Nella scelta di Marc Marquez di lasciare la Honda un anno prima della scadenza del contratto per sposare la Ducati e il Team Gresini, c’è tutta l’essenza dell’uomo e del pilota: il campione spagnolo ha bisogno di andare veloce. Da sempre.
Lo dimostrò nella 125 GP e nella Moto2, agli albori della sua avventura mondiale, quando in tre anni riuscì a conquistare due Mondiali in due classi diverse. Fece altrettanto nel 2013, quando vinse il titolo della MotoGP, alla prima stagione nella top class. Lo stesso dicasi per i sei anni successivi, quando portò a casa altri cinque allori iridati, tutti in sella alla Honda.
Da solo per tornare al vertice
La fretta di vincere lo tradì invece nel 2020 quando, attratto dal desiderio di tornare in pista il prima possibile, fece (con la complicità di dottori, Honda e Dorna) una scelta medica troppo azzardata.
La necessità insita nel suo DNA, ovvero quella di bruciare le tappe e di non perdere tempo, ha fatto compiere a Marc l’ennesima scelta sorprendente della sua carriera: rompere un contratto milionario, da pilota ufficiale di una moto attualmente non competitiva, per salire sulla moto migliore del lotto per provare a tornare il più forte il prima possibile.
C’è chi, anche tra nomi illustri del motociclismo del passato, ha storto la bocca per il modo in cui ha detto addio a una Casa con cui ha vinto tutto. Altri si sono detti scettici verso un’avventura rischiosa. Per la moto che guiderà, per gli avversari (più giovani) che si troverà di fronte. E per l’idea che, in Ducati, probabilmente sarà solo contro tutto e tutti.
Ma non è forse proprio quest’ultimo aspetto che alimenta da sempre la forza di Marc? Soltanto a fine 2024 sapremo se avrà fatto la scelta giusta. Per ora, dobbiamo soltanto ringraziarlo perché la sua voglia di andare di corsa farà aumentare di nuovo l’interesse del mondo per la MotoGP.