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Raponi: "Tornati insieme ci siamo rimboccati le maniche, la fiducia reciproca aiuta nelle difficoltà"

© GPAgency

Sono tanti i segreti dietro alla rinascita ed al successo di Nicolò Bulega. Il primo è ovviamente il talento del romagnolo, emerso sin dai suoi primi anni di carriera, il quale ha trovato l’ambiente perfetto per esprimersi nuovamente all’interno del team Ducati Aruba. Qui Nicolò ha ritrovato Tommaso Raponi come capotecnico, formando un duo che a suon di risultati ha acquisito consapevolezza e motivazione: il titolo in Supersport dello scorso anno ha aperto a Nicolò e Tommaso le porte della Superbike, dove al debutto sono arrivati a giocarsi il titolo sino all’ultimo ballo stagionale di Jerez.
 
Tommaso, se dopo il primo test ti avessero detto che nemmeno un anno più tardi sareste stati in lotta per il titolo, cosa avresti risposto?
 
“Avrei risposto che sarebbe stato difficile, ma che già sentivo di non essere così lontano”.
 
Ti ha sorpreso quindi Nicolò o avevi visto subito un grande potenziale?
 
“Sono stato sin da subito molto fiducioso, e nel corso del tempo Nicolò ha confermato il suo potenziale. Onestamente già nei test svolti nel corso della stagione passata era apparso chiaro come potesse fare bene anche in Superbike”.
 
Quali sono state le tappe fondamentali del percorso di crescita di Nicolò nel corso dell’anno?
 
“Siamo partiti decisamente bene come si è visto, anche se Phillip Island è uno dei suoi tracciati preferiti. In seguito vi è stata una crescita costante gara dopo gara, anche se ovviamente in alcune pista abbiamo faticato più che in altre. Dopo Misano ad esempio abbiamo fatto un test in cui abbiamo trovato delle soluzioni molto importanti per crescere, mentre a Cremona abbiamo faticato più del previsto”.

La vittoria immediata ed il proseguo di stagione

Nicolò in battuta ha spesso detto “la mia sfortuna è stata vincere subito, perché poi tutti si aspettavano il massimo in ogni situazione”. Sei d’accordo?
 
“In parte sì, ma non del tutto. Il primo round è stato particolare: abbiamo vinto Gara 1 ma poi non ci siamo ripetuti. Vincere subito è stata una bellissima sorpresa, mentre in seguito abbiamo fatto il nostro percorso lineare e corretto”.
 
Qualcuno ha criticato Nicolò per essersi accontentato eccessivamente nelle gare in cui Toprak è stato assente. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
 
“In Gara 1 a Magny – Cours vi erano le condizioni che Nicolò apprezza meno, ossia quelle intermedie, mentre la domenica abbiamo decisamente fatto il nostro dovere. A Cremona come dicevo abbiamo svolto un test in precedenza, ed è stato chiaro come Nico non digerisse più di tanto la natura del tracciato, ma non credo che nel complesso si potesse fare molto di più. Petrucci è stato bravo, Nicolò si è difeso nel modo migliore. Non direi che non abbiamo osato anzi, per la piega che aveva preso quel weekend ne siamo usciti bene”.
 
Tu e Nicolò avete lavorato insieme anche durante la sua esperienza in Gresini, uno dei momenti più complicati della sua carriera. Da quei giorni è cambiato più come pilota o come persona? Possiamo parlare di un Bulega completamente nuovo?
 
“L’ho conosciuto in un momento non particolarmente bello della sua vita, e dall’altra parte gli venivano richiesti risultati importanti, che non abbiamo raggiunto. Avevamo iniziato un percorso, e tra l’altro il primo test non era andato male, ma poi non siamo riusciti ad ottenere quanto sperato. A fine 2020 la squadra è stata cambiata, così ci siamo ritrovati a fine 2021, ed abbiamo entrambi capito che serviva rimboccarsi le maniche per uscirne brillantemente. Nel 2023 ha vinto il titolo da campione, non per casualità. Nico è cresciuto come persona, è più determinato e ha aggiustato molte cose della sua vita, che gli permettono di concentrarsi molto di più sulle corse. E’ cresciuto anche tecnicamente, ha molta più dedizione e quando i risultati arrivano cresce anche la motivazione. Tra me e Nico c’è fiducia, il che ci aiuta ad uscire dalle situazioni più complicate, prendendo più facilmente certe decisioni”.

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