Il paddock e gli appassionati della MotoGP si dovranno preparare ad uno storico passaggio di proprietà. E, forse, anche a un cambio di filosofia
Nel giorno di Pasquetta è stata annunciata e in molti hanno pensato ad un “pesce d’aprile” ma molto probabilmente sarà Austin, fra poco più di una settimana, il teatro giusto per approfondire l’argomento relativo alla vendita del “prodotto MotoGP” all’americana Liberty Media, già proprietaria della Formula 1.
La nuova acquisizione potrebbe rimarcare e velocizzare ancora di più una certa filosofia gestionale che abbiamo iniziato a conoscere già dallo scorso anno: aumento dei round e delle gare all’interno dello stesso weekend, più spazio all’interazione con il pubblico tra “spara t-shirt” e sessioni autografi per gli spettatori VIP. Più show, in poche parole. Guardando com’è stata trasformata la Formula 1 negli ultimi anni, non fatichiamo a credere che lo stesso processo di spettacolarizzazione possa essere attuato anche per la MotoGP.
E c’è di più: Liberty Media potrebbe avere interesse a portare il Circus sempre più fuori dalla cara vecchia Europa. Avvicinandolo a casa sua, per esempio, oppure spostandolo ancora di più verso Asia e Medio Oriente, dove mercati sempre più floridi bussano insistentemente alla porta con valigie piene di soldi.
Già, perché in cima a tutto ciò che muove il business, anche quello sportivo, ci sono i soldi. Comandano loro. Vedremo se, facendo diventare la MotoGP sempre più un grande show dedicato ai mercati emergenti, gli americani sapranno trasformare in oro anche il palcoscenico più importante per le due ruote. Con la Formula 1 ci sono riusciti. Un dato come esempio? Quasi un miliardo di dollari di ricavi in più nel 2023 rispetto al 2022 e il 64% in più di utile. Mica male… per loro.
A noi appassionati più puri, degli show di contorno importa poco o niente. Ciò che conta è che non venga snaturato troppo quello sport che ci ha fatto innamorare: mantenere saldi alcuni “valori” agonistici (tipo i sorpassi, per citarne uno), regolamentari e tecnici potrebbe essere una carta in più da giocare per assicurarsi il seguito dei più fedeli ma anche per attirare le nuove e giovani generazioni di appassionati. Se gli “effetti collaterali” dovessero essere soltanto i fuochi d’artificio a fine gara, ce ne faremmo una ragione.
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