PORTIMAO – Da quando è arrivata sul mercato, nel 2006, la Triumph Daytona 675 ha riscosso un grande successo tra gli addetti ai lavori, ma non tra il pubblico. Per i tester di tutto il mondo è una delle migliori supersport, nelle comparative con le competitor giapponesi ha sempre trovato un posto sul podio ed in più di un’occasione è stata regina; il tiro generoso del suo motore la rende anche abbastanza semplice da guidare. Eppure i numeri di vendita non le rendono le soddisfazioni che meriterebbe.
La tre cilindri britannica si guida bene e regala tante soddisfazioni, sia in strada, sia in pista. Il progetto Daytona 675 è sano ed infatti anche la prima versione funzionava molto bene. Negli anni la moto inglese non è stata stravolta, ma è stata progressivamente migliorata, sfruttando l’esperienza acquisita nel mondiale Supersport. È diventata più affidabile e soprattutto più facile da portare al limite. Nel 2009 la Daytona 675 fu oggetto di un re– styling e quest’anno la Triumph ha deciso di proporre addirittura una versione R, diversa nelle grafiche, ma soprattutto oggetto di consistenti modifiche alla ciclistica e all’impianto frenante che hanno reso questa tricilindrica ancora più efficace. La Daytona 675R è disponibile solo in bianco/nero. Costa 12.790 euro chiavi in mano (1200 euro in più della versione standard, che resta comunque disponibile), prezzo giustificato dalla qualità della componentistica di serie, in cui spiccano la forcella e l’ammortizzatore Öhlins, la pompa e le pinze freno anteriori monoblocco Brembo ed il cambio elettroassistito.
SE SI VOLESSE definire la Daytona 675R con una parola sola, “divertente” potrebbe essere quella più adatta. In realtà ne servirebbero almeno due, perché la tre cilindri britannica è anche tremendamente efficace in pista. Del resto la posizione di guida è da sportiva pura. Il piano di seduta è stato alzato di 5 mm (ora è a 830 mm da terra), le pedane sono arretrate e non eccessivamente vicine alla sella, per cui lo spazio per le gambe non manca. Il busto resta inclinato naturalmente in avanti e si avverte un discreto carico sui polsi, anche se la ridotta distanza dei semimanubri dal piano di seduta garantisce un ottimo feeling con l’avantreno. Più si usa la Daytona 675R, più si ha la piacevole sensazione di avere il totale controllo della moto. Le sospensioni Öhlins funzionano benissimo, trasmettono sicurezza e riescono sempre a far percepire al pilota il limite di aderenza dei pneumatici.
Per questi motivi si può sfruttare tutto il potenziale dell’impianto frenante, anche quando si ritarda molto il punto di staccata. La nuova forcella ha una taratura adatta all’uso in pista, perché l’affondamento è sempre molto progressivo e mai eccessivo. Solo in alcune frenate in discesa il retrotreno tende ad alleggerirsi a causa di un eccessivo trasferimento di carico verso l’avantreno; nonostante questo la moto resta facilmente controllabile. L’inserimento in curva è pura routine. Bastano un leggero spostamento del corpo ed una minima pressione su pedane e semimanubri per indirizzare la moto nel punto desiderato. La discesa in piega avviene velocemente ed in questo frangente la Daytona garantisce tanta sicurezza, anche per merito dell’elevato grip dei pneumatici di serie, i Pirelli Diablo Supercorsa SP. A centro curva la Daytona segue fedelmente la traiettoria impostata e le sospensioni assorbono alla perfezione le imperfezioni dell’asfalto. Solo nei tratti più sconnessi il setting rigido dell’ammortizzatore diventa un limite a livello di comfort. Questa scelta, però, assicura indubbi vantaggi a livello di precisione direzionale e feeling nella guida al limite, dove il retrotreno non ha la tendenza a saltellare. In uscita di curva, poi, il notevole grip del pneumatico consente di spalancare il gas con decisione ed è in questi frangenti che bisogna prestare attenzione, perché il violento trasferimento di carico a volte innesca sbacchettamenti, che l’ammortizzatore di sterzo non sempre è in grado di stemperare.
Il nuovo impianto frenante è all’altezza delle aspettative. Garantisce una notevole costanza di rendimento, oltre ad assicurare tanta potenza e modulabilità, doti che consentono di ridurre notevolmente gli spazi di frenata. Leggermente meno efficace il freno posteriore, poco modulabile e meno progressivo nell’azione.
