar, devo migliorare ancora un po&rsquo; perch&eacute; a 2-3 giri dalla fine scivolavano tanto e avevo paura di cadere.&rdquo; Il ritmo gara di Acosta dopo il sorpasso a Bagnaia e la classifica dei sorpassi  Nell&rsquo;economia della sua gara, Acosta ha fatto vedere un ritmo pazzesco nella seconda met&agrave; di gara dopo essersi liberato sia di Marquez che di Bagnaia riuscendo a girare quasi come i primi tre. &ldquo;Abbiamo migliorato tanto in quel senso da met&agrave; gara, che &egrave; un po&rsquo; il marchio di fabbrica di KTM. La gomma davanti per i sorpassi fatti si &egrave; consumata tanto, dobbiamo ancora capire perch&eacute;, Ducati gira meglio di noi ma siamo vicini.&rdquo; Sui sorpassi preferiti dice: &ldquo;Mi &egrave; piaciuto di pi&ugrave; quello fatto a Bagnaia, dopo tanti giri dietro di lui ho capito come si muoveva con il corpo e le sue traiettorie. E&rsquo; stato un sorpasso difficile, la prima volta sono andato lungo e lui mi ha ripassato, sono riuscito a riagganciarmi e penso sia stata una bella battaglia.&rdquo;  Acosta sul lavoro di KTM e le partenze  Se KTM sta lavorando tantissimo il merito &egrave; soprattutto di due collaudatori esperti come Pedrosa e Pol Espargar&ograve; che Acosta non smette di elogiare: &ldquo;KTM sta lavorando tantissimo, abbiamo la fortuna di avere Pedrosa e Pol Espargar&ograve; che stanno facendo un gran lavoro. Devo ringraziarli per i miglioramenti che stanno portando alla moto.&rdquo; Sulle partenze poi spiega: &ldquo;Ho migliorato tanto rispetto a ieri, devo essere contento. Nel warm up abbiamo provato un altro set up per essere pi&ugrave; precisi quando si spengono i semafori. Ho perso solo due posizioni con Marquez e Binder perch&eacute; mi sono toccato in curva 1, ieri ero quindicesimo ed oggi ero nono.&rdquo;        

&ldquo;E&rsquo; stato un sorpasso difficile quello su di lui, sono stato tanti giri dietro e ho imparato come guida&rdquo; dice lo spagnolo di GasGas-KTM dopo il primo podio in MotoGP

GP Portogallo, Acosta: “Una bella battaglia con Bagnaia”

        La prima gara del weekend della Superbike sul circuito di Barcellona ha visto tra i protagonisti anche Danilo Petrucci, che in sella alla Ducati Pnaigale V4 R del team Barni Spark Racing ha chiuso in settima posizione. Il ternano ha per&ograve; dovuto fare i conti con una qualifica meno positiva rispetto al previsto e, soprattutto, con degli ultimi giri estremamente complicati per via delle gomme ormai finite: ecco cosa ha detto dopo Gara 1. SBK Barcellona, Bautista non ci sta: "Penalizzato senza disturbare nessuno" Petrucci: &ldquo;Qui bisogna correre in difesa, come in Australia&rdquo;  &ldquo;Purtroppo la qualifica non &egrave; andata come speravo visto che a causa del traffico e di un'incomprensione con Van Der Mark non sono riuscito a scattare troppo avanti&rdquo;, ha spiegato Danilo. &ldquo;In gara ho preso una spallata da Gardner e ho perso un po' di terreno, ma poi ho recuperato bene arrivando a lottare con Lowes e Bautista, a tal punto da pensare di poter salire sul podio&rdquo;. &ldquo;Per tenere il passo di Bautista ho spinto al massimo, ma a fine gara avevo le gomme cos&igrave; consumate che negli ultimi tre passaggi ero quasi sulle tele e ho finito la corsa che sembrava fossi alla guida di un motoscafo anzich&eacute; di una moto&rdquo;, prosegue il numero 9. &ldquo;Avrei dovuto essere un po' pi&ugrave; aggressivo alla partenza e poi gestire meglio i consumi, ma sapevo che sia qui che in Australia avrei dovuto correre in difesa, perci&ograve; per quanto possibile sono comunque soddisfatto del mio risultato&rdquo;. SSP Barcellona, Gara 1: primo trionfo di Huertas, Manzi stoico 2&deg; &ldquo;Toprak &egrave; il rivale numero uno delle Ducati&rdquo;  &ldquo;Sinceramente non mi aspettavo una BMW cos&igrave; gentile con le gomme, perci&ograve; sono stupito del risultato ottenuto da Razgatlioglu, che fino a pochi giri dalla fine era davanti a me e invece poi ha fatto una gran differenza arrivando addirittura a riprendere Bulega che era lontanissimo. Sono contento per lui, visto che nelle prove mi ha anche riportato ai box (ride, ndr), e credo che ora sia lui il rivale numero uno delle Ducati&rdquo;, ha poi concluso Petrucci evidenziando l'impresa del campione del mondo 2021. Bulega 2&deg; a Barcellona: "Sono incazzato, ma due mesi fa ci avrei messo la firma"       

