Ricevuto il testimone dalla Mototemporada, che si correva sui circuiti cittadini della Riviera, l’impianto è sempre stato all’avanguardia. E in continua evoluzione, come testimonia un fatto più unico che raro: il cambio del senso di marcia
Quando il circuito di Misano nacque, nel 1972, era già sicuro. Oggi è una banalità, ma allora non lo era affatto: soltanto l’anno prima Angelo Bergamonti aveva perso la vita a Riccione per avere colpito un marciapiede durante una caduta, incidente che decretò la fine delle gare sui circuiti cittadini della Mototemporada romagnola; e per diversi anni ancora si sarebbe continuato a correre tra la roccia e il dirupo sul mare ad Abbazia, Jugoslavia; a passare sui binari del treno a Imatra, Finlandia; a pelare i muri delle case a Brno, Cecoslovacchia; a rasare le balle di paglia ovunque. E così via in tutto il Mondo.
Misano 1982: Franco Uncini, in volo verso l'iride
A Misano no, il progetto iniziato nel 1969 dall’ingegner Cavazzuti prevedeva fin dall’inizio ampi spazi di fuga e questo rendeva l’impianto una mosca bianca. In poco più di due anni venne costruito, fu collaudato il 4 agosto 1972 e se poteste confrontarlo con quello attuale non riuscireste a riconoscerlo: era lungo appena 3488 metri, pochini per corrervi gare mondiali, e con molte curve di meno: la pista si snodava attraverso la “S” dopo i box, le tre curve del Carro confinanti con la via omonima, il Curvone, il lungo tornante del Tramonto perché è da quella parte che scende il Sole, la Quercia con al centro il grande albero che le dava il nome, e la doppia curva della Brutapela, “pellaccia” in dialetto locale; ostica per la sua conformazione, in entrata veloce e in uscita un insidioso rampino che la rendeva dura da scorticare come una “pellaccia”. Se faticate a orientarvi non preoccupatevi: allora si girava nel verso opposto, in senso antiorario. Box pochi e all’aperto – cioè privi dei muri anteriore e posteriore – come usava allora, e una palazzina servizi lillipuziana.
La perla motociclistica dell’Adriatico si chiamava “Santamonica” perché sorge nella frazione Santa Monica di Misano, era piatta come un biliardo e lo è tutt’ora, ma questo garantisce un lungo campo di visuale dai suoi bordi rialzati ad arte e dalle tribune. Per qualche anno venne impiegata per gare nazionali e prove libere, poi a partire dal 1980 cominciò a inserirsi nella rotazione per organizzare il Gran Premio del Motomondiale, alternandosi con Monza, Imola e Mugello; dal 1985 al 1987 ospitò il GP San Marino, escamotage usato per beneficiare di una gara in più entro i confini italiani. E proprio nel GP San Marino 250 del 1987, con Loris Reggiani, arrivò la prima vittoria dell’Aprilia, inizio di una storia gloriosa. Nell’autunno del 1983 cambiarono anche i nomi delle curve, per fare promozione ai paesi della riviera romagnola. La esse dopo i box diventò “Misano”, le curve del Carro “Cattolica” e il Curvone “Bellaria”, il Tramonto venne trasformato in “Cesenatico”, la Quercia in “Riccione“ e la Brutapela in “Rimini”.
Se gli aneddoti vi divertono, nel 1988 l’impianto fu anche sede della prima e della quinta puntata di Giochi senza Frontiere ma fu una cosa estemporanea. Ben più si gnificativi gli avvenimenti tra 1990 e 1993, quando il percorso venne allungato a 4060 metri trasformando la “S” dopo i box in due ampi curvoni a destra e aggiungendo le varianti Del Parco e Arena, la gloriosa Brutapela venne bypassata e continuò a essere usata soltanto quando veniva impiegato il tracciato ”corto”. La stessa Brutapela che nel 1991 era stata teatro di un famoso arrivo a gomitate tra Luca Cadalora ed Helmut Bradl, e lo fu poi delle sportellate con polemiche fra Valentino Rossi e Stefano Cruciani nel 1994, all’epoca del primo titolo di Vale, in Sport Production.
