In MotoGP, Ducati e Aprilia sono una sicurezza, come Yamaha e Honda (anche se soffrono). La KTM, invece, è un mistero. Ma le altre dove sono?
Se è vero che la qualità di un campionato mondiale è data dalla spettacolarità e dalle battaglie in pista, è vero anche che si misura attraverso il numero dei pretendenti alla vittoria. E per numero parliamo sia di piloti che di marchi presenti. Oggi, la MotoGP vive sicuramente un buon momento per quanto riguarda il primo aspetto (negli ultimi tre anni, il titolo si è assegnato soltanto all’ultimo round) mentre per il secondo, qualche riflessione in più andrebbe fatta. Noi ci abbiamo provato, dedicando a questo argomento la cover-story del numero che avete tra le mani.
Abbiamo fatto una panoramica sulla situazione attuale e su cosa potrebbe succedere nel prossimo futuro. Ma soprattutto su cosa manca a oggi e sui motivi per cui alcune Case non hanno interesse a investire sul campionato considerato la vetrina più importante del Mondo.
L’assenza di brand come Suzuki, Kawasaki e BMW (quest’ultima regina di vendite in Europa insieme alla Honda) è una stortura in un paddock che, come annunciato dal nuovo proprietario Liberty Media, punterà nel prossimo futuro a diventare più attrattivo per un pubblico più vasto e per i giovani. Ed è innegabile che uno dei mezzi per diventare il sogno di ogni potenziale appassionato (e quindi per vendere più moto) sia vincere gare e titoli nel Mondiale per eccellenza. Uno degli obiettivi di chi, tra gli “americani”, si metterà alla guida del carrozzone MotoGP sarà proprio quello di parlare con le Case scettiche e fornire opportunità concrete per un eventuale loro ingresso nel paddock più bello e importante del Mondo. E, di conseguenza, per far diventare la griglia di partenza ancora più stellare e la MotoGP più appetibile. Buona lettura
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