Home

Motomondiale

SBK

Off Road

Pista

Mondo Racing

The Test

Foto

Motosprint

LIVE

Dovizioso: "La MotoGP è cambiata, Ducati lo ha capito nel 2014"

Andrea Dovizioso è per certi versi l’uomo del momento. L’unica settimana interlocutoria prima di iniziare l’avvicinamento al GP di Aragon infatti è stata scossa dalla notizia del suo ritorno in sella ad una MotoGP, andato in scena martedì e ieri nei panni di tester per Yamaha e, proprio mentre il forlivese completava la sua seconda giornata con la M1, il podcast di Andrea Migno – Mig Babol – pubblicava una lunga intervista ad Andrea, a dir poco ricca di contenuti e spunti interessanti.
 
Tra flashback e pensieri Andrea ha parlato di tutto, a cominciare dalla sua ultima esperienza da pilota insieme a Yamaha.
 
“Dal punto di vista dei risultati forse sarebbe stato meglio fermarsi a fine 2020. Tra l’altro quella stagione è stata davvero pesante: il cambio di carcassa nelle gomme mi aveva tolto tutti i miei punti di forza ed in fine settimana, causa covid, erano davvero complicati e noiosi. In seguito però è arrivata l’offerta di Yamaha, la quale da fuori era difficile da comprendere in termini di potenziale, anche perché vi è sempre un pilota in grado di mascherare in tutto o in parte i problemi di una moto, vedi in questo caso Quartararo. L’anno con Yamaha è stato davvero brutto, mi sentivo in gabbia e non avevo la possibilità di lavorare: tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 ho sperato in un miglioramento, ma così non è stato. La Yamaha non aveva ancora capito di dover cambiare diverse cose, mentre ora sì, infatti si stanno rivoluzionando”.
 
Poco prima di quell’ultima avventura Andrea aveva chiuso il suo lungo capitolo con Ducati, contraddistinto da una lunga rincorsa e da momenti indimenticabili.
 
“Sono arrivato in Ducati per un insieme di fattori, il primo dei quali la volontà di Valentino di tornare in Yamaha dopo l’esperienza in Ducati. Con quest’ultima siamo partiti incassando 45 secondi dal vincitore, è stato un percorso tosto e formativo allo stesso tempo. In quegli anni non avere un piano B mi ha aiutato a non mollare: con l’arrivo di Dall’Igna le cose sono cambiate, pur prendendo ancora grandi distacchi, ma con la moto nuova abbiamo iniziato davvero a recuperare terreno. Nel 2020 si era rotta la relazione: negli anni precedenti ho mandato giù almeno due bocconi amari in nome del risultato su cui ero focalizzato, ma in quell’anno non sono stato più disposto a farlo”.

Dovizioso ed i suoi rivali

Durante gli anni in Ducati l’avversario per eccellenza è stato Marc Marquez, unico vero ostacolo in grado di frapporsi tra Dovi ed il titolo MotoGP in più di una stagione. 
 
Le battaglie con Marc sono state pesanti, e lui ha spesso ha ovviato a carenze della moto. In Austria ad esempio lui non era in condizione di arrivare a giocarsi la gara con me eppure c’era, anche se poi sono riuscito ad avere la meglio. Molto spesso però lui metteva una pezza a tante situazioni, vincendo. Il rammarico più grande è il 2018: potevamo metterlo in crisi ma per varie dinamiche ci siamo allontanati da lui presto, ed in seguito ha dovuto solo gestire”.
 
Non solo Marquez però, dato che la lista di rivali talentuosi affrontati da Dovizioso è sconfinata, con nomi del calibro di Casey Stoner, Dani Pedrosa, Jorge Lorenzo e Marco Simoncelli.
 
“Lorenzo e Simoncelli sono i piloti con cui ho condiviso più anni del mio percorso. Jorge era forte, non c’è altro da dire: la sua precisione era qualcosa di incredibile. Pedrosa era un altro che nelle giuste condizioni era imbattibile, ed è stato limitato solo dagli alti e bassi e dalla sua fragilità fisica. Stoner era un talento puro, e guardare la sua telemetria da compagno di squadra equivaleva solo a prendere delle batoste, dato che lui faceva cose talmente estreme che poteva farle solo lui. Marco? Spesso ho vissuto solo il lato negativo da avversario, già ai tempi delle minimoto, ma anno dopo anno ho iniziato a rispettarlo. Dopo quello che è successo con Paolo (il padre ndr) si è instaurato un rapporto di rispetto. Non pensavo di vivere così male quello che è successo a Marco, che per me è sempre stato l’avversario “antipatico””.
 
Il tutto in una MotoGP che stava gradualmente cambiando, con i risultati che vediamo oggi.
 
“La MotoGP è cambiata negli ultimi 10 anni. Le giapponesi fino all’anno scorso, o magari Honda ancora adesso, lavoravano come tanti anni fa. In Ducati invece dal 2014 hanno capito che serviva una struttura diversa sia in pista che a casa: molti ingegneri in più che analizzano più cose e diverse da prima. Ora si hanno molti più dati di prima e molti più parametri, che se letti bene ti fanno rendere tanto nel corso del weekend. Nei turni ora si possono fare grandi passi in avanti, specie se come Ducati hai tante moto e tanti piloti veloci, i quali alzano il livello. Il mix di questi elementi ha creato l’attuale strapotere Ducati. I giapponesi hanno dormito? Totalmente”.

MotoGP: Rossi e Dovizioso di nuovo insieme in pista, nel segno di Yamaha