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Tiziano Rosati: il road racer “tuttofare” che sogna il GP di Macau | Esclusiva

Mai come quest'anno si è parlato di corse su strada e, in particolare, di IRRC. Al di là di Luca Salvadori e della scomparsa che ha segnato fortemente gli appassionati, l'International Road Racing Championship ha avuto numerosi motivi d'interesse per gli amanti delle road races. Uno di questi è stato certamente il debutto nella classe Superbike di Tiziano Rosati in sella ad una Yamaha R1 GYTR, con cui ha superato anche le proprie aspettative.

Ciò che rende particolare l'esperienza di Tiziano è però il “team” che ha alle proprie spalle, ovvero... sé stesso. Gli abbiamo quindi chiesto quanto sia difficile (ed appagante) gestire ogni aspetto delle proprie gare, ma anche la sua opinione sul campionato e sulle gare stradali in generale, senza dimenticare le ambizioni future tra cui spicca il Gran Premio Motociclistico di Macau al Guia Circuit. Ecco cosa ci ha detto in esclusiva.

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“Mi sono trovato bene in SBK. Fare tutto da solo è impegnativo, ma ne vale la pena”


Tiziano, quest'anno hai corso nell'IRRC Superbike a tempo pieno. Ci fai un bilancio della tua stagione?

Nel suo complesso, direi che il bilancio possa essere positivo essendo stato il mio anno di debutto in SBK, visto che non ho centrato la Top 10 in campionato per un soffio. Ci sono stati certamente episodi sfortunati, come la pioggia arrivata all'ultimo momento in Gara 2 a Frohburg, che mi ha dato il tempo di cambiare soltanto la gomma davanti e ho quindi corso con la posteriore slick perdendo molto terreno, ma sono comunque soddisfatto dei risultati ottenuti”.

Nel 2023 hai corso in Supersport: com'è stato il passaggio di categoria?

Il passaggio dalla 600 alla 1000 è stato meno difficile del previsto, sono riuscito ad avere immediatamente la moto nelle mie mani, come dimostra il fatto che il mio miglior risultato stagionale sia arrivato nel primo round a Hengelo (7° in Gara 2, ndr). Devo ammettere che la Yamaha R1 GYTR si è rivelata una gran moto sotto questo punto di vista, soprattutto per uno come me senza un team alle spalle”.

In effetti, non hai fatto soltanto il pilota...

Sostanzialmente quest'anno ho fatto tutto da solo, dall'organizzazione della trasferta alla guida del furgone, passando per il setup della moto e così via, con solo la mia ragazza a darmi una mano. Chiaramente si tratta di qualcosa di davvero impegnativo, ma ne è valsa la pena e sarei pronto a rifarlo, anche se un po' di supporto in più renderebbe forse tutto un po' più semplice”.

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“Il mio obiettivo più grande? Macau”


Conosci già i tuoi piani per il futuro? Correrai nuovamente l'IRRC?

Al momento, l'idea è quella di rifare l'IRRC anche nel 2025 visto che si tratta di un bel campionato organizzato alla grande e dall'ambiente ricco di passione. Se il budget lo permetterà, vorrei però provare a correre anche la North West 200 per avvicinarmi al mio grande obiettivo, ovvero il Gran Premio Motociclistico di Macau, che secondo me è la quintessenza delle gare stradali visto che si corre in massa tra grattacieli e guard rail”.

L'IRRC ha gare davvero particolari in calendario, tra le quali spicca certamente Imatra. Da pilota, qual è la migliore secondo te?

Sicuramente correre a Imatra ha il suo fascino visto che si tratta di un tracciato su cui ha gareggiato anche il Motomondiale in passato e l'ambiente è davvero bello, ma come circuito in sé credo che il migliore per i miei gusti sia Horice, che è quello più stradale di tutti visto che si passa ad alta velocità tra case e marciapiedi”.

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“Salvadori? Capisco cosa provava correndo, ne vale pena”


Purtroppo il paddock dell'IRRC ha dovuto fare i conti con la scomparsa di Luca Salvadori. Quanto è stato complicato tornare a correre?

Quello di Frohburg è stato certamente il weekend più difficile in assoluto, perché ciò che è successo a Luca ha scosso l'intero paddock, ma in particolare me e Luca Gottardi essendo gli unici italiani in gara. Quando abbiamo fatto il briefing straordinario la domenica mattina e ci è stata comunicata la sua scomparsa, gli organizzatori hanno deciso di proseguire con il programma e ci hanno dato la possibilità di scegliere se correre o no. Chiaramente abbiamo gareggiato anche e soprattutto in suo onore”.

Quando accadono episodi del genere, in molti puntano il dito contro le corse su strada...

Capisco che le corse su strada possano sembrare anacronistiche per chi non le comprende o non le segue, ma non è così e, da road racer, capisco il motivo per cui Luca abbia voluto provare questa esperienza. Forse non è entrato al cento per cento nell'ottica di doversi tenere più margine rispetto a quanto non si faccia in pista, ma le sensazioni che descriveva nei video le ho provate anche io sulla mia pelle ed è qualcosa di inspiegabile a parole”.

Per chiudere, a questo punto la domanda è d'obbligo: ne vale la pena?

Assolutamente sì. Per fare un esempio di quest'anno, quando ci si ritrova a 300 km/h sotto la pioggia nel rettilineo di Chimay, si prova qualcosa che non è confrontabile con nulla ed è proprio questo che spinge a continuare, perché ci si sente più vivi che mai. Luca in questo periodo ha fatto tanto per far conoscere questo mondo a chi non ne sapeva nulla e, nel mio piccolo, spero di poter fare lo stesso continuando a gareggiare in questi eventi, che per chi li disputa sono i più belli del mondo. E no, non c'è bisogno di essere matti per fare delle gare del genere”.

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