L'indistruttibile Phaedra Theffo | Storie Italiane

L'indistruttibile Phaedra Theffo | Storie Italiane

"Le gare sono la mia vita: io non mi sento motociclista, ma pilota. E dire che ho cominciato per caso..."

12.04.2024 ( Aggiornata il 12.04.2024 13:17 )

La vita di Phaedra “Lulu” Theffo è scandita da due tempi: uno in cui sale in moto per gareggiare e un secondo in cui attende di farlo. Due tempi, come i motori che la quarantacinquenne di origine francese residente a Sarnico (Bergamo) predilige, come certifica la sua partecipazione agli ultimi tre campionati 2T Italian GP con la Honda del BBM Racing, impreziosita dal terzo posto nel 2022 in 125 GP grazie a tre podi. ”Il mio innamoramento per le due tempi non si può spiegare, è qualcosa di viscerale – racconta – le adoro perché la guida deve essere precisa, devi avere il gas in mano, non mollare, sono moto un po’ ‘stronze’, vanno più forte nelle curve e poi c’è quel rumore inconfondibile. Le quattro tempi non mi danno le stesse emozioni, tranne la Ducati MotoGP di Loris Capirossi che guidai nel 2006 per qualche giro”.

Andrea Riva, campione "per caso" | Storie Italiane

La storia di Phaedra Theffo


Come sei riuscita a fartela prestare?

“Nel 2005 e 2006 lavorai come addetta stampa per il Team Pramac D’Antin, il primo anno con Roberto Rolfo, il seguente con José Cardoso e Alex Hofmann. Avevo conosciuto un po’ tutti nell’ambiente nel 1998 e 1999, quando andavo alle gare del Mondiale. Furono gli anni in cui debuttai in sella”.

Chi ti ha trasmesso la passione?

“Sono nata a Gisors, in Francia, ma a otto anni mi trasferii in Belgio, dove non c’è cultura motociclistica, almeno in pista. Però nella nostra via c’era un ragazzo che andava alle gare e mi aggregai, come tuttofare. Ero in ammirazione. Poi, vedendo le gare dell’Europeo, scrissi persino articoli per Motosprint. Mai avrei pensato di correre, fino al trasferimento in Italia, nel 1997”.

E lì cosa è accaduto?

“Giacomo Guidotti, oggi capotecnico di Luca Marini, mi promise che mi avrebbe fatto girare nelle pause del Trofeo Challenge, ma dovevo saper cambiare le marce. Fino ad allora avevo provato soltanto scooter, così andai con un amico al parco di Monza per guidare un cinquantino Aprilia con le marce. Nel 1999 feci i primi turni in pista con una 125 e l’anno successivo iniziai a correre”.

Ricordi la tua prima gara?

“Alla primissima non mi qualificai, così la prima fu a Misano. Mi fecero salire sul podio perché ero l’unica donna, ma avevo fatto pena”.

Nel 2005 il passaggio alle GP.

“Merito di Roberto Bava, tecnico di grande esperienza, che mi mise a disposizione una Honda 125 GP per correre a Vallelunga nel trofeo omonimo. L’avevo conosciuto nel 1997, quando andavo a vedere l’Europeo, un amico carissimo”.

Com’erano invece i rapporti con i piloti?

“Nei primi tempi il mondo delle corse non era tanto bello, serviva attenzione, ma non ai piloti, quanto ad alcuni addetti ai lavori… Adesso la gente è più rispettosa”.

Phaedra Theffo e l'amore per le moto


Raccontaci la tua vittoria.

“Luglio 2018, Franciacorta, nella 125 SP del MotoEstate. Il giorno più bello della mia vita, non tanto per il successo, dato che non eravamo in tanti e non c’era quel livello provato altre volte. Ma è stata la mia prima gara dopo un lungo periodo sulle Minimoto, a cui mi ero dedicata dal 2007 al 2018: quel successo è merito di Martino, che mi ha risistemato la moto e mi segue ancora oggi. Senza di lui non avrei più corso con le ruote alte, gli devo tutto. Però se devo scegliere una performance, ne indico altre”.

Quali?

“Europeo 125 del 2006 a Vallelunga: ottenni un’insperata qualificazione. E poi le ultime due gare del 2023, a Magione e Misano, concluse al quarto e al sesto posto. Ho girato con un buon passo e questo mi ha fatto felice, anche se io non lo sono quasi mai”.

Peraltro hai corso queste due gare a poche settimane da un delicato intervento chirurgico.

“A marzo 2023 ho sentito un nodulo sotto l’ascella, all’altezza del seno sinistro. Ho effettuato l’ecografia a Bergamo, era un carcinoma maligno. L’intervento è stato effettuato il 7 giugno dalla dottoressa Mauri, dimostratasi particolarmente competente e gentile”.

Hai voluto renderlo pubblico non certo per protagonismo.

“Ho raccontato la vicenda perché voglio incentivare le donne a farsi visitare. Alcune aspettano le lettere per i controlli, altre li rimandano. Ma il mio caso dimostra che è meglio fare gli esami perché se becchi in tempo un tumore fai in tempo a uscirne bene”.

Ora come stai?

“Devo soltanto sistemare il braccio con la cicatrice e fare i controlli come tutti. Non voglio essere compatita, perché mi sento benissimo. Mi alleno tanto, con sedute di sparring dopo le ore in ufficio. Il pugilato è la cosa migliore perché non metti su massa, allena la resistenza e i riflessi”.

Infortuni in moto, invece?

“Pur facendo un miliardo di cadute sono stata fortunata. Con le Minimoto mi sono rotta il polso destro e procurata una distorsione, in moto soltanto la clavicola nel 2021”.

Mai pensato di ritirarti dopo quell’incidente?

“È lì che capisci quanto grande è la passione: era come se si fosse fermato il mondo, l’unica cosa che contava era il momento di tornare in moto”.

L’età però avanza.

“Finché ci sono le due tempi correrò, poi valuterò. Ho un sacco di amici sessantenni che corrono. Io sarò sempre in forma, non smetterò mai, magari avrò pochi soldi e farò meno gare. Ma non mi accontento soltanto dei turni di prove libere, così come non mi piace usare la moto in strada: io non sono un motociclista, sono un pilota. Posso arrivare prima, a metà classifica, ultima: non mi interessa. Mi interessa soltanto correre”.

La straordinaria avventura di Alex Belometti | Storie Italiane

  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi