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Kawasaki Z750R: prova novità

Due le livree disponibili: verde e nera. il cupolino spigolosissimo identifica la Z750R, che si differenzia principalmente dal modello "base" per le sospensioni. Il motore non è cambiato, e del resto nemmeno ce n’era bisogno. Novità a livello di freni: tubi rivestiti in acciaio, davanti pompa radiale, nuove pinze e dischi più spessi, dietro una pinza con pistoncini di minor diametro. La Kawasaki Z750 è stata la naked più venduta in Italia nel 2010 e con questa versione R, diventa ancora più sportiva.
 

 
La Prova
Specchio segreto

ALICANTE - Prendete una buona base, aggiungete una forcella modificata, un diverso forcellone con annesso un nuovo ammortizzatore, e freni degni di una sportiva; amalgamate il tutto con qualche ritocchino estetico qua e là ed ecco materializzarsi la nuova Kawasaki Z750R. L’idea è partita dall’analisi delle richieste e del tipo di modifiche che i possessori di Z750 effettuavano sulle loro moto: modifiche fatte a volte in maniera artigianale, altre attingendo dalle aziende che producono accessori after market, ma che in ogni caso facevano decadere la garanzia della Casa. E allora ecco la soluzione: un modello che va ad affiancare la Z750, creato appositamente per accontentare chi la desiderava con un’anima più sportiva.
A livello estetico non si è voluto cambiare lo stile della versione normale, molto apprezzato dal pubblico, dunque sono stati effettuati solo piccoli interventi per accentuare lo spirito sportivo della Z: un cupolino con un disegno leggermente diverso, un nuovo parafango anteriore e nuovi indicatori di direzione, ma le modifiche più importanti sono a livello tecnico con una differente taratura della forcella, un forcellone inedito e con leveraggi modificati, un diverso ammortizzatore e un impianto frenante tutto radiale.

Nonostante un peso in ordine di marcia di 224 kg e una certa larghezza congenita della zona centrale, le manovre da fermo si effettuano con facilità. La posizione di guida è un misto turisticosportivo, busto leggermente inclinato in avanti e gambe non troppo flesse, lo spazio in sella è ampio e permette di avanzare o arretrare a piacimento; solo il disegno del manubrio risulta non proprio congeniale a un utilizzo sportivo, un po’ stretto e con le estremità leggermente rialzate. Non serve molto tempo per riconoscere i tratti caratteristici della Z750, che si ripropongono anche in questa versione R: la si sente amichevole e facile da guidare in ogni situazione, ma con una evidente maggiore tonicità del reparto sospensioni che istiga alla ricerca di una strada tutta curve. In città la Z750 più sportiva si muove con una disinvoltura e una facilità stupefacenti, anche in mezzo al traffico, grazie a una ciclistica bilanciata e alla dolcezza del motore che consente di trotterellare ad un regime appena superiore al minimo. Un unico appunto, in questo frangente, alla taratura rigida di forcella e ammortizzatore che talvolta si traduce in contraccolpi a braccia e fondoschiena. La risposta tonica delle sospensioni invita a una guida aggressiva, quindi vale la pena dirigersi verso strade di montagna per godere appieno la Z750R. Facilissima e divertente, la 750 giapponese si apprezza per la neutralità e la sicurezza trasmessa dalla ciclistica. L’inserimento in curva non è velocissimo, a causa di qualche chilo di troppo, ma la solidità contribuisce alla sensazione di sicurezza; non ci sono reazioni troppo nervose e una volta inserita la moto in traiettoria, la percorrenza della curva è fulminea. L’avantreno solido e rigoroso telegrafa al pilota con esattezza quello che succede sotto al pneumatico anteriore, punta deciso alla corda e tiene con estrema facilità la linea impostata. Ben presto ci si ritrova a volare tra le curve con poco impegno, e a sfruttare la buona luce a terra che permette di piegare senza interferenze mantenendo medie da far impallidire una supersportiva. A CAUSA del disegno del manubrio e della sua ridotta larghezza che non è l’ideale per una guida sportiva su strada, nei cambi di direzione i comandi vanno impartiti con una certa decisione, spingendo sulle pedane e sul serbatoio con le ginocchia, e aiutandosi con spostamenti del busto. Così facendo la moto svolta decisa e salta da una curva all’altra in un battito di ciglia senza scompensi della ciclistica; con l’asfalto in brutte condizioni la taratura sostenuta delle sospensioni può portare a lievi sbacchettamenti dell’avantreno, ma è il segnale che si sta guidando a ritmi da ritiro della patente. Anche nei curvoni ad ampio raggio affrontati ad alta velocità non si riscontrano problemi, e nonostante un assetto votato alla sportività, la moto risulta stabile e ben controllata, scevra da sensazioni di galleggiamento dell’avantreno od ondeggiamenti del posteriore. Tutte le modifiche apportate su questa versione R hanno trasformato la moto, adesso ci si ritrova tra le mani un’arma da battaglia pronta ad affrontare sia “sparate” stradali che le puntate domenicali in pista senza dover impazzire per modificare l’assetto.

