Adam Raga, l'eterno ragazzo del Trial

Adam Raga, l'eterno ragazzo del Trial

L'intervista esclusiva: "Ho dedicato la mia vita a questa specialità e a 42 anni ho vinto un titolo iridato, con la Spagna al 'Nazioni'"

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16.12.2024 ( Aggiornata il 16.12.2024 09:16 )

Il Mondiale Trial ha in Toni Bou l’indiscusso dominatore. Un livello raggiunto grazie anche a un rivale che, in particolare nella prima fase della carriera, lo ha spinto ad alzare l’asticella. Un Trialista che nonostante lo scorrere del tempo appare instancabile e che a 42 anni ha conquistato il titolo iridato, con la Spagna, al Trial delle Nazioni 2024: Adam Raga, quarto nell’ultima TrialGP.

Il 35° titolo di Toni Bou

Adam Raga: l'intervista


Adam, hai iniziato a praticare il Trial da giovanissimo, una passione che hai ereditato da tuo padre.

“Nella mia Ulldecona, nel sud della Catalogna, il Trial è praticato da molte persone. A due anni cominciai a salire sulla moto di papà il quale, vedendomi interessato, mi preparò una bicicletta senza rotelle. A due anni e dieci mesi mi regalò la prima moto, una Merlin DG1 e a sei partecipai alle prime gare con la Bultaco Xispa”.

A 16 anni ti sei trasferito a casa di Jordi Tarres.

“Non fu una scelta difficile, perché volevo fare Trial: potevo entrare nel Team GASGAS e accettai subito. Fu più difficile per i miei genitori, che mi dicevano di non mollare la scuola, ma dissi che vivevamo per il Trial ed era l’occasione per diventare professionista. Chiesi due anni di tempo: in caso di fallimento, sarei tornato a studiare”.

La tua prima gara fuori da casa fu in Italia, a Garessio.

“Partimmo io, mio padre con il mal di schiena e un suo amico che guidò per tutto il viaggio. Era un Indoor e per qualche giorno ci fermammo in Italia. Allacciai le prime amicizie con piloti di un’altra Nazione”.

Il professionismo immediato ti ha portato anche a un regime di dieta ferrea.

“Dopo aver perso il Mondiale del 2007 cercai di diventare ancora più professionale, poi nel 2017 ho iniziato ad accusare problemi di salute: mi è stata riscontrata l’intolleranza al glutine. Più che un regime alimentare ristretto, mangio ciò che mi fa stare bene”.

Enzo Ferrari diceva che “Un pilota perde un secondo al giro per ogni figlio che gli nasce”, tu ne hai due e sei ancora fortissimo.

“È vero che quando diventi padre cambiano molte cose. Sono fortunato perché Jenny è in grado di fare tante cose e, grazie anche a una persona che ci aiuta, riesco a dedicarmi al Trial come prima. La principale differenza è che il tempo libero lo dedico ai bambini e alla famiglia”.

Adam Raga: la carriera, i progetti


C’è anche la Raga School, un progetto nato durante la tua carriera agonistica, una particolarità per un pilota in attività.

“Ho sempre desiderato creare una scuola e avevo allestito un angolo di casa per sviluppare questo progetto. Un giorno l’importatore norvegese della TRRS mi disse che c’era un giovane pilota molto promettente. Ero restio, ma lui insistette e così iniziai con Sondre Haga”.

Un lavoro che ha dato i suoi frutti.

“Sì, dopo quattro anni, nel 2022, è diventato campione del Mondo. Il mio obiettivo è aiutare i piloti a raggiungere il massimo. Quando si è giovani si commettono tanti errori, che ho fatto a mia volta, e credo che avere al fianco una persona che ti consiglia sia un vantaggio”.

Se Toni Bou è un campione entrato nella leggenda è anche perché sei stato un grandissimo avversario: qual è il segreto per essere ancora competitivi a 42 anni?

“Il segreto è che sto facendo qualcosa che mi piace e non mi pesa. Poi ci sono persone che dicevano che faticavo a trovare gli stimoli quando, dopo aver vinto, non riuscivo a ripetermi. In realtà ero secondo, ma qual era la differenza da chi mi precedeva? Toni è il pilota più forte di sempre ma è pure riuscito a sfruttare al meglio una moto diversa, sviluppandola grazie anche a un budget importante. Forse la FIM avrebbe dovuto mettere un limite allo sviluppo, un po’ come avviene in altre discipline. Ma posso dire di aver vinto il Mondiale delle moto a due tempi per 15 anni e ne sono orgoglioso”.

Hai cambiato tre volte Casa motociclistica: un ricordo per ognuna?

“Iniziai in GASGAS quando c’era ancora Casas, che insieme a Tarres decise di supportarmi: di quegli anni conservo bellissimi ricordi. Poi quando la GASGAS attraversò una profonda crisi economica Jordi era pronto con la TRRS: una moto nuova da sviluppare che ci ha visto vincere in diverse occasioni. Con la TRRS, nel 2016, abbiamo iniziato un progetto che nel 2021 è arrivato in cima alle classifiche di vendite”.

 E nel 2024 sei passato alla Sherco.

“Sono contento perché la Sherco mi ha dato la possibilità di proseguire, anche se venivo da stagioni condizionate da problemi fisici e credo che anche dopo il mio ritiro svolgeremo un ottimo lavoro». Dougie Lampkin ora è il seguidores di suo figlio, ti ci vedi in un futuro simile? «A mio figlio di due anni piacciono le moto, inizia a girarci, ma se diventerà un pilota sarò troppo vecchio per poterlo seguire!”.

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