Danilo ha chiuso Gara 1 in settima posizione: &ldquo;Negli ultimi passaggi ero sulle tele, avrei dovuto gestire meglio i consumi. Toprak? Piacevolmente stupito&rdquo;

SBK, Petrucci: “A fine gara mi sembrava di guidare un motoscafo”

        Pu&ograve; un Gran Premio lungo 21 giri decidersi nei primi 32 secondi dopo lo start? La risposta &egrave; affermativa se si prende come esempio la domenica perfetta vissuta nell'esordio della MotoGP in Qatar da Pecco Bagnaia, vincitore della gara lunga a Lusail grazie a uno scatto fulmineo poi seguito da un cronologico da applausi. Bagnaia illumina il Qatar  Da 5&deg; a 1&deg; in 4 curve, in testa dal primo all&rsquo;ultimo giro: la partenza da antologia del tre volte campione del Mondo non &egrave; frutto del caso, ma di una strategia studiata e calibrata dopo le difficolt&agrave; vissute nella Sprint del sabato chiusa ai margini del podio.&nbsp;&ldquo;Prima del via, avevamo concordato col team di spingere fin dall&rsquo;inizio, e appena ho visto il varco prima su Binder e poi su Martin ho pensato di approfittarne immediatamente &ndash; il commento di Pecco a fine GP &ndash; chiudere il primo giro in testa era fondamentale, perch&eacute; perdere tempo dietro alle altre moto sarebbe stato dannoso sia per il risultato che per la pressione delle mie gomme&rdquo;. Una volta guadagnata la testa della corsa, il piemontese della Ducati non ha mai dato speranza di rimonta ai pur bravi Brad e Jorge: &ldquo;Ho spinto, ma in realt&agrave; non ho mai esagerato &ndash; ancora Bagnaia &ndash; il motivo? Non volevo stressare troppo la gomma posteriore e ho preferito guidare disegnando traiettorie pi&ugrave; rotonde e gentili. Ho gestito il mio ritmo, provando a spingere quando gli avversari si avvicinavano&rdquo;.  Bagnaia lascia il Qatar da leader  Veloce, preciso, analitico, mai in ansia, sempre pronto a raddrizzare la situazione: la prestazione domenicale dell&rsquo;iridato in carica &egrave; un chiaro messaggio per i suoi rivali. &ldquo;Rispetto alla Sprint, la differenza &egrave; stata la gestione della mia performance: sabato ho spinto troppo in percorrenza di curva e sono arrivate le vibrazioni al posteriore, ma questo inconveniente &egrave; servito per individuare il problema e cambiare strategia. Ma dopo sabato non ero preoccupato, ero consapevole del mio potenziale. Io preferisco lavorare in silenzio&rdquo; ha concluso il numero 1, che lascia Lusail da leader della classifica generale.  Moto2 Qatar: i risultati della gara       

Gi&ugrave; dal podio nella Sprint, il campione del Mondo ha vinto la gara lunga a Lusail: "Partenza fondamentale, ero conscio del mio potenziale"

MotoGP Qatar, Bagnaia avvisa tutti: "Io lavoro in silenzio"

        Tra le tante stelle di oggi, ieri e domani che gioved&igrave; sera sono state premiate durante i Caschi d'Oro, una forse ha catturato il cuore degli appassionati pi&ugrave; di altre. Luca Lunetta non ha ancora raggiunto la maggiore et&agrave; ma si appresta, dopo essere stato vice campione JuniorGP nella passata stagione e di conseguenza meritevole di un casco d'oro, a scrivere una piccola pagina di storia del motociclismo attuale. Esatto perch&eacute; da quel maledetto 23 ottobre 2011, fatta eccezione per un caso, nessuno aveva scelto di sobbarcarsi il peso emotivo del numero 58 - ritirato per la classe regina - appartenuto a Marco Simoncelli. Lunetta, romano dai modi pacati e gentili quel numero lo ha scelto sin dalle prime gare in sella alle minimoto, e ora &egrave; pronto a portarlo al mondiale. Ma non solo, perch&eacute; si appresta a farlo come portacolori del team SIC58 Squadra Corse, in una congiunzione astrale degna di una pellicola. Luca facciamo un passo indietro. Come sei arrivato sino qui?&nbsp;&ldquo;Non provengo da una famiglia di ex piloti o simili, mio padre non ha mai avuto la moto, per&ograve; &egrave; sempre stato appassionato. Insieme abbiamo tante gare, sin da quando avevo 3 o 4 anni. La scintilla &egrave; scattata per caso: quando avevo 5 anni mio padre mi ha portato a vedere un campo da golf, dato che il golf &egrave; un&rsquo;altra sua passione, ma per qualche ragione non ho potuto iniziare il corso, cos&igrave; sulla via del ritorno a casa siamo passati davanti ad una pista di minimoto, quella di Torricola. Era una domenica, e mio padre ha avuto l&rsquo;idea di portarmi a vederla: sono rimasto attaccato alle ringhiere della pista fino alla sera, ed il giorno dopo ho provato la prima minimoto. Sono sempre stato un po&rsquo; spericolato, dato che ho iniziato ad andare in bici senza rotelle a circa 2 anni e mezzo&rdquo;. La scelta delle moto, la Roma e Sic Il motociclismo &egrave; stato il tuo primo sport?&nbsp;&ldquo;In realt&agrave; in concomitanza con i primi anni in moto ho anche praticato breakdance, ho delle doti nascoste da ballerino. L&rsquo;ho fatto fino a 7 anni, poi &egrave; arrivato il momento di scegliere e ho smesso. Mia mamma &egrave; rimasta un po&rsquo; dispiaciuta della mia scelta all&rsquo;inizio, credeva potessi avere un futuro anche in quella disciplina&rdquo;.&nbsp;Niente calcio dunque.&nbsp;&ldquo;No mai praticato. Mi piace comunque seguirlo, tifo la Roma e la guardo spesso, anche perch&eacute; ho qualche conoscenza. Guardo spesso le partite con Fabio (Di Giannantonio ndr), siamo entrambi molto tifosi&rdquo;.&nbsp;Ha iniziato con le moto nel 2011, l&rsquo;anno in cui Marco Simoncelli &egrave; venuto a mancare.&nbsp;&ldquo;I primi giri con la minimoto sono stati proprio in quei giorni. La gara di Sepang l&rsquo;ho vista con mio padre, e nei giorni successivi ho iniziato a vedere il 58 ovunque, cos&igrave; l&rsquo;ho subito scelto come mio numero di gara&rdquo;.&nbsp;Cosa rappresenta per te Simoncelli?&nbsp;&ldquo;Per me &egrave; stato un idolo, ed attualmente &egrave; una fonte di ispirazione. Ho capito che persona era crescendo, cos&igrave; come le qualit&agrave; in pista. In primis mi ispiro a lui come persona: porto il suo numero sin da piccolo e per me &egrave; un piacere onorarlo, specie ora che sono entrato a far parte della squadra di Paolo (Simoncelli ndr)&rdquo;. &nbsp; Sar&agrave; in pista con il numero 58 nel team SIC58, una bella responsabilit&agrave;.