Vespa PX 125/150: Prova novità

Uno scooter moderno non avrà mai la sua magia

14.06.2011 ( Aggiornata il 14.06.2011 12:53 )

Torna un mito. 34 anni dopo, la Vespa PX spicca ancora in mezzo al traffico. Non ha le prestazioni di uno scooter moderno, e nemmeno le sospensioni, ma il fascino è inimitabile. Tale da farla tornare in produzione

 
La Prova
Torna il mito

ROMA - Fuo-ri! Fuo-ri! Chiamata a gran voce come Vasco Rossi sul palco, è dovuta tornare fuori anche la Vespa PX. Era andata in pensione da sei anni e non ci stava bene per niente. Troppi ricordi, troppi momenti belli, troppi chilometri con la fidanzata su quella sella dritta come non usa più, nell’era delle selle a due piani. Troppi, soprattutto, quelli che si lasciano tentare dalla nostalgia molto più che dalle comodità, e non rinuncerebbero mai al fiero “clock” di uno scomodo cambio a mano per l’asettica praticità di una trasmissione automatica. Vox populi vox dei, e la Piaggio ha rimesso in produzione il più glorioso dei suoi scooter, il più longevo e anche il più venduto: era stato presentato 34 anni fa e nel frattempo ha venduto più di 3 milioni di esemplari. Ci credereste? Ha suscitato più curiosità il ritorno di una “vecchia” Vespa dell’avvento di parecchie novità, e sì che non è cambiata granché: le modifiche principali sono la sagomatura leggermente diversa della sella, l’imbottitura più confortevole e il ritorno al disegno della calandra che aveva accompagnato il primo modello. Pochine? Fin troppe, perché la PX è intoccabile come un totem, cambiarla avrebbe rasentato il sacrilegio. Già fu duro accettare il freno a disco (solo anteriore) e l’introduzione dell’avviamento elettrico a fianco di quello a pedale, ed eravamo ancora nel millennio precedente. Dunque è rimasto tutto come allora, non solo la scocca in acciaio che è contemporaneamente telaio e carrozzeria, come su ogni Vespa degna di tale nome, ma anche il motore – “quel” motore – montato asimmetricamente, sul lato destro, protetto da uno dei due grandi coperchi asportabili con un macchinoso sistema di tiranti, e sotto il coperchio sinistro anche la ruota di scorta; optional, quella, ma chi avrebbe il cuore di rinunciarvi, pur con la quasi certezza che non l’utilizzerà mai? Perché la PX è fatta così e tale deve restare. Leggerissima, agile da lasciar di stucco e con una ciclistica che consiglia di guidare sulle uova perché precisione e stabilità non sono il suo forte. Fa benissimo il suo lavoro, è piacevolissima, dolce, però non è stata progettata per le pieghe e i lunghi viaggi, anche se molti li hanno fatti lo stesso. E nemmeno per le staccate da brivido, perché i freni sono discreti ma non hanno il morso cattivo, e le sospensioni morbidissime affondano e si muovono. Eppure quant’è bello andare in giro con il Vespone. Quant’è bello il fischio da frullatore del suo motore a due tempi, che incredibilmente è generoso in basso quanto un quattro tempi moderno non sarà mai: tira sempre, magari piano ma tira. Dovrebbe essere il contrario ma la PX è un mondo a sé, fuori dalle regole comuni; in fondo stupisce pure che sia stato possibile catalizzarla al punto di fare rientrare un motore così datato nell’Euro 3, ma per la Vespa i miracoli sono all’ordine del giorno.

LE PRESTAZIONI non sono cosa che tocchi in modo particolare chi ama la PX. È proposta in due cilindrate, 125 per sedicenni e patenti B, 150 per tangenziali e autostrade, e la differenza non è granché: la più grossa supera di poco i 100 all’ora indicati, corrispondenti a un po’ più di 90 reali, la 125 fa qualcosa di meno. C’è però una certa differenza nell’erogazione, a favore della “piccola” che è lineare e tira sempre anche in basso, mentre l’altra poco sopra il minimo è “sporca” e irregolare, per cui scattando al semaforo ci vuole un po’ di attenzione: complice l’avantreno leggero, se scappa la frizione con la 150 si va via su una ruota sola. Comunque sia con la 125, sia con la 150, più che spingere alla morte un motore privo di allungo in fuorigiri conviene sfruttarne il tiro e mettere le marce – quattro in tutto – una dietro l’altra, badando alla posizione del polso perché qui il preselettore non c’è e dipende tutto dalla sensibilità; se si ruota poco il comando, o troppo, si salta una marcia. PX è anche un motore a due tempi in cui l’ammissione è controllata da una fessura sui volani dell’albero motore – un sistema efficientissimo ma ormai archeologia tecnica –, ed è miscelatore per la lubrificazione, rubinetto della benzina, freno posteriore a pedale efficace ma non troppo comodo e una sella sotto cui non c’è spazio per alcunché; per gli oggetti un cassetto nel controscudo dalla chiusura rudimentale come poteva esserlo 34 anni fa, ma solida. Un altro mondo appunto, che forse lascia interdetto chi fa “enti” ma non ha paragoni per chi è entrato negli “anta”. E non si preoccupa se le sospensioni ammortizzano il possibile e le ruote piccole non amano buche, pavé e rotaie, se il comfort di una volta non è paragonabile a quello di oggi, nè se i comandi di luci e clacson sono a destra invece che a sinistra. Stupidaggini, inezie al confronto dell’orgoglio impalpabile che dà cavalcare un mito. O forse è la propria giovinezza che si sta cavalcando. E quella, un asettico e perfettissimo scooter moderno non la potrà richiamare mai.


Identikit
 
  • Motore
  • Monocilindrico, 2T, raffreddato ad aria forzata. Alesaggio e corsa 52,5 x 57 (57,8 x 57) mm. Cilindrata 123,4 (149,6) cm3. Alimentazione a carburatore Dellorto SI 20 B, ammissione diretta nel carter controllata da una fessura sui volani dell’albero motore, con luci di travaso. Accensione elettronica CDI. Lubrificazione con miscelatore. Avviamento elettrico e a kick starter.
  • Trasmissione
  • Primaria e finale a ingranaggi. Frizione multidisco a secco. Cambio a 4 marce con comando manuale.
  • Ciclistica
  • Scocca in lamiera d’acciaio. Sospensioni: anteriore a braccetto oscillante con molla elicoidale e ammortizzatore idraulico a doppio effetto; posteriore con motore in funzione di parte oscillante e ammortizzatore a doppio effetto. Freni: anteriore 1 disco 200 mm Ø; posteriore a tamburo 150 mm Ø. Pneumatici: anteriore e posteriore 3.50” - 10”.
  • Dimensioni
  • Interasse 1260 mm; lunghezza 1810 mm; larghezza 740 mm; altezza sella 810 mm. Capacità serbatoio carburante 8 litri.

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