Sempre nel 1993, le strutture vennero adeguate ai tempi costruendo una palazzina con nuovi box, sale di assistenza tecnica, salette di rappresentanza e una grande sala stampa. Purtroppo quello stesso anno, nel primo GP disputato sul percorso modificato, si verificò il terribile incidente in cui Wayne Rainey, tre volte campione della 500, perse l’uso delle gambe; spazio di fuga ce n’era in abbondanza ma il californiano venne colpito dalla moto. Non fu comunque per quel motivo che per i successivi 14 anni il Motomondiale disertò Misano.
Vi si corsero molte prove della Superbike, tantissime gare nazionali e internazionali di moto, auto e anche di camion, ma il massimo campionato tornò soltanto nel 2007 con il GP San Marino e Riviera di Rimini, trovando un impianto completamente cambiato: tra il 1996 e il 1997 erano stati completati palazzina e box, nel 1998 il paddock era stato ampliato a 40.000 m², nel 2001 era arrivato il primo lotto di tribune da 5000 posti e nel 2006 il nuovo centro medico.
Ma soprattutto a fine 2006, dopo cinque mesi di lavori serrati, era stata completata la rivoluzione che aveva stravolto la pista: allungamento a 4180 metri, modifica del tracciato con la trasformazione della curva Rio e inversione del senso di marcia: dal 2007 a Misano si gira in senso orario, perché così è stato possibile ampliare gli spazi di fuga a beneficio della sicurezza.
Eppure, proprio sul nuovo tracciato effettivamente più sicuro perse la vita nel 2010 Shoya Tomizawa, caduto al Curvone nella gara della Moto2 e investito dai piloti che lo seguivano. Le tribune salirono a 23.000 posti, venne ampliata la sala stampa e da allora gli ingressi al circuito sono diventati quattro. Una rivoluzione sottolineata dal cambiamento del nome dell’impianto: non più Santamonica ma Misano World Circuit, cui nel 2012 sarebbe stata aggiunta l’intitolazione allo scomparso Marco Simoncelli. Altri lavori importanti all’inizio del 2008, quando venne realizzata una nuova corsia di uscita dei box di 250 metri e venne modificata la variante del Rio, resa più accentuata, portando il circuito alla lunghezza attuale di 4226 metri. Arrivò un’altra tribuna in fondo al rettilineo box e la capienza del circuito salì a 75.000 spettatori, 26.000 dei quali sulle tribune.
Ma un impianto del genere permetteva altre opportunità e alla fine del 2014 venne realizzata l’Arena Flat Track, pista non asfaltata di 1000 metri ricavata all’interno del tracciato; poco dopo, l’aggiunta di due nuovi raccordi ha dato al circuito principale una fisionomia modulare, cioè è possibile sfruttare due tracciati corti: Brutapela Track di 986 metri, sette curve tra la zona del Rio e la variante del Parco, e 3,5 Track di 3211 metri, con nove curve. È stata realizzata anche una pista prove, sono state costruite nuove tribune e ampliate le aree prato, così che ora la capienza del circuito supera i 100.000 posti, e sono state ulteriormente ingrandite le strutture all’interno del paddock che ora è arrivato a 10.000 m².
Vale la pena ricordare che a Misano si può girare e correre anche di notte fin dai primi anni ‘80, quando venne installato il primo impianto di illuminazione; adesso ce n’è uno molto più moderno, che può contare su 17 torri di illuminazione e un gruppo elettrogeno potentissimo. E già dal 2011 il Medical Center Misano World Circuit non è soltanto per gli utenti del circuito, ma è un poliambulatorio privato aperto a tutti, che offre numerosi servizi legati soprattutto all’attività sportiva e fisica. Per il 2020, la novità è legata al nuovo asfalto: chi l’ha provato, dopo il lockdown, è rimasto entusiasta dell’ennesima novità di un impianto in continua evoluzione.
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