ADRIA –La Ducati 848 è una moto particolare ma interessantissima; troppo grossa (di cilindrata) per la Supersport e troppo piccola per la Superbike, ma divertente per chi vuole una stradale cattiva con la possibilità di allargarsi alla pista. Il suo arrivo era stato un cambio di marcia rispetto alla precedente 749 e già la prima versione, il modello 2010, era ad un livello di sviluppo molto avanzato. Dunque per questa edizione 2011, non a caso ribattezzata EVO, sono bastati piccoli interventi, che comunque hanno portato ad un bel passo in avanti. Il cambiamento più importante riguarda il motore eppure la prima cosa che si avverte, appena entrati in pista, sono gli effetti delle modifiche apportate alla ciclistica, in particolare quella ai freni anteriori. Le nuove pinze monoblocco permettono decelerazioni particolarmente vigorose a cui la moto risponde senza scomporsi, il rapporto tra frenata e corsa della leva è molto lineare e questo permette di frenare forte fin dentro la curva, a moto inclinata. Non è solo merito dei freni naturalmente, contribuisce anche l’azzeccato setting delle sospensioni, in particolare il buon controllo del freno in compressione della forcella che evita alleggerimenti del posteriore e permette di frenare con maggiore forza.
Se il miglioramento nella fase di frenata è stato significativo – e tutto sommato era necessario –, per quanto riguarda il resto della ciclistica si può parlare di semplici affinamenti, perché già il precedente modello della 848 aveva tarature azzeccate per l’uso in pista. La 848 è una Ducati e dunque non poteva che avere il solito anteriore ben caricato, rassicurante. È una moto molto veloce nell’inserimento e rigorosa, soprattutto nelle curve che si percorrono a bassa velocità; non è la più intuitiva sul mercato ma con il passare dei giri tutto diventa semplice e il feeling trasmesso dall’avantreno è notevole, si riescono ad ottenere linee perfette con il minimo sforzo. Nei curvoni veloci un po’ di questa stabilità si perde e le linee si fanno leggermente meno precise, ma sono sfumature ed anche nel veloce il comportamento della ciclistica rimane sincero e redditizio.
L’inserimento e la percorrenza in curva sono certamente i punti forti di questa ciclistica, in uscita di curva invece la sospensione posteriore viene messa sotto pressione dalla spinta del bicilindrico di Borgo Panigale. L’ammortizzatore nei primi giri lavora discretamente ma dopo un po’ incomincia a perdere efficacia e quando si scaricano a terra i cavalli del motore si innesca un ondeggiamento che si ripercuote anche sull’anteriore. Avviene però solo quando si raddrizza la moto, quando cioè la forte pressione a cui è sottoposto il retrotreno non è contrastata a sufficienza dall’ammortizzatore; con la moto inclinata al massimo della piega il grip rimane comunque ottimo.
Nei cambi di direzione la 848 ha un’ottima stabilità e lo sterzo non si alleggerisce, sia pure a leggero discapito della maneggevolezza, che rimane comunque più che accettabile. Buono il lavoro svolto dall’ammortizzatore di sterzo, ogni qualvolta si innescano ondeggiamenti questo riesce a smorzarli repentinamente. L'altro cambiamento importante per la versione 2011 di questa Superbike di media cilindrata riguarda il motore: ha guadagnato 5 cavalli rispetto alla precedente versione (al banco ne abbiamo letti 125,7 contro 120,3), ma soprattutto un’erogazione più piena e regolare e una spinta maggiore agli alti regimi. La precedente versione aveva un buco di erogazione prima degli 8000 giri, difetto che non è completamente sparito ma è stato notevolmente ammorbidito, e comunque per il resto la spinta del bicilindrico è molto lineare; la parte migliore rimane oltre gli 8.000 giri, ed ora è aumentato l’allungo visto che spinge con vigore fin quasi agli 11.000 giri e all’intervento del limitatore. A basso regime la spinta del motore è sempre pronta e anche se si percorre una curva con una marcia di troppo, la coppia vigorosa permette di uscirne con buona spinta. La maggiore fluidità in alto del motore si traduce in un grande vantaggio nella guida in pista perché permette di sfruttare completamente l’arco di erogazione, senza cali di spinta al massimo dei giri; la coppia invece al banco risulta leggermente più bassa (87,36 Nm contro 87,94 Nm), ma in pista una differenza così lieve è difficilmente avvertibile
Lo dice il nome stesso, Ducati 848EVO,cioè evoluzione del primo modello: una serie di affinamenti per rendere la 848 ancora più godibile. L’intervento più significativo riguarda il motore: nuovi condotti di aspirazione e corpi farfallati ellittici il cui diametro equivalente è passato da 56 a 60 mm. L’alesaggio e la corsa sono rimasti invariati e cioè 94 x 61,2 mm, ma i pistoni e la camera di combustione sono stati ridisegnati e il rapporto di compressione è passato da 12:1 a 13,2:1. Sono nuovi anche gli alberi a camme che hanno un’alzata di 13 mm, cioè ben 1,5 mm in più della precedente versione. Per quanto riguarda la ciclistica sono state adottate due pinze dei freni anteriori Brembo sempre ad attacco radiale ma monoblocco, uguali a quelle della 1198.
Il telaio a traliccio e tutte le quote della ciclistica sono rimasti invariati, così come è invariato il forcellone monobraccio in elementi fusi e scatolati di alluminio. Identiche anche le sospensioni, forcella e ammortizzatore sono realizzati dalla Showa. Invariato infine il peso in ordine di marcia che rimane eccellente: soli 195,2 kg effettivi sulla bilancia, compreso il pieno di carburante. Tre le colorazioni disponibili: la classica versione rosso Ducati con telaio rosso e ruote nere, bianca con telaio e ruote rossi e “dark stealth”, nera con telaio e ruote neri. La 848 è già dai concessionari e per le versioni rossa e bianca il prezzo è lo stesso dello scorso anno, 14.250 euro chiavi in mano. Per la colorazione Dark invece ci vogliono 13.500 euro.
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