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MotoGP, Bagnaia e la solitudine dei numeri uno

Saltare dal terzo gradino del podio al secondo, grazie a traversie altrui, guadagnando quattro punti in più dei teorici 16 conquistati. I 20 punti presi da Pecco Bagnaia nella domenica del Qatar contano più di quanto l’aritmetica possa spiegare: grazie alla sanzione inflitta a Maverick Viñales e alla sua KTM, il torinese ha concluso nella piazza d’onore, sì dietro a Marc Marquez, però rinfrancato da un episodio favorevole. Quando le cose non vanno pienamente come si desidera, anche i singoli frangenti possono determinare l’indirizzo dell’equilibrio psicologico, sempre labile in un corridore, ancor di più quando nel medesimo box trova un bruttissimo cliente da affrontare. E l’otto volte iridato è il peggiore, forse di sempre: ecco perché Bagnaia deve tirar fuori il miglior Pecco della carriera. Come può riuscirci, al cospetto di un catalano scatenato e (quasi) dominatore di tutti i turni completati, nonché vincitore di sette corse su otto disputate?

Bagnaia e l'indigestione delle Practice

Siamo sprovvisti della soluzione definitiva (e non soltanto noi…) ma proviamo a elencare una serie di problemi che stanno limitando il rendimento del ventottenne di Chivasso: Practice, qualifica e Sprint, parlando di sessioni cronometrate, il serbatoio della Sprint che non ha lo stesso “impatto” sulla moto di quello del GP. E magari anche un’inconscia sudditanza nei confronti di Marc?

Anche quest’anno, Pecco mal digerisce il turno Practice del venerdì, in cui i primi 10 classificati della lista dei tempi si aggiudicano l’ingresso diretto alla Q2, ovvero la certezza che, mal che vada, si scatterà nelle prime quattro file della griglia. Ma anche la Q2 può costituire un problema, come a Lusail, dove Bagnaia è andato (relativamente) piano nel primo tentativo mentre nel secondo è finito a terra dopo un T1 da prima fila. E così è dovuto scattare due volte dalla quarta fila. Nella Sprint non è riuscito a risalire la corrente, in gara sì, con una rimonta dall’undicesimo posto in griglia al secondo finale costruita tornata dopo tornata e sorpasso su sorpasso. Del resto quando la distanza è lunga, Pecco c’è, rarissimamente si fa trovare assente. Invece nella breve contesa, tribola come i pazzi.

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