Moreira brilla con la squadra bergamasca, che con il rookie brasiliano e Foggia schiera due piloti in grado di esaltare un team con belle prospettive
La folla gremisce gli spalti, attendendo l’ingresso in pista della squadra neroazzurra, con Diogo Moreira e Dennis Foggia pronti a regalare spettacolo ed emozioni. Parliamo di calcio? No, di Moto2, rappresentata dall’Italtrans Racing Team, realtà italiana dal tono internazionale ammirata nel paddock iridato. La team owner Laura Bertulessi può essere orgogliosa della sua formazione, bergamasca e conosciuta in tutto il Mondo.
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Con la sua agenzia, Emanuele Camerini organizza i trasferimenti di almeno 15 persone. Almeno, certo, perché gli invitati e i partner presenti in hospitality sono sempre numerosi e comodi, confortati dall’aria condizionata. Al Sachsenring, ex Germania Est, fa caldo ma all’interno della struttura si gode di assoluto refrigerio. Lo staff tiene molto alla nostra presenza, perciò una visita al box è d’obbligo e ben accetta. Notiamo subito ordine, pulizia e metodo: l’organizzazione di utensili e banchi di lavoro è maniacale. Su una parete sono appese parti della Kalex di eventuale urgenza: pedane poggiapiede, leve del freno e frizione, con tutto il kit necessario. Eccellente, non si sa mai. Interessante l’angolo di rilevazione della pressione e della temperatura gomme, servizio ai livelli della MotoGP.
Guidati dall’operation manager Roberto Brivio e con la supervisione del racing consultant Livio Suppo, la squadra è pronta a scendere in pista: Federico Sandi funge da coach e team coordinator, con Enrico Pellizzari e Francesco Munzone in qualità di capotecnico, parte elettronica affidata a Fabrizio Greco e Davide Brambilla, mentre Damiano Di Nita, Manuel Gamba, Simone Marzorati e Moreno Camilli operano da meccanici, Giuseppe Dal Bosco si occupa dei pneumatici, Dalila Agrati è la social media manager. L’atmosfera nel box è rilassata, con Brivio che scherza: “Ehi, occhio al giornalista. È qui per fare la spia”. La battuta ci mette a nostro agio, per turni di prove libere tesi come corde di violino.
Nella mattinata Foggia è quarto, Moreira ventiduesimo, pomeriggio da sedicesimo tempo per Diogo, diciottesimo per Dennis. Nonostante la provvisoria Q1, si conta sul sabato: “I piloti hanno preso le misure al tracciato. Stasera consultiamo i dati con calma, attaccando domani”. L’input è condiviso da ogni parte dello staff, con l’aggiunta: “Mica vorrai esagerare con würstel e hot dog. In hospitality puoi trovare un bel risotto o un piatto di pastasciutta”. Vietato rifiutare, per una serata trascorsa a chiacchiere, aneddoti e sorrisi.
Nel tragitto hotel-circuito, Brivio dimentica in auto un accendino multicolor, che mettiamo in tasca e teniamo per eventuali pegni o scommesse. Entriamo nel box, il turno P2 sta per cominciare, gli mostriam l’oggetto in questione. Lui lo guarda, afferrandolo improvvisamente, poi butta gli occhi sui monitor dei tempi: è ora di fare sul serio, al team serve far scoccare la scintilla. Moreira ci riesce, decimo tempo e Q2, Foggia altrettanto bravo, tredicesimo.
Le qualifiche saranno decisive? Non si sa, però meglio affrontarle con la fiamma innescata. Ed è così: 1’23”042 significa ottavo crono per il rookie brasiliano, a soli 264 millesimi dalla pole position. Diciottesimo il romano, ma con passo gara da zona punti, minimo. La soddisfazione si fa sempre più alta, ma in diversi ricordano: “Bello, anche se domani dovrà essere bellissimo. Esultiamo soltanto quando sarà il caso”. Piedi per terra, malgrado si abbiano a disposizione punte dotate di repertorio interessante.
Troviamo su un tavolo dell’hospitality un barattolino, lo apriamo. La fragranza è conosciuta ma, per toglierci dubbi, chiediamo. Risposta immediata: “Sì, esatto. È balsamo di tigre. Buono, eh? Usalo, vedrai come si apriranno le vie respiratorie”. Procediamo, chiedendoci: anche il team ruggirà nel Gran Premio? Le premesse ci sono, manca la zampata. No problem, si vede subito il passo di samba con il quale Moreira salta gli avversari, per colpi d’anca da vero fuoriclasse dei semimanubri. Notiamo la spettacolarità del paulista, a ricordarci alcuni assi del pallone. Soprattutto nelle frenate a moto inclinata, Diogo si sbarazza degli altri con manovre vellutate, più indietro Foggia sembra un gladiatore romano. Brivio, per la prima volta nel weekend, è in trance: la squadra ci crede, il risultato di prestigio è fattibile.
Le telecamere cercano e inquadrano il duo neroazzurro impegnato tra i cordoli, poi si soffermano anche di fronte al box. Le cuffie giallo fluo impazziscono, perché il 10 – numero che calza a pennello a Moreira – compie manovre di pregio: “È millimetrico, vero?”. Eccome se lo è, anche perché in ballo c’è un podio tedesco veramente vicino. Il 71 sgomita a centro gruppo, nell’obiettivo di muovere ancora la classifica. L’unione dello staff si dimostra apprezzabile: che si tratti di Moreira o Foggia, i rispettivi tecnici si sostengono vicendevolmente. Tre passaggi al termine “non passano mai”, gioco di parole a spiegare quanto poco si stia giocando. Il toboga del Sachsenring, anziché mettere in difficoltà le Kalex spinte dal tre cilindri Triumph, le esalta.
Un gradino e relativo trofeo è accarezzato da Italtrans fino ai metri conclusivi, ma sfugge a Diogo per una manciata di millesimi e una spanna dalle mani di Brivio: “Ci siamo andati vicino – il sospiro di sollievo a seguito del triplice fischio arbitrale – indice di quanto stiamo diventando competitivi. Sono contento per il quarto posto ottenuto da Moreira, ma anche per la prestazione di Foggia. Entrambi sono stati velocissimi e spettacolari, la prossima volta vogliamo vederli davanti, insieme”. Roberto ha ragione, il potenziale c’è.
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