&nbsp;&ldquo;Assolutamente, per&ograve; per me &egrave; un po&rsquo; tutto normale. Certamente vedere quel numero su quella moto fa effetto a tutti, compreso me: non ho una parola per descrivere tutto questo, ma posso solo ringraziare chi ha reso possibile tutto questo. E&rsquo; una responsabilit&agrave; ma &egrave; giusto che sia cos&igrave;: a volte la giusta pressione diventa grinta per essere pi&ugrave; veloce&rdquo;. Il numero 58, Paolo Simoncelli e la strada per emergere  Hai pensato per un attimo che fosse troppo? Magari hai pensato di cambiare numero&nbsp;&ldquo;Per me &egrave; normale portare il 58 sulla moto dato che lo faccio da quando ho 5 anni, quindi non ho mai pensato di cambiarlo. Quando stavo per concludere l&rsquo;accordo con Paolo gli ho chiesto il permesso di usare questo numero, a prescindere dal team con cui avrei corso, e lui &egrave; stato il primo ad incoraggiarmi in tal senso. Questo mi ha fatto venire i brividi, quindi anche per questo dico che &egrave; una bella storia. Spero di far divertire tutti, anche Marco&rdquo;. &nbsp;Come te lo immagini Paolo Simoncelli come capo? Non ha peli sulla lingua&nbsp;&ldquo;Credo sia giusto cos&igrave;, ci deve essere un rapporto di completa chiarezza. E&rsquo; giusto essere elogiati quando si va forte come essere ripresi quando si sbaglia. Sono stato abituato cos&igrave;, anche in famiglia, quindi va bene&rdquo;. &nbsp;Non sono tanti i piloti romani nel panorama mondiale. Senti di aver dovuto fare pi&ugrave; fatica di altri per emergere?&nbsp;&ldquo;Non saprei. Ho creato il mio percorso a casa e mi sono trovato bene: ho dovuto fare un po&rsquo; di chilometri ma &egrave; normale. Ora a Roma ho una grande squadra su cui contare: spesso mi alleno con Fabio ed il clima &egrave; quello giusto&rdquo;. &nbsp;Domanda secca: Max Biaggi o Valentino Rossi?&nbsp;&ldquo;Non conosco nessuno dei due bene, ma dall&rsquo;esterno li stimo entrambi. Sono stati idoli come piloti, non saprei scegliere&rdquo;. &nbsp; Oltre a Simoncelli hai un idolo?&nbsp;&ldquo;Difficile non dire Rossi, dato che &egrave; stato veloce in diverse epoche. E&rsquo; il GOAT (Greatest Of All Time ndr)&rdquo;.  Lunetta e la carriera che si delinea&nbsp; Come descriveresti questo momento della sua carriera?&nbsp;&ldquo;E&rsquo; un periodo intenso, per diverse ragioni. Voglio arrivare pronto all&rsquo;inizio del campionato, ma sento gi&agrave; di aver realizzato uno dei miei pi&ugrave; grandi sogni. Seguo e ammiro i piloti del mondiale sin da piccolo, ed essere in mezzo a loro mi rende davvero orgoglioso, anche pensando ai grandi sacrifici compiuti dalla mia famiglia. Iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel, e devo ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato&rdquo;. &nbsp;Quali sono state le principali lezioni degli ultimi anni?&nbsp;&ldquo;Gli ultimi 3 o 4 anni sono stato fantastici, anche per la progressione compiuta. Nel mio anno di debutto in Rookies Cup (il campionato propedeutico promosso da Red Bull ndr) sembrava impossibile arrivare al top, invece sono riusciti a diventare vicecampione nel Junior GP (il campionato spagnolo da cui provengono gran parte dei migliori prospetti futuri ndr) e non solo. Per realizzare grandi cose servono le persone giuste al proprio fianco, cosa che sto imparando anno dopo anno&rdquo;. Arriva in Moto3 in un momento complicato per l&rsquo;Italia. E&rsquo; uno sprone ulteriore a fare bene?&nbsp;&ldquo;Non so sinceramente se mi carica o meno. Io cerco di pensare a me, non guardo la classifica per nazioni: magari sono il primo degli italiani ma 15&deg;, quindi non posso essere soddisfatto. Ovviamente serve essere realisti, ma di base tutti corrono per vincere. Alle persone fuori pu&ograve; interessare se sei il primo italiano, ma conta poco&rdquo;. &nbsp;A fine 2024 sar&ograve; soddisfatto se&hellip;&nbsp;&ldquo;Se riesco ad andare forte (ride ndr). E&rsquo; la prima cosa che ci siamo detti io e Marco (Grana, il capotecnico del team SIC58 ndr). Dovr&ograve; adattarmi in fretta alla Honda dopo anni in sella alla KTM: mi sono trovato bene nel primo test, nonostante le gomme diverse (le Pirelli ndr) e tutto il resto&rdquo;. GASGAS e Aspar si dividono: arrivano i colori CFMoto in Moto2 e Moto3&nbsp;       