LA RAPPORTATURA del cambio si adatta perfettamente alla guida sportiva e il cambio elettroassistito è un plus molto gradito, che in pista permette di guadagnare qualche decimo di secondo e su strada consente di ridurre al minimo l’uso della frizione e risparmiare i muscoli dell’avambraccio sinistro. L’erogazione della potenza non sembra avere subìto variazioni. Il tre cilindri inglese ha conservato la sua forza e la sua eccezionale progressione: il tiro è generoso già attorno ai 3000 giri e verso i 6000 giri inizia a farsi consistente. A questo regime il rombo diventa più corposo, la spinta molto più vigorosa e, quando si spalanca il gas in uscita di curva, si percepisce una sensazione di accelerazione sconosciuta alle altre supersport. Oltre gli 8000 giri il tricilindrico inglese gira come un orologio, ed anche l’allungo non è affatto male, dato che, volendo, ci si può spingere fino a 14.500 giri, regime d’intervento del limitatore. Per anticipare il calo della spinta, però, bisogna evitare di allungarsi oltre quota 14.000 giri. A differenza di molte quadricilindriche, infatti, con la Daytona 675R è meglio effettuare i cambi marcia con leggero anticipo. Così facendo, in fondo al rettilineo di Portimao abbiamo raggiunto i 260 km/h indicati, una velocità di tutto rispetto per una moto di media cilindrata. L’unico problema è che per leggere le cifre sullo strumento si rischia di perdere la concentrazione, dato che il display a cristalli liquidi è ricco, ma decisamente poco chiaro.
LA LINEA della Daytona 675R è senza dubbio azzeccata: compatta ed essenziale, ora è ancora più fascinosa, per merito della livrea bianca, dei numerosi particolari in fibra di carbonio e del telaietto posteriore rosso. In questo contesto stonano solo gli indicatori di direzione dal disegno antiquato.
Sulla versione R, comunque, non è cambiata solo la grafica. L’aumento del prezzo è giustificato anche da diverse modifiche alla ciclistica. Tra quelle di maggiore importanza, c’è la forcella: è stata adottata la Öhlins NIX30 con steli di 43 mm Ø, derivata dall’esperienza nelle competizioni della Casa svedese; ha la regolazione del precarico molla e dei freni idraulici (quello in compressione si varia agendo sul registro dello stelo di sinistra; quello in estensione si modifica agendo sul registro dello stelo di destra). L’ammortizzatore è un Öhlins TTX36, completamente regolabile, che lavora tramite leveraggi progressivi.
Anche su questa unità si possono variare il precarico molla e i freni idraulici in compressione e in estensione. Non è però possibile variare l’interasse. Il telaio è sempre un doppio trave in alluminio; da segnalare che c’è la possibilità di variare l’altezza del perno del forcellone. È cambiata la piastra inferiore di sterzo, dato che la vecchia forcella aveva gli steli di 41 mm Ø (quelli della Öhlins, come detto, sono di 43 mm Ø). Le quote ciclistiche sono rimaste praticamente invariate: l’inclinazione del cannotto di sterzo è 23,9°, l’avancorsa è 89,1 mm e l’interasse è 1385 mm. Il peso dichiarato in ordine di marcia è di 185 kg. I cerchi in lega hanno cinque razze.
La Daytona 675R monta un impianto frenante Brembo con pinze monoblocco ad attacco radiale; anche la pompa freno è radiale. Triumph dichiara un aumento della potenza frenante del 10%. Al posteriore è montato un disco di 220 mm Ø abbinato a una pinza Nissin a un pistoncino. Il motore è il noto tre cilindri in linea, dotato della distribuzione bialbero e del raffreddamento a liquido. Anche qui non ci sono variazioni e nemmeno ce ne era bisogno, dato che questa unità, nella categoria supersport, era già una delle più sfruttabili, sia su strada, sia in circuito. La potenza dichiarata è rimasta a quota 125 CV a 12.600 giri, la coppia a 72 Nm a 11.750 giri. Sono nuovi, però, la forma dei coperchi dei carter della frizione e dell’alternatore.
L’alimentazione è ad iniezione elettronica con corpi farfallati Keihin di 44 mm Ø. La frizione multidisco in bagno d’olio non è abbinata a un dispositivo antisaltellamento. Il cambio a 6 rapporti ha, di serie, il sistema di cambiata elettroassistita. Nella gamma degli optional ce ne sono numerosi destinati alle gare: alberi a camme, impianto di scarico, centralina completamente programmabile.
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