ECCELLENTE il lavoro svolto sulle sospensioni: nonostante la taratura rigida la forcella scorre bene e assorbe tutte le asperità del terreno, è morbida quel tanto che basta nella prima parte di escursione e si indurisce progressivamente verso la fine, offrendo una resistenza all’affondamento adeguata anche nelle frenate più violente. L’ammortizzatore non è da meno, sostiene bene il posteriore in qualsiasi situazione e permette al pneumatico di trasferire la potenza a terra senza reazioni imprevedibili. Il motore non è stato modificato rispetto a quello della Z750: colpisce per la linearità di erogazione, già da 3000 giri spinge con regolarità e brio, ma si può scendere tranquillamente fino a 2000 giri senza che accusi incertezze o rifiuti. Il bello però arriva verso i 6000 giri, da lì in avanti la progressione si fa robusta e aggressiva e oltrepassati gli 8000 giri, in un baleno ci si proietta verso la zona rossa fissata a 12.000 giri; volendo ci si può spingere anche oltre, senza spremere nulla di più in fatto di potenza ma con la possibilità di risparmiare una cambiata per raccordare due curve successive. Per quanto riguarda la trasmissione, la frizione sopporta tutto senza fare una piega ed è morbida e progressiva, mentre i rapporti sono troppo lunghi e viene da pensare che due denti di corona in più avrebbero esaltato la sensazione di sportività. Il nuovo impianto frenante è la ciliegina sulla torta. La prima parte di corsa della leva non produce una decelerazione da panico, a scanso di brividi negli interventi di emergenza, poi la potenza arriva, ma in modo progressivo e perfettamente gestibile. Si bloccano le ruote solo se lo si vuol fare per forza, e se non si ha il sistema antibloccaggio ABS. È disponibile come optional e funziona veramente bene: non è mai troppo invasivo e permette di accompagnare il retrotreno nell’inserimento in curva con una leggera sbandata estremamente divertente.


La tecnica
Tutta questione di ciclistica 
 

Eccellente il lavoro svolto sulle sospensioni: nonostante la taratura rigida la forcella scorre bene e assorbe tutte le asperità del terreno, è morbida quel tanto che basta nella prima parte di escursione e si indurisce progressivamente verso la fine, offrendo una resistenza all’affondamento adeguata anche nelle frenate più violente. L’ammortizzatore non è da meno, sostiene bene il posteriore in qualsiasi situazione e permette al pneumatico di trasferire la potenza a terra senza reazioni imprevedibili. Il motore non è stato modificato rispetto a quello della Z750: colpisce per la linearità di erogazione, già da 3000 giri spinge con regolarità e brio, ma si può scendere tranquillamente fino a 2000 giri senza che accusi incertezze o rifiuti. Il bello però arriva verso i 6000 giri, da lì in avanti la progressione si fa robusta e aggressiva e oltrepassati gli 8000 giri, in un baleno ci si proietta verso la zona rossa fissata a 12.000 giri; volendo ci si può spingere anche oltre, senza spremere nulla di più in fatto di potenza ma con la possibilità di risparmiare una cambiata per raccordare due curve successive. Per quanto riguarda la trasmissione, la frizione sopporta tutto senza fare una piega ed è morbida e progressiva, mentre i rapporti sono troppo lunghi e viene da pensare che due denti di corona in più avrebbero esaltato la sensazione di sportività. Il nuovo impianto frenante è la ciliegina sulla torta. La prima parte di corsa della leva non produce una decelerazione da panico, a scanso di brividi negli interventi di emergenza, poi la potenza arriva, ma in modo progressivo e perfettamente gestibile. Si bloccano le ruote solo se lo si vuol fare per forza, e se non si ha il sistema antibloccaggio ABS. È disponibile come optional e funziona veramente bene: non è mai troppo invasivo e permette di accompagnare il retrotreno nell’inserimento in curva con una leggera sbandata estremamente divertente.


Identikit
 
  • Motore
  • Quattro cilindri in linea frontemarcia, quattro tempi, raffreddato a liquido. Cilindrata 748,1 cm3. Alesaggio e corsa 68,4 x 50,9 mm. Rapporto di compressione 11,3:1. Distribuzione DOHC, 4 valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica con quattro corpi farfallati di 32 mm Ø. Lubrificazione forzata a carter umido. Avviamento elettrico.
  • Trasmissione
  • Primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio a comando meccanico. Cambio a sei marce.
  • Ciclistica
  • Telaio monotrave in acciaio. Sospensioni: anteriore forcella a steli rovesciati di 41 mm Ø regolabile nel precarico e nel freno in estensione, corsa ruota 120 mm; posteriore progressiva, forcellone a due bracci in alluminio con un ammortizzatore, corsa ruota 134 mm. Freni: anteriore 2 dischi a margherita di 300 mm Ø, pinze ad attacco radiale a 4 pistoncini; posteriore 1 disco a margherita di 250 mm Ø, pinza a 1 pistoncino. Pneumatici: anteriore 120/70 ZR17” M/C(58 W), posteriore 180/55 ZR17” M/C(73 W).
  • Dimensioni
  • Interasse 1440 mm, lunghezza 2085 mm, larghezza 795 mm, altezza 1070 mm, altezza sella 825 mm, luce a terra 165 mm. Inclinazione cannotto di sterzo 24,5°. Avancorsa 103 mm. Capacità serbatoio carburante 18,5 litri.