Prima stagione da titolare nel mondiale per Luca, con il 58: "Paolo Simoncelli mi ha incoraggiato ad usarlo, &egrave; stato da brividi. I primi giri con la minimoto a ottobre 2011, essere il primo italiano conta poco"

Moto3, Lunetta: "Cresciuto tra moto e breakdance, ora vorrei fare divertire anche Sic"

        Sesto tempo e ulteriori affinamenti per Jonathan Rea nel primo giorno di test, sei volte iridato SBK, passato a fine 2023 da Kawasaki a Yamaha. Il nordirlandese sta capendo sempre pi&ugrave; la R1, malgrado ammetta di essere un po' lontano dalle sensazioni ottimali: "Anche perch&eacute; non sto cercando il crono assoluto" spiega "preferendo il lavoro di comprensione del suo carattere. Gli spazi di intervento sono ampi, gli interventi compiuti sull'assetto importanti. Il carattere della moto &egrave; gentile, dotata di gran coppia". Rea ama poco i test SBK, tuttavia... Ormai lo conosciamo da anni ma, onde evitare dubbi, ecco la precisazione: "Non amo le sessioni di test" lui &egrave; animale da gara "preferisco le competizioni vere. Sto prendendo tempo per capire la Yamaha, che ha un posto di seduta diverso da quello Kawasaki". Una fase delicata e da perfezionare l'ha gi&agrave; svelata: "Il comportamento della R1 in curva, per il quale abbiamo tratto favorevoli annotazioni. Il campionato prevede tappe iniziali che mi piacciono, credo che potremo fare bene. Il Mondiale? Vedremo".       

Johnny: "La R1 &egrave; diversa dalla Kawasaki, molto meglio di quanto la immaginassi"

Rea: "Non amo i test SBK, ma la Yamaha è... gentile"

