Caserta- L’amministratore delegato non c’è, è uscito con lo scooter. Deve fare 650 chilometri in due giorni con lo Star 4T 200, l’ultima novità della LML: dice che vuole conoscere bene quello che vende. L’amministratore delegato, Tommaso Valentino, del resto è un appassionato e gareggia pure nel monomarca che si corre con gli LML, anche se elegantemente si ritira prima della bandiera a scacchi.
Cose che succedono in un’azienda dove – a parte il papà-presidente e la moglie – tutti hanno tra 21 e 26 anni; un’azienda giovane che ha avuto un successo inaspettato puntando sul vintage, e in tempi di crisi generalizzata, in un paio d’anni ha quintuplicato le vendite: 800 nel 2008, 4300 nel 2009, e per il 2011 i numeri sono ancora in crescita.
Dallo Star 200 ci si aspetta una bella spinta in questo senso, e non per grazia piovuta dal cielo ma perché sotto la carrozzeria c’è un progresso nettissimo. Non si direbbe a vedere le linee più che familiari dello Star, capaci di toccare il cuore proprio per il richiamo nostalgico, e cambiate solo per alcuni dettagli rispetto agli Star precedenti. Invece il motore è tutto nuovo, riprogettato da cima a fondo e totalmente diverso dai 125 e 150 al punto da avere modificato – leggermente – anche la dinamica della ciclistica, rendendola un filo più stabile.
Certo, viene da chiedersi quanto sia importante l’aspetto tecnico in uno scooter che trae il suo appeal dall’aria retró, quanto contino le prestazioni in un mezzo da guidare e godere senza fretta, con un piacere raffinato e leggermente snob. Eppure si vive anche di quello, perché è vero che questo è uno scooter della generazione gloriosa, cambio a mano e ruota di scorta, e che non sarà mai intuitivo e scattante come uno di quelli moderni, né vuole esserlo; però non è per nulla spiacevole un motore molto rotondo anche in basso, con un tiro vigoroso e una spinta piena ai medi regimi. Sono termini insoliti per uno scooter come l’LML, eppure rispetto ai 125 e 150 da tempo in produzione il progresso è tale che si resta sorpresi. La velocità massima è limitata attorno a 100 all’ora o poco più, anche se sarebbe stato facile lasciarlo andare oltre, perché non sono prestazioni e brividi che si cercano su uno scooter del genere.
Meglio un’erogazione generosissima che porta fuori onorevolmente – anzi, con questa versione 200 molto bene – da qualunque situazione anche se si è sbagliata una marcia, cosa molto facile sulle prime. Meglio, anche, la possibilità di sorpassare con una certa spinta, ed eccellenti doti di arrampicatore quando arriva una salita.
Certo non è uno scooter come quelli cui siamo abituati, ha un’agilità pazzesca che nel traffico fa comodo ma è poco stabile se non lo si guida con pulizia, nonostante il nuovo propulsore abbia migliorato il carico sull’avantreno, perché l’ammortizzatore anteriore è cedevole e dondolone. E bisogna abituarsi a usare il cambio con la mano, anche per sfruttare il freno motore.
Le sospensioni sono confortevoli sulle irregolarità, molto meno sulle buche profonde; delle due è decisamente meglio la posteriore, quella che sostiene la maggior parte del peso dello scooter.
Quanto ai freni, sono in carattere col mezzo: sufficienti ma non aggressivi, adatti a una ciclistica da passeggio. Il posteriore tra l’altro ha il comando a pedale, come sugli scooter moderni non si usa più.
Ma questo non è uno scooter moderno: è una bella storia di quelle di una volta. Anche nel prezzo.
La tecnica - Lo Star ha sembianze familiari, eppure a ben guardare sotto la scocca in lamiera ha una tecnica tutta sua; in particolare nella zona centrale, sotto la sella, c’è una struttura di irrigidimento in tubi elettrosaldati a cui è fissato l’ammortizzatore. Un braccio della sospensione vero e proprio non c’è, a oscillare è il motore, leggermente decentrato sulla destra, che in questa versione 200 cm3 è stato completamente riprogettato. Resta un monocilindrico quattro tempi a due valvole raffreddato ad aria, ma mentre il cuore del 125 e del 150 è costituito da due semicarter divisi verticalmente, qua ce ne sono tre, uno grande a tunnel e due di chiusura. Il peso spostato in avanti dà più carico all’avantreno, gli attacchi motore sono su silent block per filtrare le vibrazioni.
Anche il cambio a crociera è stato riprogettato per migliorare la precisione degli innesti, sebbene resti senza preselettore, il che richiede una certa manualità; è stata riprogettata anche la frizione, più robusta, ed è stato aggiunto un condotto esterno per portare olio alla testata migliorandone la lubrificazione. L’alimentazione per ora è a carburatore ma presto arriverà l’iniezione. L’avviamento – anche questo non usa più tanto – è sia elettrico che a pedale. All’anteriore la sospensione segue lo schema a bielletta oscillante con ammortizzatore, questo modificato nella taratura così come è stata modificata quella dell’elemento posteriore.
Sono anni Settanta le finiture spartane: saldature vistose, cavi e viti poco nascosti e accoppiamenti macchinosi. Ed è retró pure l’equipaggiamento: fa tenerezza vedere oggetti di un’altra epoca come il rubinetto della benzina e il pomello dello starter a mano, però nel cruscotto sono comparse la spia del folle e quella dell’azionamento del pedale del freno, visto che non è improbabile lasciargli inavvertitamente il piede sopra.
Sotto la sella c’è il tappo del serbatoio ma non lo spazio per un casco, l’unico portaoggetti è il cassetto nel controscudo, ampio. Ma anche questo fa parte del sapore vintage a cui la LML ha legato il fascino dello Star, assieme a un prezzo molto competitivo: 2670 euro. E assieme alla possibilità di customizzare il proprio mezzo all’origine: di serie sono disponibili 20 livree e sono in arrivo anche le versioni RS, GT, Bicolore e Mat, ma sul sito della LML (www.lmlitalia. com ) con il configuratore è possibile pure vedere e ordinare le personalizzazioni che si vuole, equipaggiamento e vernici. Per vedere Star di tutti i colori.
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