        La stagione 2023 di Niccol&ograve; Canepa &egrave; stata una delle pi&ugrave; importanti della sua carriera: merito del secondo titolo mondiale Endurance, dopo quello del 2017, impreziosito dalla vittoria alla 24 Ore di Spa con la conseguente conquista dello status di &ldquo;Master of Endurance&rdquo;, primo italiano a riuscirci. Per non farsi mancare nulla, il genovese ha aggiunto due apparizioni nel BSB con il Team McAms Yamaha, oltre al ruolo di coach del Team Yamaha SBK. Nel 2024 le sfide che lo attendono sono ancora pi&ugrave; esaltanti: difendere l&rsquo;alloro iridato (YART non trionfava dal 2009!) e soprattutto fare da coach alla new entry della Yamaha Superbike, il sei volte iridato Jonathan Rea. EWC: nuovo logo 2024 Niccol&ograve; Canepa, intervista esclusiva  Niccol&ograve;, qual &egrave; il primo flash del titolo 2023? &ldquo;&Egrave; stato un cammino bellissimo, ci siamo goduti questi mesi da campioni del Mondo. Erano tanti anni che inseguivamo questo obiettivo, siamo la squadra pi&ugrave; longeva dell&rsquo;EWC, avevamo vinto diverse gare ma ci mancava il titolo, e quest&rsquo;anno siamo riusciti a portarlo a casa. Sono contento per me, perch&eacute; &egrave; il secondo titolo, ma anche per Karel (Hanika) e Marvin (Fritz), perch&eacute; &egrave; il primo che vincono, se lo sono meritato e speriamo di continuare cos&igrave;&rdquo;. Il trionfo con GMT94 del 2017 ti aveva introdotto al mondo Endurance. &ldquo;Sono passati troppi anni. &Egrave; stato forse pi&ugrave; emozionante il titolo 2023 rispetto a quello del 2017, perch&eacute; &egrave; stato veramente sudato e difficile, non &egrave; stato un percorso in discesa e quindi d&agrave; ancora pi&ugrave; soddisfazione&rdquo;. Secondo posto a Le Mans, vittoria a Spa, sofferenza a Suzuka e quarto al Bol d&rsquo;Or. &ldquo;&Egrave; stato bellissimo vincere la 24 Ore di Spa, una pista pazzesca e incredibile, siamo riusciti ad andare bene per tutta la gara e conquistare la vittoria. Un peccato, invece, quanto accaduto a Suzuka, il sogno nel cassetto rimane quello di fare un podio in Giappone, una gara iconica e storica: non ci siamo riusciti per due anni di fila ma ci proveremo nel 2024. E poi il finale del Bol d&rsquo;Or, dopo tanta sofferenza in quelle 24 ore, siamo riusciti a tagliare il traguardo e a laurearci campioni&rdquo;.  &nbsp; Niccol&ograve; Canepa, sguardo al 2024  Cosa pensi del calendario 2024? &ldquo;Non sono molto d&rsquo;accordo e speravo in qualcosa di pi&ugrave;. Inoltre, noi abbiamo anche un altro problema, ovvero due concomitanze con il mondiale Superbike. Andrew Pitt, il nostro capotecnico, &egrave; anche il crew chief di Jonathan Rea, cos&igrave; come il nostro elettronico &egrave; lo stesso di Dominique Aegerter. Entrambi non potranno venire a due gare su quattro, di fatto met&agrave; campionato, ed &egrave; un grosso problema per il team oltre che un grande dispiacere per noi, perch&eacute; abbiamo vinto insieme e anche loro si meritavano di esserci per tutto il campionato. Cercheremo di adattarci, abbiamo le spalle coperte dalla struttura e sicuramente faremo bene anche nel 2024&rdquo;. Quale numero utilizzerete? &ldquo;La scelta &egrave; tra l&rsquo;1 e il nostro 7. Io e Marvin vorremmo l&rsquo;1 mentre Karel, pi&ugrave; scaramantico, preferirebbe rimanere con il 7&hellip;&rdquo;. Parlando di Superbike, che sensazione hai provato vedendo Rea sulla Yamaha? &ldquo;&Egrave; stato bellissimo vedere che Rea, dopo tanti anni in Kawasaki, ha deciso di venire in Yamaha. E per me &egrave; stata una soddisfazione ammirare il suo sorriso a 32 denti dopo i primi giri sulla R1. Era felicissimo, della squadra e di tutte le persone coinvolte, questo &egrave; di buon auspicio. Inoltre, ha girato molto forte. Abbiamo salutato un pilota eccezionale come Toprak Razgatlioglu, che ha vinto anche il Mondiale, e ci mancher&agrave;, ma con l&rsquo;arrivo di un sei volte campione del Mondo, oltretutto subito cos&igrave; felice della nostra moto&hellip; &Egrave; stata decisamente una soddisfazione immensa. Speriamo di conquistare tante vittorie con Jonathan e con gli altri nostri piloti, Andrea Locatelli, Remy Gardner, Aegerter&rdquo;. Jonathan ha subito riformato delle amicizie in Yamaha. &ldquo;S&igrave;, quella con Pitt, suo ex compagno di squadra in Supersport ai tempi della Honda, e quella con Davide Gentile, ex elettronico Kawasaki passato in Yamaha lo scorso anno. Tutto questo dovrebbe facilitare il suo ambientamento&rdquo;. E nel team c&rsquo;&egrave; anche Fabien Foret. &ldquo;Jonathan si &egrave; portato dietro figure chiave come il suo meccanico (Uri Pallares, nde) e Foret che a sua volta agisce da coach. Sicuramente &egrave; un bell&rsquo;aiuto all&rsquo;interno del team, anche il suo meccanico ha portato tanta esperienza, &egrave; bello vedere che ha rafforzato la nostra squadra&rdquo;. EWC Calendario 2024       

Parla Niccol&ograve;: "Ora io e il Team YART ci vogliamo ripetere. Sar&agrave; affascinante collaborare con Jonathan Rea in Yamaha Superbike"

EWC, Canepa: "Il titolo 2023, ancora più sudato e difficile" | Esclusiva

        It&rsquo;s only normal to have a touch of the blues ahead of the last dance, thinking about what has been (so good as to appear unrepeatable) and what will be no more. But at the same time there&rsquo;s real curiosity for the adventures to come. Who knows what it feels like to have amassed six world championship trophies, all with the same manufacturer, and to know that on the Monday after the Jerez round &ndash; taking place this weekend &ndash; it will be time to walk into a different garage and take those first steps on another planet. Jonathan Rea embodies all of this and more, both for his history with Kawasaki &ndash; where the consecutive titles tell of his legendary impact for the manufacturer &ndash; and his intelligence as a rider and person. &nbsp;Rea, the last dance with Kawasaki The Northern Irish rider, one of the most pensive and intelligent in the paddock, has been able to sustain his career whilst also knowing exactly how to measure his words in every situation. Even situations that no one would have expected a year ago, not even the rider himself. The separation between Rea and the Akashi manufacturer has had a thunderous impact on the SBK championship, equal only to Valentino Rossi&rsquo;s departure from Honda and Yamaha in MotoGP, or, in more recent times, Marc Marquez&rsquo;s split with Honda. And the noise has only been heightened by Rea&rsquo;s destination, the Yamaha camp, against which he has battled season after season &ndash; particularly in 2021 &ndash; but that now appears to offer the only weapon capable of unnerving the superpower that is Alvaro Bautista and the Ducati. &ldquo;We&rsquo;ll find out next year who&rsquo;s made the best bet&rdquo; commented Toprak Razgatlioglu when he found out that Rea would inherit his R1. And, deep down, the Cannibal is probably thinking the same thing as, at the age of 37, he prepares for a 2024 season that will see him climb aboard a new bike. We never stop learning. Jonathan, an easy one to start, how are you? &ldquo;Good, really good. Confirming my future plans has allowed me to focus on the last races of the season and really give it my all. I&rsquo;m happy also thanks to my wife, who brought a new puppy home a few days ago. I was a bit annoyed at first, as we usually discuss that kind of thing first, but I quickly fell in love. I&rsquo;m always ready to get out on track at any time&rdquo;. When did you start to think it was time to change? &ldquo;I had many options in mind, one of which was retiring. I&rsquo;d already considered it in the past, after my first title for example. At the time I was talking to my friends and saying, 'I&rsquo;ve won a title, my life is complete&rsquo;. But racing is my passion and things move fast, so year after year I&rsquo;d think about the next year, and I&rsquo;m still here. Things didn&rsquo;t start well this season, so I starting thinking about retirement again, but the opportunity to change was more convincing&rdquo;. &nbsp;Rea: the future is Yamaha Why this decision? &ldquo;I needed something new. I felt too motivated to stop, but also wanted a new challenge to tackle". Will you take your crew chief Pere Riba to Yamaha? "I don&rsquo;t know, I&rsquo;ve only discussed my own future for now&rdquo;. You&rsquo;ll be back with Davide Gentile, your electronics technician until last year. &ldquo;I think so, I hope so, he&rsquo;d be a link to the past&rdquo;. From the outside, it feels like the end of an era &ndash; do you see it that way too? &ldquo;It&rsquo;s hard to describe the situation from the inside. I don&rsquo;t know if it&rsquo;s the end of an era, also because my name and the Kawasaki name will always be linked in some way. It&rsquo;s an important chapter of my life which is now coming to an end. Kawasaki and I will be a little like Rossi and Yamaha, in terms of the long-term relationship&rdquo;. You&rsquo;ve always talked a lot with Razgatlioglu, particularly in recent weeks. Has he given you any advice? &ldquo;We haven&rsquo;t talked about bikes to be honest, only about watches! He has one with the inscription &ldquo;2021 World Champion&rdquo;, something I don&rsquo;t have. We&rsquo;ve also talked cars and travel, but not bikes.&rdquo; Toprak duelled with Bautista at Portimao, and was twice beaten along the final straight &ndash; are you worried about the R1&rsquo;s deficit along the straight? &ldquo;I prefer not to answer that&rdquo;. In a previous interview for Motosprint we talked about Marc Marquez, who looked like he would make a change while you wouldn&rsquo;t. In the end you&rsquo;ve beaten him to it. &ldquo;Let&rsquo;s say that I&rsquo;ve had to measure my words recently, I couldn&rsquo;t talk openly. I&rsquo;m a Kawasaki rider until the very last race of the season though and am 100% focused on the present. As for Marc, I presume the situation is the same &ndash; he&rsquo;s a champion and he wants the best&rdquo;. &nbsp;Rea: "Bassani will have a lot of work to do" How do you hope to leave Kawasaki? &ldquo;The title&rsquo;s not possible of course, but it would be great to win another race. If I could do that, I&rsquo;d be the rider with the most world championship wins, equaling Giacomo Agostini (who has 123, while Rea has 122, excluding his two victories at the Suzuka 8 Hours). To do that with Kawasaki would be amazing. I seized the opportunity at Most, but didn&rsquo;t during the Superpole Race at Portimao. I&rsquo;m really sorry about that because I felt it was my last chance to win with this manufacturer, considering my expectations for Jerez are not great.&rdquo; Are you pleased with the final part of your season, in which you recovered after a bad start? &ldquo;We&rsquo;ve had three rounds at three tracks that were potentially favourable and we&rsquo;ve been able to exploit that, though not completely. In the last races the podium has become a constant at least (six top three finishes in the last nine races) and that&rsquo;s already a step forward with respect to our tricky season start&rdquo;. Axel Bassani will be on your bike in 2024 - what do you think about that? &ldquo;I found out he&rsquo;d signed just an hour before the press release came out, via a message from Guim Roda (KRT team manager). It&rsquo;s a great opportunity for him, as we&rsquo;re talking about a factory team after all. We spoke that same evening in the paddock at Portimao&hellip;&rdquo;. And what did you say to him? &ldquo;I told him he&rsquo;d be working with a fantastic group of people. He&rsquo;ll also have a lot of work to do, no doubt about that, but I wish him all the best.&rdquo;       

An exclusive interview with the Northern Irish champion: &ldquo;I considered retiring, but the opportunity to change pushed me to continue&rdquo;

SBK, Rea: "Me and Kawasaki like Rossi and Yamaha, but I needed a change"

        Dall&rsquo;affrontare gare in prima persona, come la Dakar e i Rally Raid africani, all&rsquo;essere parte di una manifestazione in veste di aiutante in moto: Silvia Giannetti, grossetana doc e motociclista incallita, non ha rinunciato neppure questa volta a partecipare a un evento unico nel suo genere, anche se in una veste nuova. L'Enduro rosa &egrave; tricolore | Io Guido da Sola Silvia Giannetti e la Transitalia Marathon 2023  La Transitalia Marathon 2023, che si &egrave; svolta dal 22 al 27 settembre tra l&rsquo;Emilia-Romagna e la Toscana, ha infatti visto Silvia coinvolta ancora una volta, tuttavia non in veste di mototurista: &ldquo;La Transitalia &egrave; una manifestazione molto bella alla quale ho avuto enorme piacere di partecipare &ndash; ha spiegato &ndash; oltretutto per me era la prima volta. Sono stata invitata a far parte dello staff e mi &egrave; stata messa a disposizione da Honda-Italia la nuova Transalp 750. Anche questa &egrave; stata una grande soddisfazione. Io e altri ragazzi eravamo incaricati di fare 'vigilanza' lungo il percorso, aiutando i partecipanti che necessitavano di aiuto. Alla fine il mio bagaglio di esperienze passate si &egrave; rivelato utile. Noi dello staff, che abbiamo seguito il percorso in moto, avevamo pezzi di ricambio o piccoli accessori che potevano servire ai partecipanti che si trovavano in difficolt&agrave; durante il tragitto&rdquo;. In tutto, le tappe in programma sono state quattro, toccando mete come Rimini, Citt&agrave; di Castello, Chianciano Terme e Riccione. I 400 partecipanti hanno percorso un totale di 1000 km tra percorsi on e off-road, quindi con terreni molto diversi tra loro. La Transitalia Marathon &egrave; infatti una manifestazione motociclistica che negli anni &egrave; riuscita a guadagnarsi un vessillo speciale che la rende una tra le pi&ugrave; note a livello europeo e quest&rsquo;anno i partecipanti sono arrivati da 23 Nazioni differenti: &ldquo;C&rsquo;erano anche molte donne &ndash; ha proseguito Silvia &ndash; alcune italiane e moltissime straniere. Venivano da Germania, Austria, Svizzera e persino Norvegia&rdquo;. Silvia Giannetti pensa gi&agrave; al 2024  Per tutti, il divertimento non &egrave; mancato e, nonostante la tanta fatica per tutta la strada percorsa, a manifestazione conclusa Silvia ha tirato le conclusioni della sua esperienza: &ldquo;Mi hanno gi&agrave; detto che mi rivogliono nello staff per il 2024 &ndash; ha concluso &ndash; e io sar&ograve; felice di partecipare nuovamente, perch&eacute; &egrave; un modo per continuare a rimanere nell&rsquo;ambiente, ho ritrovato tante persone che avevo conosciuto durante i miei anni da pilota. In pi&ugrave; gli organizzatori sono stati tutti davvero gentili, mi &egrave; sembrato di far parte di una grande famiglia e per un evento cos&igrave; grande non &egrave; scontato&rdquo;. Mario e Dalila, matrimonio on the road | Io Guido da Sola       

La toscana ha vissuto la manifestazione, ma non come pilota...

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